A fidarsi di un sondaggio apparso su un quotidiano zonale,
il motu proprio Summorum Pontificum di
Benedetto XVI – che riabilita la vecchia
messa che per 400 anni ha custodito i segreti di milioni di cristiani – sembra aver
ri-avvicinato alla liturgia i giovani. Che mistero il latino! Chissà volte che –
magari dubbiosi sul significato di un termine (ogni traduttore è un po’
traditore) – siamo tornati all’originale latino per assaporarne la profondità
nel suo etimo più recondito. Anche se in alcune circostanze liturgiche –
ammettiamolo – s’era tramutato in una sorta di rumore di fondo, in un segno di
cui ai più sfuggiva il significato.
Un motu proprio che farà brindare a coloro
che hanno visto nel successore di Wojtyla il garante di una tradizione che sembrava
persa. Gioiranno coloro che nel papa polacco hanno visto la
spettacolarizzazione della fede, la tradizione messa al bando, le folle
oceaniche che appaiono e scompaiono, il "tuttolecito" liturgico.
Tornare alla sorgente della fede è sempre garanzia di
autenticità, perché ritrovare le radici significa portare alla luce il vigore,
l’identità, la bellezza del rito e l’evidenza del Mistero in un tempo in cui
gli uomini lo vanno cercando da assetati. Ma sembra parziale affermare che
assisteremo al ritrovamento della grande tradizione liturgica della Chiesa, che
sarà l’inizio della fine per il "progressismo" ecclesiale. Come se le liturgie di
questi 40 anni fossero "spazzatura". E tutte quelle folle di giovani che si
sono avvicinate al Mistero attraverso la musica e lo spettacolo, l’arte e la
creatività, la manualità e l’intuito trasformando l’Eucaristia in una festa di
colori, danze, musica ed emozione…? Tutto questo è "immondizia" al cospetto
della millenaria tradizione della Chiesa sussurrata in latino?
Un noto linguista chiese ad un’anziana fedele: "Perché
prega in latino, una lingua che non capisce?" Lei: "L’importante è che capisca
Lui!". Quella signora è una comunicatrice raffinatissima, ma magari non lo sono
tanti ragazzi della mia generazione che già avvertono la lontananza di linguaggio
e la fatica dei concetti nel loro outback quotidiano. Una parola del Santo
Padre chiarisce le idee, ma spero non consideri eresia se qualcuno della mia
età giungerà al Mistero intonando il "Miserere"
di Zucchero o elevando lodi a Dio da linguaggi di novità…
Bentornata tra noi, nostalgica liturgia!
Ma non per passione d’antiquariato…bensì ad maiorem Dei gloriam!