multaProibire per apprendere. Magari qualcuno ci riuscirà nell’impresa – dal momento che perfezionare una città per via legislativa è rimasta l’illusione di ogni forma politica – ma resta da dimostrare che una città o una civiltà si educhi e s’allevi con il proibizionismo delle leggi che assicurano la sicurezza del cittadino trascurando l’educazione del cuore del ragazzo. Parte dal Nord ricco di gioventù e creatività la proposta di punire con multe dai 450 ai 500 euro i minori di 16 anni che consumano alcol e i gestori che vendono e somministrano loro bevande alcoliche. In tempi di crisi, la proposta va a toccare il portafoglio: ragione per cui potrebbe far immaginare se non altro un riguardo più acceso nella trasgressione. Non fosse altro che per non peggiorare il bilancio familiare già provato da mutamenti finanziari e crisi che non accenna a mollare la preda.
Si multano i minori di 16 anni: cioè coloro che vivono nella zona esistenziale dove il gusto è rimasto da generazioni intere quello di infrangere le regole, di mettersi contro per il gusto d’essere ribelli, di inventare gesta eroiche per non apparire inferiori agli amici della compagnia. Si offre loro l’ennesima chance per mostrare che il gusto della sfida, del limite da infrangere, della disobbedienza da cercare sono ancora espressioni accese e colorate nel loro vocabolario di periferia. Rovinando la loro sana creatività, incluso quel piccolo margine di sana creatività che custodisce pure l’errore: basterà fotografarli sul vespro di qualche serata estiva già brilli e carichi prima di arrivare nelle piazze per intuire che il proibizionismo avrà semplicemente spostato il loro “centro di rifornimento”: dai locali di città alle feste private opportunamente organizzate. Con l’approvazione entusiasta di chi firma le ordinanze e la disperazione comprensibile del vecchio nonno che vedrà d’improvviso la sua cantina accendersi di frequentazioni giovani e svuotarsi di preziose bottiglie. Fosse logica questa filosofia, allora prima dell’ordinanza andrebbe incentivata una campagna di disinnesco di tutte quelle pubblicità bomba – esplicite e orchestrate di sotterfugio – che nell’immaginario delicato e fragile dell’età adolescenziale inneggiano e incentivano la libera frequentazione, magari ideata a mo’ di svendita: dall’happy hour al “prendi tre paghi due” fino a chi, per salvaguardare interessi economici, addestrerà all’arte d’aggirare le normative trovando qualche cavillo cui aggrapparsi. Anche nell’errore c’è un margine di creatività da salvare, come in ogni eresia della dogmatica cattolica inizialmente c’era un frammento di verità poi impazzita: perchè tra errore e verità non c’è una zona neutra, ma entrambi si guardano e si cercano. Avventurarsi troppo verso l’errore per alcuni sembrerà una mancanza di rispetto per la verità: per altri sarà un coraggio necessario per svestire fino in fondo la ricerca di ciò che di vero c’è anche nelle vicinanze dell’errore. Il proibizionismo è più vicino alla prima possibilità: arrestare per non rischiare. Chi, al contrario, fa della prevenzione una filosofia d’azione, s’addentrerà verso zone pericolose e infide ma che molto spesso vantano l’orgoglio di custodire la “scatola nera” di comportamenti altrimenti rimasti incomprensibili e, per l’appunto, più pericolosi.
Rimane la multa da pagare. Che se elaborata e tradotta tra le mura di casa potrebbe pure diventare un deterrente sano all’abuso di alcolici. Ma, chiedo scusa del pessimismo in materia, potrebbe anche trasformarsi nell’ennesima insignificanza firmata da genitori che, pur di evitare ulteriori liti o preoccupazioni per un prevedibile gesto dovuto all’età o al già provato rapporto genitori – figli, allungheranno la mano per saldare il conto con una notte passata tra brindisi e sotterfugi. Per la gioia di chi misurerà la validità di un’ordinanza con il numero di multe strappate a chi a scelto di fare della notte la movida per sfuggire alla malinconia del quotidiano vivere.

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