Se mi fermo un istante avverto ancora avvicinarsi l’emozione di quel giorno. Era il 6 giugno 2004 quando un piccolo bambino – giovane, tremolante ma caparbio fino all’osso – venne consacrato sacerdote. Anch’io – raccogliendo le parole dell’amico Alessandro Zanardi – uscito dalla cattedrale pensai: “Però, Marco Pozza da Calvene…”. Come a dire: vedi che se ci credi ci arrivi! Di quel giorno conservo l’abbraccio del mio Rettore, don Sandro Panizzolo, e le sue parole: “Ce l’abbiamo fatta”. Quel plurale mi s’è conficcato nel cuore perché intuii la scommessa rischiosa che avea poggiato sulla mia giovinezza. Lui e Dio contro troppi venti sfavorevoli… Tra le lacrime tenevo gelosamente nascosti dei piccoli sogni: tanto per non sbagliare i primi passi. GlieLi avevo raccomandati da mesi: Lui ha ascoltato, ha pensato, me li ha strappati. C’erano dei nomi precisi: la mia nonna Caterina e Stefano. Non s’è fermato: è passato sul mio cuore come un rullo compressore. Mi ha scaraventato sui suoi sentieri: dove ha voluto, come ha voluto, con chi ha voluto. M’ha chiesto fiducia, pazienza e costanza. M’ha massacrato con le sue tabelle di marcia. Poi una sera m’ha visto rincasare triste. Sfiduciato. Stanco. Ma dietro Lui percepiva un cuore innamorato. Aperto il mio Breviario lessi: “Ti condurrò nel deserto e parlerò al tuo cuore”: erano le parole del profeta Osea. Mai passo della Scrittura m’ha consolato di più! M’ha visto piangere e soffrire, gioire e impazzire. Camminare, inciampare e rialzarmi.
Un altro l’avrei preso a sberle in faccia. Con Lui non ho trovato il coraggio perché di fronte alla mia furibonda fantasia s’è sempre inginocchiato: l’ha guardata e l’ha innalzata. Per renderla sua Parola.
Lì ho capito che per Lui sono speciale.
Stamane allo spuntar dell’alba ho celebrato l’eucaristia con il mio don Giovanni. Sull’altare ho poggiato un foglio pieno di nomi. Non erano infiniti: ogni nome custodiva una storia a cui devo il mio grazie se oggi sono felice d’essere prete. Se ho raddoppiato la voglia di vivere con Lui e per Lui. Sono sincero: non sono tanti. Son ancor più sincero: c’avrei giurato che non avrei dovuto cancellarne così tanti. Ma per quelli che ci sono: “Grazie, Signore”. Che fantastica storia è la vita in tua compagnia!
Una cosa mi rammenta che sono un figlio amato dal Padre: che Ti stai fidando di me!
E la storia continua. Verso luoghi che solo Tu avvisti all’orizzonte.