Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

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998, 999 e 1000. 1000 i pezzi del puzzle che oggi ho appena ultimato e che mi ha accompagnata dall’inizio del lockdown: “La notte stellata” di Van Gogh. L’ho scelto perché mi sembrava rappresentasse a pieno quanto stavamo vivendo.
Questa mattina ho visto la campagna dalla mia finestra molto a lungo, e prima dell’alba non c’era nulla se non la Stella del mattino, che era molto grande”. Van Gogh scrive questo in una delle tante lettere indirizzate al fratello Theo. Dipinge il quadro durante il suo lockdown in un manicomio in cui gli permettono di esprimere il suo mondo interiore da una stanza al piano terra. Questa tela mi aveva molto colpita per i suoi tanti significati, così vicini al nostro presente. Anche la scuola ha vissuto la sua pandemia, la sua notte, in alcuni giorni senza stelle.
Complice la stanchezza, la distanza e i monitor asettici, negli ultimi giorni, ho fatto molta fatica a trovare entusiasmo ed energia per provare a condividere qualche conoscenza ai miei alunni. Li guardavo dietro alle loro webcam e vedevo, a volte, il vuoto, la confusione, la lontananza. Ho ripensato ancora a Van Gogh e a quella tela. “Poi ancora una volta mi sono lasciato andare all’astrazione per raggiungere le stelle che sono troppo grandi, ma è stato un altro fallimento, e devono prenderne atto”. Usa proprio la parola “fallimento” il pittore olandese per riferirsi a quel suo quadro, così pieno di inquietudine, di umana dinamicità, di forza, di Eterno e di emozioni. Un progetto non riuscito. Esattamente come stavo percependo questa conclusione di un anno scolastico così particolare. Aver donato molto ma senza un apparente ritorno o interesse da parte dei destinatari.
Finché componevo, pezzo dopo pezzo, il mio puzzle, ripensavo ai miei alunni e mi chiedevo se la scuola, fatta in questo modo, fosse riuscita a instillare in loro la giusta curiosità per la vita, se avesse acceso luci, anche piccole. Lucciole silenziose che, proprio come in queste sere, sappiano ancora farci commuovere per lo stupore di ritrovarle lungo i fossi bui della campagna. Piccole lanterne, per indicarci la strada anche se totalmente buia e apparentemente senza un orizzonte preciso. Flebili luci proprio come quelle delle webcam dei nostri pc da cui ogni giorno osserviamo la realtà.
Poche ore dopo aver messo l’ultimo tassello dei 1000, mi è arrivato un messaggio dalla prof di lettere, che mi condivideva che, nell’ultimo tema degli alunni di terza, alcuni di loro avevano saputo tirar fuori nuovamente la bellezza e la profondità di cui sono capaci. Si è riaccesa la speranza nella mia notte stellata così inquieta. Proprio come Van Gogh, guardo quegli astri, questa fatica e anche questa DaD, diventare puntini su una mappa che segna il viaggio che collega il cielo con la terra. Nel cuore, ancora una volta, so che “attraverso le grate di ferro della finestra, riesco a vedere un campo di grano sul quale, nel mattino, riesco a vedere il sole che sorge in tutto il suo splendore” (Van Gogh) e posso, con questa rinnovata speranza, augurare ai nostri alunni: buon viaggio. Nonostante le molte notti, ci saranno sempre tante Stelle del mattino che continueranno ad annunciare l’arrivo dell’alba e di nuove luci nella vita.

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