Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

carneChissà se qualcuno s’è accorto: nel caso, complimenti davvero. Perchè tra frittelle allo zabaione, crostoli polverosi di zucchero e carri mascherati addobbati di nani-ballerine-mignotte da una settimana è iniziata pure la Quaresima. Tra il rosa della festa della donna e il bianco-rosso-verde della Festa Nazionale ci sarebbe potuto anche stare un pugno di viola a ricordare che iniziava pure questo tempo forte della liturgia. Pensate un po’: fosse iniziato il Ramadan ci saremmo stancati di leggere approfondimenti, editoriali e servizi che ben illustrano – a casa nostra – quest’aspetto così fondamentale del popolo musulmano. Fino a dover imparare a memoria il menù e il listino della spesa da osservare in quei fatidici giorni del popolo di Allah. Fossimo stati all’inizio del Ramadan, probabilmente anche qualche vescovo e cardinale – magari rilanciato da qualche finestra d’informazione – avrebbe speso volentieri parole calde e appassionate per questa forma di digiuno e di ascesi. Peccato, però, che poi taccia sul suo corrispondente cristiano, ovvero il tempo millenario della Quaresima. Maddai, che sciocco: che un alto prelato parli di queste cose è ormai fuori moda, non crea attenzione, sembra d’essere davvero ai tempi di Adamo ed Eva. E del pugno di cenere messo sul capo. Meglio poggiare un piede al di là, visto che il carro del vincitore sembra essere oggi quello di Allah.
Così, in perfetto clima di sordina, è iniziata la Quaresima, ma già s’è cominciato il conto alla rovescia per quando finirà. Non che ce ne importi più di tanto del triduo Pasquale e della Tomba Vuota, ma si sa che quel colore viola voglia o non voglia mette una certa tristezza che il nostro eterno Carnevale consiglia prudentemente di evitare. Chissà se qualcuno nei venerdì di Quaresima – qualcuno di quei grandi paladini dell’ecumenismo sbandierato ai quattro angoli – alzerà la voce se nei piatti delle mense a scuola ci saranno affettati o bocconcini di pollo. Temiamo proprio di no, per ripettare la laicità del menù. Però se ad un bimbo mussulmano in tempo di Ramadan gli si fanno trovare i fusilli con macinato di porco si griderà subito allo scandalo e alla mancanza di rispetto per le identità. Perfetta coerenza di pensiero.
Che il cristianesimo da tempo vivesse in una situazione di smarrimento totale – fino al punto che eminenti prelati invitano caldamente a “contestualizzare” le bestemmie – era cosa così nota che non abbisognava dell’ennesima dimostrazione. Però stavolta siamo andati un po’ oltre: perchè abbiamo deciso che pure i grandi tempi che scandiscono la narrazione della fede cristiana devono essere “contestualizzati” rispettando l’epoca in cui si vive: fino a tacerne l’avvento. Inutile poi parlare di nuova evangelizzazione, di memorie da salvaguardare e di differenze da integrare tra di loro: il cristiano di oggi non scomparirà per le persecuzioni nemiche ma per il semplice fatto che ha smarrito la sua memoria concedendosi a muse di passaggio. E andare in battaglia svestiti della propria storia e memoria è come diventare foglie che il vento disperde. E che una bufera improvvisa si diverte a strapazzare vedendole slegate dai loro rami e dimentiche delle loro radici.
Ci rimane una proposta da fare in tempo di multiculturalismo religioso. Siccome da più parti si chiede che nelle moschee si tengano le riunioni in italiano, firmiamo pure una petizione perchè nelle chiese (e nei rispettivi oratori che di esse sono il prolungamento pastorale) si parli di Cristo e della Quaresima con l’alfabeto cristiano. Perchè se nel calcio le sconfitte più fastidiose sono quelle delle partite giocate “in casa”, nella fede l’amarezza più grande è vedersi cancellare una storia e non potersi lamentare per il semplice fatto d’essere stati nel medesimo istante banditori, venditori e derubati.

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