Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Vendemmiano i vendemmiatori. E brindano i bevitori. Ma tra il brindisi e la vendemmia abita tutto il resto. E tutto il resto è "giorno dopo giorno, silenziosamente costruire" (N. Fabi): la potatura e la cura della vigna, il terreno da assestare e gli acini da proteggere, tralci da sfoltire e tralci da bruciare, tempeste da distanziare e nuvole cui raccomandarsi. Sole, pioggia, silenzio. E attesa: quella che fa del contadino un conoscitore silente dei battiti della natura.
Del tempo. Dello spazio.
Tra le vie di paese s’annusa un miscuglio di profumi all’appropinquarsi dell’autunno: il profumo del fieno nei fienili, l’odore del cedro, la dolcezza del tiglio, l’aroma del minestrone – incrocio misterioso di antiche ricette tramandatesi di generazione in generazione -, la fragranza della polenta, l’appetito della selvaggina appena cacciata, l’aroma agreste della terra ormai prossima al riposo. L’odore dell’aria, il balsamo dell’acqua, l’effluvio del cielo. Il sapore del pane, del vino custodito nelle botti, del grano fattosi farina. Sull’uscio di casa storie di massaie, di maggesi, di operai. Cagnara di bambini, occhiate di matrone, pugni e sguardi di vecchi guerrieri. Il chiasso del trattore che rincasa, della campana che annuncia la messa, del secchio che s’infrange nell’acqua del pozzo. Corse di bambini, traiettorie di pulcini, chicchirichì di galli mattinieri. Lo sparo improvviso dei cacciatori, l’Alleluia dell’anziano curato, la tosse del nonno convalescente. Sul sentiero di guerra colori di foglie autunnali, passi di passeri leggeri, laboriosità di formiche indaffarate.

Uva

Mestieri di fatica abitano nel paese: pastori, camminatori, viandanti. Carpentieri, boscaioli, minatori. Mani che raccontano prodigi creativi, tenerezza di raccolti, unghie ispessite dall’improvviso del vento. Pure il Vangelo odora di pane, di casa, di terra. Oltreché di sogni, di carezze, di stupori.
Sull’arrugginito carro rientra il vendemmiatore. Ceste traboccanti d’acini, sentore di copiosa vendemmia, cappello leggermente inclinato. E una mal celata tristezza intagliata nel volto mentre varca l’uscio di casa. All’interno urla, schiamazzi, nervosismo. Storie di droga e ladrocini, di giovinezze piegate, d’increspature del cuore. Che un cesto d’uva non riesce a consolare.
D’altronde per certe vendemmie mala tempora currunt.
E il vino ne fa le spese: da evangelica allegoria d’allegrezza a galera in cui seppellire lo sfiancamento del vivere.

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