Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

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“Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi.”
Così Dino Buzzati descriveva il disastro del Vajont che, per la negligenza di qualcuno, si prese la vita di molti, distruggendo un paese intero. Con Poesia. Perché si può trovare poesia anche nelle tragedie.
E, anche nella tragedia dello scontro tra treni avvenuto al kilometro 51, tra Andria e Corato, ironia della sorte, ve n’è in abbondanza.
C’è poesia nel corpo di nonna abbracciato al nipotino, che gli ha salvato la vita; c’è poesia in quelle donna incinta, che aiuta i soccorsi del padre; o in quell’anziana che è la prima a soccorrere il marito, incastrato tra le lamiere del treno distrutto.
C’è speranza nella forza di queste donne che hanno avuto il coraggio di fare la cosa giusta al momento giusto. Un coraggio che lascia interdetti e senza parole, perché la prima domanda che forse ci viene è “Cosa avrei fatto io, al suo posto?”. Perché a parola siamo bravi tutti, ma quando poi le situazioni si verificano, non sempre il sangue freddo ci è sufficiente a suggerirci esattamente la cosa più giusta da fare. In altre casi, invece, non siamo proprio fisicamente in grado di intervenire: come molti feriti, vigili e svegli, lucidi e attivi, ma non in grado di liberarsi né di aiutare, se non tramite la voce, magari.

L’augurio è che, come tante altre volte, i “capri espiatori” non diventino unicamente i macchinisti o i capistazione, tristi “ultimi anelli della catena”, che spesso si ritrovano a fare il possibile, quando non l’impossibile per far funzionare una macchina con troppe falle al proprio interno, per cui il tentativo di “scrivere diritto su righe storte” (cioè, far andare tutto per il meglio, nonostante condizioni avverse), prerogativa divina rimane poco fattibile come condizione abituale in cui lavorare con l’aspettativa che non succedano incidenti.
Ma qual è davvero la situazione della sicurezza, in Italia ed in Europa? È il binario unico il problema, come molti hanno paventato, sin dalle prime informazioni, oppure è piuttosto quello di mettere in atto strategie di sicurezze più opportune di fronte al dato di fatto della presenza di un binario unico?
Un dato, da solo, forse basta ad inquadrare la situazione. Senza andare fuori dall’Italia, più del 60% della linea ferroviaria italiana è a binario unico, per lo più nelle tratte che RFI ha dato in concessione ad altri. Per inciso, l’unica regione con un 100% di tratta a binario unico non è al Sud , ma è la Valle d’Aosta, per motivi, che, per altro, non è così difficile intuire; e, che io sappia, non risultano incidenti in Valle d’Aosta.
Non solo, anche in Europa il 52% delle ferrovie viaggia a binario unico: da solo, questo dato non indica scarsa sicurezza, se coadiuvato da impianti di sicurezza adeguati.
Infatti, nella maggior parte delle tratte a binario unico c’è il Sistema di controllo marcia treno, che prevede l’arresto automatico del treno in caso di anomalie. E, in assenza di ciò, è obbligatorio che vi sia almeno il sistema di supporto alla condotta (tramite trasponder, sono trasmesse informazioni riguardanti il rispetto dei segnali e la distanza rispetto al successivo punto di rilevamento).
Niente di tutto questo c’era, su quella tratta: l’unico sistema di controllo sui convogli era dato dal famoso, anzi, ormai famigerato, fonogramma.
A patto che ci siano condizioni di sicurezza adeguate. Ecco che tocchiamo il punto cruciale: quali erano i sistemi di sicurezza adottati in quel tratto e quali quelli adottabili? Mi sembra una domanda ancora più urgente a cui rispondere, prima dell’interrogativo sul perché lavori di ampliamento, pur previsti, non fossero ancora cominciati.
Non basta più constatare errori umani (noi sbagliamo proprio perché siamo umani!), urge approfondire affinché, almeno, tutto lo strazio di giovani e meno giovani vite spezzate, non sia del tutto vano, ma rappresenti un monito a chi è rimasto.


PER APPROFONDIRE
Report + Marco Paolini (datato 2003)
Lettera43
Wikipedia – Sistema Controllo Marcia Treno
Wikipedia – Sistema di Supporto alla Condotta
Catania, mobilità


 

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