Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Il fatto evidente è che in certe stagioni appare più chiaro che in altre come la batteria del telefono duri più delle promesse. A (cercare) di prestare ascolto a qualche stralcio di comizio, a qualche sillaba di intervista, in queste settimane i discorsi politici somigliano tanto ai preventivi che si chiedono (e si ottengono) prima di iniziare un lavoro. Quando te li consegnano, la prima cosa che l’occhio cerca è la cifra finale, quella che il titolare cerca di tenere nascosto il più a lungo, mostrandotela solo alla fine dopo aver analizzato a dismisura i passaggi precedenti. La cifra finale, poi, potrà anche essere interessante, ma il problema è sempre lo stesso: “Iva compresa oppure no?” domandiamo. E la risposta pare sempre la medesima: “Più IVA, ovviamente”. Il che, a conti fatti, rende anche la cifra fastidiosa più che interessante. “L’IVA, però, non dipende da noi, è lo Stato che la chiede” si giustifica l’impresario o chi per lui. Poco cambia chi te la chieda perchè la si deve, comunque. calcolare. Tanto che a volte, per causa sua, si perde un lavoro, si tentano scorciatoie poco corrette. Ci si accontenta di meno.

Le promesse politiche di questi giorni sono tutte “senza IVA”: vengon tutte presentate senza calcolare la realtà dei fatti. Fosse vero il contrario, siccome da secoli le ripresentano, sarebbero ormai una realtà: tipo il ponte sullo stretto, una tassazione meno pressante, una pensione e un’età pensionabile dignitosa e via dicendo. Invece, ad ogni giro di giostra, ritornano in auge dimostrando una certa sfrontatezza nel raccontarle sapendo che poi, alla prova dei fatti, non reggono il peso. Sono promesse che si rompono con il primo giorno a disposizione: come i bicchieri, i piatti, le unghie. I cuori. Con il fastidio che alcune di queste promesse vengono fatte senza che nessuno le abbia mai chieste, solo per l’astuzia di non mostrarsi inferiori ad altri che promettono tutto, di tutto. La prova dei fatti arriva sempre il giorno dopo le elezioni: chi non è riuscito a vincere, sembra scordarsi all’istante tutte le belle cose che aveva promesso, dicendo che per lui/lei erano ragione di vita o di morte. Accantonate per ripicca, per mancata vittoria.

Ascolto qualche scampolo di questi discorsi e penso che, da ambo le parti, le promesse di settembre sono le tasse di ottobre. Perchè, alla fine, la politica è uguale dappertutto, dal Parlamento al conclave, passando per l’elezione del rappresentante d’istituto, del consiglio pastorale: «Promettono di costruire ponti anche quando non ci sono fiumi» (N. Khrushchev). Un invito all’astensionismo?

Tutt’altro: semplicemente si tratta di aggiungere “Più IVA” ad ogni promessa.

(da “Specchio” de La Stampa, 11 settembre 2022)

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