Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

luna-fabrizioUn romanzo non termina nel momento in cui l’autore scarabocchia l’ultima parola ma nell’attimo in cui quelle pagine andranno nelle mani del lettore che, inabissandosi e specchiandosi in esse, renderà ragione dell’esistenza di quella storia. Così è per il nostro romanzo – Penultima lucertola a destra (Marietti Scuola 2011) -: uscito in sordina alle porte dell’estate, grazie al passaparola della gente ha imparato a camminare ben presto con le sue gambe. E le lucertole hanno iniziato a fare le prove generali dei loro scatti. In questi mesi mi sorprende l’affetto e la simpatia (con qualche contraddittorio creativo) che abita i nostri incontri pubblici: è motivo di speranza nella costruzione di uno stile nuovo di essere chiesa, scuola e società. Se da una parte tutto questo mi fa piacere, dall’altra m’addossa anche un senso di responsabilità perché, dopo tutto, l’autore è un prete giovane che tutto vuole e cerca eccetto quello di attaccare incendi e poi scappare. Ogni autore è responsabile delle parole che scarabocchia: e ogni autore, ci piace pensarlo, è orgoglioso di ciò al quale scrivendo regala esistenza, energia e vita.

Per questo – ma sopratutto per la gioia di condividere assieme ai miei lettori pensieri e percorsi – lancio una proposta da realizzare assieme a chi tra di voi ne avrà voglia. Durerà quasi quaranta settimane, tanti quanti sono i capitoli che compongono il nostro libro. Qualcuno la potrebbe definire una lettura guidata ma non mi piace perché odora troppo di laboratorio scolastico, di esercizi e di metodicità: m’affascina di più pensare che tale proposta sia costruita sullo stile dei filò che si celebravano nelle vecchie stalle delle mie montagne, magari al chiaror di luna. Attorno al fuoco acceso la gente dopo cena si riuniva nelle stalle per discutere, armeggiare con le parole e organizzarsi tra loro i pensieri. Attorno a questi filò è nata la sapienza contadina di cui oggi mi sento figlio orgoglioso e debitore. Ecco: potrebbe essere proprio un filò letterario che mi piacerebbe accendere assieme a chi ha voglia di entrare nelle pieghe e nelle piaghe del romanzo per snocciolarne il suo vero contenuto. E farsi leggere da esso.
La proposta è molto semplice: ogni venerdì mattina – non so perché, ma il venerdì è un giorno che m’affascina particolarmente – scarabocchierò un post di introduzione ad ogni capitolo. Uno per settimana: tenterò di tratteggiare quello che era il mio intuito, il perché di un personaggio invece che di un altro, il motivo di un luogo, di una professione, di una vicenda. Da qui poi potrebbe partire la lettura che ognuno di voi farà per conto suo del capitolo: dieci facciate o poco più da diluire in una settimana possono diventare come dei noccioli d’oliva che ognuno di noi poi porta con sé al lavoro, nel tram che lo porta a scuola, laddove la vita gli chiede di sudarsi il pane. E rigirandoli in bocca mantiene vivo il ricordo di essi. Finito di leggere il capitolo, la ricchezza luminosa sarà quella di condividere i pensieri nati, le domande sorte, le titubanze emerse, le critiche colorate che ognuno di noi lascerà come commento nel nostro blog.
Dopo qualche tratto di strada c’accorgeremo che il romanzo non sarà stato altro che l’occasione per riunirci e raccontarci la vita inseguendo la vicenda di Luca e Valentina che, senza saperlo, altro non sono che l’emblema di mille altre storie che in essi si potrebbero nascondere. Per fare questo bastano pochissimi strumenti: una copia del romanzo (chi non ce l’ha la può ordinare a donmarcopozza@gmail.com), un collegamento internet (il blog è sul sito www.sullastradadiemmaus.it) e un pizzico di passione nel cuore. Alla fine di questo filò letterario che ci chiederà sette-otto mesi (ogni settimana un capitolo) una sorpresa ci potrebbe aspettare: quella di trovarci nel mezzo dell’estate per il primo “campo formativo” organizzato dalla nostra parrocchia virtuale. Un’occasione per dimostrare che il cristianesimo è tutt’altro che quella forma di nenia malinconica che s’avverte troppo spesso nelle navate sature di abitudine, ma è rimasto un canto luminoso che ancora affascina e seduce il cuore dell’uomo e della donna che camminano sotto il Cielo. Magari a tentoni.
Io parto. Non è mia intenzione rimanere tutta la vita nella Fortezza Bastiani dipinta da Dino Buzzati ne Il deserto dei Tartari. Chi deciderà di rimanere una vita intera schiavo dell’abitudine e della comodità nell’attesa che dal deserto qualcosa si muova, non scriverà mai la storia. Certamente qualcuno è già partito e ha acceso l’entusiasmo pure a me. Altri si aggregheranno strada facendo. Non sono geloso delle mie idee, nessun autore lo dovrebbe essere. Perché il fatto non è da dove partite a prendere le idee ma dove trovate il coraggio di portarle. Come il mantello della profezia nell’Antico Testamento biblico.

Vi aspetto e vi ringrazio per tutto quello che state organizzando in tantissimi paesi e città della nostra bellissima Italia!

Don Marco Pozza

Primo capitolo: venerdì 16 settembre 2011

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