Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

donDiNoto
Ogni volta che lo sento parlare – lui, che per me è «tromba di Dio» tanto quanto lo era quel cane-pastore di don Primo Mazzolari – sono sempre dibattuto se, dopo oltre vent’anni di battaglie quasi ignorate dai più, tributargli il Premio Nobel dell’indifferenza o il Premio Nobel della coerenza. L’indifferenza è quella che gli riserva il mondo, anche intra-ecclesiale; la coerenza è la forza d’urto di un prete (ch’è prima un uomo, non è scontato), don Fortunato Di Noto, che finora non è mai venuta a mancare. «Io continuo a ripiantare gli alberi di ulivo che sono stati sradicati» dice, con un tocco di poesia, quell’uomo che dietro un fisico possente custodisce un cuore di bambino. Mi pare di capire che la sua sfiga siano proprio i numeri che si ostina ad analizzare: ogni anno li scrive a caratteri cubitali nelle relazioni della sua Associazione Meter, li (di)spiega, li srotola, li fa strepitare. Li usa come fossero sberle da dare in faccia ad un mondo che pare inebetito di fronte agli schizzi del male. Lui, però, è uno di quelli per i quali i numeri hanno vita, tanta vita, non sono solamente dei simboli scarabocchiati sulla carta: sono storie di bimbi abusati, violentati, schiavizzati. Resi carne da macello nelle beccherie della (pedo)pornografia, del sesso perverso elevato a crimine contro l’infanzia, ch’è il presente e non il futuro dell’umanità. Ma tutto, pesantemente, tace. Misteriosamente tace.
Lui. invece, no: di tacere non ne vuole sapere. Senza studi particolari, ha capito da subito il succo e la portata del dramma: «Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa» scriveva G. Easterbrook. Nei numeri, dunque, c’è tutto il suo atto di denuncia. Una denuncia che nasce sotto terra, nei bassifondi del crimine, in quell’inferno di merda che sono gli stupri, le violenze, dove le anime dei bambini di pochi giorni sono esposte al pubblico ludibrio delle porcate del mondo adulto. Ecco spiegato perchè quest’uomo sia stato dotato da madre natura di una stazza possente: il suo corpo, negli anni, è diventato lo scudo di protezione per chi, in questa schifosissima guerra asimmetrica, non ha santi quaggiù in terra, nell’attesa di conoscere quelli in cielo. Se avete fegato, i numeri li trovate tutti, non li riporto: pur avvezzo alle malefatte che raccolgo nel confessionale della nostra galera, mi viene da vomitare, subito dopo avere intuito che dietro il numero “uno” c’è già una bestemmia pronunciata contro Dio. Figurarsi quando quel numero viene moltiplicato per decine, migliaia, milioni, miliardi di bestemmie contro Dio perpetrate nei bambini. Sono decenni che a don Di Noto viene riservato il trattamento dello scimunito del villaggio: “Vuole mangiare sui drammi della gente, eppoi sono tutti pedofili i preti” ribatte, ignorante, qualcuno per avere materiale di complicità per chiacchierare seduto al “Bar di donna Prassede”. Basterebbe conoscerlo per capire che quest’uomo, per davvero in questo caso, sono anni che viaggia senza olio e controvento: lui, il pane, non ama mangiarlo, gli viene più facile impastarlo, farlo cuocere e poi darlo a coloro che hanno fame. Fame e sete di giustizia e verità. “Sono le cifre a governare il mondo, ragazzo mio!” mi risponderà qualcuno, tentando invano di strapparmi via il debito spirituale che mi lega a questo prete. Può darsi: Nel caso fosse vero – come annotava quel gran genio di Goethe – le cifre diranno se il nostro mondo è governato bene o male.
E se, cifre alla mano, fosse governato da bestie, come la mettiamo?
Io, la sera, prego per quest’uomo nato e cresciuto nella Sicilia orientale, in quell’angolo d’Italia abituato al sibilo dei venti, alle buriane del mare, al profumo dei fichi d’india, al malaffare ch’è il virus più camaleontico che esista. Prego e mi stupisco di come, ogni volta che risale dall’inferno liquido del male, riesca a prendere sonno quest’anima di uomo: mi convinco che solo Dio riesca a ricompensare del sonno coloro che vegliano sul destino dell’innocente. Resta il fatto che, come nelle migliori trame dei santi e dei profeti, occorrerà che muoia perchè il mondo fiuti la grandezza di un uomo che poteva trastullarsi in santa pace nelle spiagge soleggiate della sua amata Sicilia e, invece, ogni mattina riparte per gridare al mondo che tutto questo accade, fa schifo, occorre essere in tanti per bonificare il cuore dell’uomo, ch’è la terra più paludosa e più ricca di potenzialità a disposizione. Io, i suoi numeri, li leggo spesso, anche se mi fanno tremare: siccome, in materia, ha numeri da fuoriclasse, è anche capace di dirmi che ogni numero è zero di fronte all’infinito di Dio. Lo dice dopo ch’è andato a sporcarsi di fango. In caso contrario sarebbe uno dei tanti ciarlatani, anche se vestito da prete. Ma non lo è affatto, e Dio lo sa bene.

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