Sulla strada: segnalati da una luce blu e una sirena spiegata. Oppure all’ombra degli stadi: col manganello in mano e la loro corazza di protezione. O semplicemente dietro le quinte di un monitor: ad intercettare le frequenza dell’illegalità. Ovunque essi siano, la frontiera è il loro campo di battaglia: laddove li sbatte quella chiamata giunta improvvisa nell’ora più cupa della notte come nell’ora più solare del meriggio. Pure il Vasco Nazionale, dopo la morte di uno di loro, s’è accorto di cosa viaggia sotto la divisa: gente che ci mette la faccia, che i pugni qualche volta li dà e spesso li prende, che sta lì nella mischia per lavoro e non per cazzeggio. Una “vita spericolata” anche dentro le strade della complicata Padova: ad inseguire un killer feroce, a sbollire una rabbia funesta tra connazionali, a redimere una guerra in Via Anelli, a zigzagare tra le pallottole delle Brigate Rosse sulle campagne di Bovolenta, a proteggere lo sport dall’urlo impazzito di ultras che hanno azzannato l’anima del calcio: sempre in prima fila, perchè quello è il loro mestiere, il sogno per il quale hanno deciso di spendere l’intera esistenza.
Nata 158 anni fa, la Polizia di Stato e i suoi figli hanno festeggiato assieme la ricorrenza di un’appartenenza che li rende orgogliosi al di là di tutti gli sbagli che si possono commettere, per buona o cattiva sorte. Perchè non sarà una mossa sbagliata di uno di loro o il tradimento di uno stile ad infangare la delicatezza onorata del mestiere. Come non sarà l’infedeltà di un prete o l’insabbiamento di una certa Chiesa a cancellare l’onesta laboriosità di un popolo di zelanti pastori. Perchè il comandamento primo dell’uomo è anche il più eccelso: bisogna crederci. Per buttarsi nel mezzo di una rissa accesasi improvvisa, per inabissarsi nel fondo di un’anima ferita, per allacciarsi le scarpe e ripartire dopo una sconfitta. Crederci ed esserci: perchè laddove c’è un uomo o un’anima da salvare o preservare c’è anche il motivo più sublime per braccare il quale s’è disposti a rischiare la vita. C’è chi rischia per il solo gusto di rischiare: e questa non è follia. Ma c’è chi rischia dopo esser sceso dentro di sé: e questi scrivono la storia coi piccoli gesti della passione quotidiana. Ma chi accetta di vivere sul serio – al contrario di chi s’accontenta solo d’esistere – sa che la morte è il prezzo da pagare per far esplodere la grandezza interiore: e non teme i contraccolpi della paura perchè – lo insegna oggi la filosofia – l’uomo può diventare solamente le battaglie che combatte.
Compaiono sempre in gruppo, da un minimo di due al massimo di uno schieramento: perchè oltre ad un fisico da proteggere c’è anche un cuore che chiede vicinanza e sana complicità. Come quando in TV li vedi dopo una battaglia sudata e vinta: il merito lo spartiscono tra tutti. E se è vero che i monumenti storici sono stati sempre eretti dai vincitori – a ricordo della potenza che hanno nello scrivere la storia – è altrettanto vero che la Scrittura Sacra è stata scritta da impotenti e sconfitti che, per necessità, hanno dovuto ribellarsi alla corruzione e all’illegalità. Solo alla fine sapremo chi sarà stato il vero vincitore: quello che rimane certo è che solo dove s’accende il coraggio c’è ancora la speranza di poter migliorare il vivere dell’uomo.
Perchè salvezza e legalità sono le due facce della stessa medaglia: quella della lotta tra la Verità e la Menzogna.