Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

giuliocesareLa politica come la pesca: a sentire da come raccontano, le barche sono tutte cariche di pesci mentre la realtà mostra le reti vuote ancora tutte da riassettare. Una pesca che non guarda in faccia nessuno se – per tentare un ultimo salvataggio dal naufragio completo – si immolano in mare, in un perfetto rito sacrificale, delfini fidati e fino a ieri di probato rispetto: finora due ministri (Aldo Brancher e Claudio Scajola) e un sottosegretario (Nicola Cosentino), ma la navigazione è ancora lunga dall’approdare al porto. C’è una frase sagace nascosta nel libro del profeta Abacuc: “hai gettato nel mare i cavalli dell’empio, nella melma di grandi acque” (Ab 3,15). Nella melma di una nazione che si vanta d’essere la patria del diritto e nel mentre l’afferma s’accorge che, ironicamente, è la patria dove tanto sta andando storto. Il bavaglio alla verità, il lucchetto alle intercettazioni, il dramma della corruzione clientelare e quel parlare per frasi fatte che a null’altro serve se non a togliere il pensiero indipendente a cinquantasei milioni di persone attraverso una manipolazione mentale integrale che favorisce il sorgere di un’intelligenza mediocre. I migliori dittatori – per bocca del loro profeta laico Hitler – sanno che essere capi significa conoscere l’arte di muovere le masse manipolando istinti e sentimenti per far si che gli interessi di una minoranza divengano i pensieri e i sentimenti di intere masse di cittadini. Da sempre il potere significa la possibilità di ridurre la mente altrui in pezzetti per poi rimontarli nella forma migliore all’interesse del Cesare di turno. Una dottrina può essere vera o falsa, ma non è questo quello che conta: ciò che conta è il modo con la quale viene venduta. Proclamata nel momento giusto e al culmine esatto di un esaurimento nervoso collettivo essa penetra dando la possibilità di convertire chiunque si voglia e a qualsiasi dottrina si voglia. Per questo si fa largo uso di fiumi di parole: parole ma senza ragionamento. Presentando il tutto rivestito con un ottimismo da struzzi.
Chi è ingenuo perisce nella sua ingenuità, chi è intelligente soffre impotente nell’intuire il gioco subdolo che ci sta sotto e che porta alla standardizzazione genetica dell’uomo togliendogli la possibilità unica di dirigere da se stesso l’orientamento della propria esistenza. Sarà sfida ardua spiegare ai nostri giovani – mentre se ne stanno tutti chini sulle sudate carte a idearsi un avvenire personalizzato – che il loro futuro sarà in una gabbia dorata incastrata dentro un parco giochi governato dai dinosauri: dove il massimo che sarà loro concesso sarà il tentare di raggiungere un “conformismo dinamico” (come lo chiama ironicamente Aldous Huxley) capace di destreggiarsi a seconda di dove conduca il vento della dittatura. L’unica speranza che rimane è quella di credere davvero che in questo contesto storico stia mettendo le basi una “minoranza creativa” che, non accettando di essere un dente della ruota e coltivando nel cuore l’audacia delle grandi rivoluzioni, sia così distaccata dagli intrighi da poter vedere le cose come potrebbero diventare. Il potere la ignora e la considera una nullità, ma quando ritorna trasforma il mondo perchè ha mantenuto se stessa e scoperto la sua missione: d’altronde grandi dittatori – non ultimo Erode il Grande di evangelica memoria – si sono sgretolati per piccolissime sviste sfuggite alla loro smisurata presunzione.
Nel frattempo rimane da combattere la strenua battaglia di riuscire a pensare fino all’ultimissimo secondo che precede l’annientamento: l’alternativa sarà quella di scorgere colonne intere di menti giovani in divisa che viaggiano obbedienti verso la fossa comune. Al vecchio grido di “Ave, Caesar, morituri te salutant” (Ave, Cesare, coloro che stanno per morire ti salutano).

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