Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

"Lasciatemi morire in pace" – è un "graffito" che ho
letto sullo zaino di una ragazzina assonnata alla fermata del 12 in Via Torino a Padova.
Morire in pace! Forse è appena tornata da Thaiti, da San Francisco, dall’Isola
di Pasqua. Forse da Cortina o, più probabile, da un letto d’illusioni. "Le persone viaggiano per stupirsi delle
montagne, dei mari, dei fiumi, delle stelle: e passano accanto a se stessi
senza meravigliarsi"
(S. Agostino).
Viaggiare! Ma ciò che conta non è la corsa, è la direzione! Obbligo di
occhi svegli. Gli occhi dei Magi che arrivano da laggiù, dove si pratica
l’astrologia e ci s’inchina di fronte alle divinità. Capaci di sapienza: uomini
del proprio tempo, della propria terra. Ma lesti nelle palpebre ad annusare il
Nord della vita. In cammino, carichi di doni ma soprattutto di attese, disposti
a guardare oltre il breve lineamento dell’orizzonte. Uomini che pensano, che
nutrono coraggio, che all’inganno di Erode rispondono con un’intelligente
ingenuità. Anche a Padova s’inseguono le stelle! Dell’astrologia che promette
soldi se risparmieremo e pace se non si litiga (previsioni che francamente non
necessitano di astrologi e indovini). Del calcio, dello spettacolo, della moda…
che regalano successi facili e guadagni favolosi. Per poi lasciarti per strada.
E allora forse, dopo il 6 gennaio, anche noi vorremmo poter guardare il cielo e
scoprire qualcosa come la stella che ha acceso il cuore di quei tre saggi.
Stanchi di cieli artificiali che hanno cacciato gli angeli e trattano da
clandestini i santi, che hanno espatriato quel Bambino per ospitare tarocchi e
cartomanzie… abbiamo sete di desideri grandi, voglia di vincere la pigrizia e
riannodare sandali slacciati troppo in fretta, nostalgia di occhi che non
s’arrestino alla superficie delle cose. Delle persone!
Forse la vita è questione di occhi, come direbbe Romano Guardini: occhi
capaci di guardare e vedere. Nel Natale del 1940, nel campo di concentramento
di Treviri, J.P. Sartre fece dire al re Magio Baldassarre in risposta al
disperato Bariona: "E’ vero che noi magi siamo molto vecchi e molto saggi e
conosciamo tutto il male della terra. Tuttavia quando abbiamo visto quella
stella in cielo, i nostri cuori hanno fatto un balzo di gioia come quello dei
fanciulli e noi siamo stati simili a dei bambini e ci siamo messi incammino,
perché volevamo compiere il nostro dovere di uomini, che è quello di sperare".
Nati…per sperare. Non per morire!

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