In un Paese dove vanno di moda i portaborse, lui – papa Francesco – sale in aereo portandosi a mano la sua borsa. In un’epoca in cui va di moda l’essere inavvicinabili, lui non teme che la gente blocchi l’utilitaria nella quale viaggia. Nell’era in cui come non mai ai giovani si promette il futuro rubando loro il presente, lui sta dalla loro parte definendoli “il motore della storia”. Hanno un bel da fare, loro signori, ad interrogarsi sul perchè anche il suo più piccolo gesto faccia esplodere la gioia nel cuore della gente: la sua sola presenza accende il batticuore nel cuore dell’umano, anche di quell’umano che abita la lontananza da Dio. Con l’educazione – “buona giornata, buona sera” – e il coraggio, fa nascere nel cuore di chi in lui s’imbatte quella dolce nostalgia di chi lo vorrebbe trattenere, anche solo per due lunghissimi minuti, tutto per sé: per raccontargli la sua vita, per chiedergli la sua benedizione, per stringere in confidenza quell’uomo così uomo da sembrare Dio stesso. Solo i benpensanti stanno confondendo la sua gentilezza con una mancanza di carattere: in verità, in lui abita la certezza che il cristianesimo è prima di tutto un fattore umanizzante, che rende l’umano più umano. Altrimenti si rischia di fare del Vangelo un’inutile moralismo; e la morale fine a se stessa non conquista il cuore della storia.
Nasce qui la splendida e inaspettata espressione tratteggiata nel santuario della Madonna di Aparecida: “lasciatevi sorprendere da Dio”. Un Papa che parla di Dio come di una sorpresa è un Papa che ha ben presente che il cristianesimo nasce da un incontro, quello col Risorto. Che per lui, capo della cristianità, deve rimanere una sorpresa. Nella sua duplice sfaccettatura: “mi hai sorpreso!”, perchè se è vero che il cristianesimo nasce da un incontro, è altrettanto vero che di quell’incontro non teniamo noi l’iniziativa e non possiamo programmarlo: irrompe quando meno te l’aspetti. Ed è sorpresa pure nell’altro senso: “mi hai fatto una sorpresa!” perchè il manifestarsi di Dio rimane sempre qualcosa che supera le aspettative dell’uomo. Ecco perchè di fronte alla sorpresa di Dio il cristiano non può avere la “la faccia di chi sembra trovarsi in un lutto perpetuo”. E dalla sorpresa nasce l’innamoramento, quell’esplosione del cuore che è tipica di chi è avvinto e stregato da un grande amore. E’ forse l’avvento di un cristianesimo dell’innamoramento, laddove l’uomo possa sentire di “avere una storia con Dio”. Si, proprio come dicono gli adolescenti: “ho una storia con Valentina, ho una storia con Luca”. E nel mentre te lo raccontano è come se il cuore si affacciasse nello sguardo: “ho una storia con Dio”, che vive delle stesse dinamiche delle storie d’amore, con i suoi alti e bassi, con le gioie e i trasalimenti, con i periodi di mestizia e quelli di ardore. E’ una storia d’amore nella quale Dio non chiede di nascondere le passioni ma di farle sbocciare in pienezza. Un Papa che è una sorpresa per il fatto di testimoniare la Sorpresa della storia: quella che fa di ogni uomo un capitolo di una storia d’amore.
Francesco cerca la gente e la gente cerca Francesco: ognuno sogna anche solo di avvicinarsi al lembo del suo mantello come la donna dei Vangeli. Convinto che il solo toccare il mantello gli restituirà una proliferazione di gioia e di passione per Cristo. Non è vanità, e nemmeno la sindrome della rockstar: è che abitando le periferie dell’umanità – popolate di favelas, di galere e di bassifondi disumani – questo Papa è andato a scuola dai poveri e da essi ha appreso la grammatica della semplicità che avvince. Per poi scoprire – sempre in virtù della “sorpresa” di Dio – d’essere chiamato lui stesso ad essere luce di una Presenza che seduce il cuore dell’uomo fino a farlo impazzire. Della gioia del cuore.
(Editoriale de Il Mattino di Padova, 28 luglio 2013)