Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

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Come ogni anno, ricorre il 27 gennaio, giornata della memoria. Come ogni memoria, rischia di rimanere solo vuota retorica, a farci compagnia per un giorno di un anno, e niente di più.
Ma un giorno per riflettere non può mai essere inutile.Soprattutto, quando l’argomento su cui è necessario richiamare non solo la memoria, ma il cuore e la mente in un unico appello. Sì, perché non si tratta solo della tragedia di milioni di persone (ebrei, sacerdoti, zingari, omosessuali, malati di mente, dissidenti politici o religiosi) che hanno perso la vita nel corso di una tra le più grandi persecuzioni messe in atto da uno dei tanti regimi che la storia ha conosciuto.
Sì, lo so che è politicamente molto scorretto sottolineare questo, ma è necessario farlo. Perché sarebbe un’illusione e un’assurdità allarmarsi di fronte ai lupi neri e alla loro pericolosità, senza rendersi conto che grigi o bianchi, i lupi sono sempre pericolosi. Anzi, a ben vedere, è necessario fare ancora un passo in più: i più pericolosi sono lupi travestiti da agnelli. E in questi definizione rientrano ormai moltissimi regimi, anche quelli che apparentemente non paiono affatto autoritari. Con l’aumento dell’alfabetizzazione e la diffusione degli ideali di libertà, instaurare una dittatura apertamente è molto più difficile; senza contare il fatto che, quasi sempre, una dittatura si è sempre fatta spazio piano piano senza mostrarsi immediatamente feroce o violenta, nel mondo persistono sistemi che si muovono come un regime, senza esprimersi apertamente in termini assolutistici, né mostrandosi come un attentato ala libertà.
Anzi, è all’ordine del giorno che i regimi non mostrino apertamente il proprio autoritarismo, ma abbiano atteggiamenti intolleranti, che si mascherano dietro l’assicurazione di maggiori libertà.
La Germania ha perso la Seconda Guerra Mondiale militarmente, ma ha vinto politicamente, ideologicamente, culturalmente. Sono idee naziste, quelle che avanzano ora, alla luce del sole, spacciate per progressi giuridici.
Tutto ciò che è declamato come conquista e maggiore libertà non è niente di nuovo sotto il sole: si tratta delle stesse cose che hanno preso piede nei campi di sterminio, all’insaputa di tanto o quanto meno di qualcuno, solo che adesso avvengono in sale sterilizzate, regolamentate in modo medico e giuridico, quindi appaiono e sono mostrati alla luce del sole, anche con un certo orgoglio.
Tanti si domandano come fosse possibile rimanere indifferenti o come fosse stato possibile che davvero i civili non avessero realizzato cosa accadesse davvero in quei luoghi. Qualcuno arriva ad incolpare l’intera Germania per non aver avuto la forza di impedire questo massacro. Ma oggi succede di peggio, perché oggi accadono e stesse cose, con gli stessi obiettivi non solo nell’indifferenza generale, ma, molto spesso, con l’avvallo e l’incoraggiamento dell’intellighenzia che classifica tali atti come una folata di progresso che investe l’Occidente e che, per altro, cerca in ogni modo di esportare persino nel Terzo Mondo.
Cambiano i modi, ma non la sostanza. Eliminazione di persone ritenute “indegne di vivere”. Non importa il motivo: malattia mentale, inferiorità razziale? Cambia qualcosa? Si tratta, in ogni caso, di esseri umani, non considerati persone.
Lo stesso principio che, in modo brutale, fu per gli schiavi neri d’America.
Lo stesso principio che, in modo più subdolo, portò allo sterminio degli indios nel Mondo Nuovo.
Lo stesso trattamento che è invocato, oggi, in modo medico e giuridicamente predisposto, in nome dell’autodeterminazione, per le persone in stato vegetativo.
Ma a chi spetta decidere chi è degno e chi no di vivere? Possibile stabilire prima di vivere una malattia la propria volontà in caso di malattia? Il fatto di non essere in grado di comunicare, basta a ritenere indegni di vivere? Basta a rendere i parenti padroni di quella persona?
La storia non dev’essere una buona insegnante. Oppure noi non siamo buoni alunni.
I malati di mente finirono nei campi di concentramento (il principale centro eutanasico fu Hadamar), ma inizialmente era proposta una cura per queste persone e i genitori accettavano di affidare i loro figli allo Stato, nella speranza che fossero curati: quale genitore non lo farebbe? Le camere a gas furono sperimentate nei manicomi.
“L’amniocentesi salvaguarda la salute del bambino” dicevano. E, da quando la sua diffusione è divenuta capillare, il numero dei malati con trisomia 21 è drasticamente ridotto. Che significa? Vittoria medica: la malattia è stata sconfitta? Magari! No, è successa un’altra cosa: i malati sono stati eliminati, nazi non gli è stato permesso di nascere, tramite l’aborto selettivo, che è seguito a (molte delle) amniocentesi risultate positive. Sì, so che non è obbligatorio l’aborto; tuttavia, pare essere chiaro, anche nella prassi medica appurata, che sia la pratica più caldamente consigliata, se è effettivamente riscontrata la malattia ricercata.

Se consideriamo il fatto che anche i controlli possono talvolta sbagliare, ci rendiamo conto che sono stati soppressi migliaia di bambini solo perché avevano (o avrebbero potuto avere) la sindrome di Down. Sottolineo il condizionale, perché, in questo specifico caso ha un valore mortale: la semplice possibilità (non certezza) ha portato alla morte tantissime persone che avrebbero anche potuto eventualmente essere sane.
Del resto, è bene ricordare che “Aktion T4” (il programma tedesco di eliminazione dei disabili, passo successivo alla sterilizzazione dei medesimi) iniziò, nel febbraio 1939, con una prima vittima che era un neonato: il primogenito di un contadino (nato senza una gamba ed un braccio, cieco e con problemi mentali). Un errore, insomma. Da eliminare. Un inutile peso per la nazione, secondo i criteri eugenetici: una vita indegna di essere vissuta.
Oggigiorno, siamo arrivati oltre. L’ipocrisia arriva addirittura a giustificare l’aborto come bene per il soppresso perché se nascesse, non sarebbe felice. L’assurdo più assoluto. Se impedisci l’essere, come puoi permettere l’essere qualcosa? Se non nasce, non solo non può essere felice, ma non può essere. Non può essere un bambino, non può vedere la luce, non può sperimentare, non può fare l’esperienza di superare i propri limiti. Se nasce, può essere felice o infelice, ma almeno ha un’opportunità.
Se è possibile definirla come libertà della donna (nonostante rimanga impropria, come definizione), mi pare assolutamente impossibile ritenere l’aborto un bene di qualsivoglia tipo per il bimbo in grembo!
Tanti dissidenti politici sono finiti nei forni, a causa delle proprie idee. Ma in quanti paesi, ancora oggi, non è possibile dissentire dal potere politico? molti più di quanto immaginiamo.
Ogni tanto, ricordare non è utile. È prezioso ed indispensabile. Ma il monito non è quello che qualcuno preferisce far credere.
La storia si ripete. A noi, a ciascuno di noi, la responsabilità di evitare che si ripeta ancora.
Il male non è negli ebrei, né nei palestinesi, non nei nazisti, né nei comunisti, non negli americani, né nei musulmani.
Il male trova posto nel cuore di ogni uomo che si lascia irretire dagli inganni del potere, del dominio e della sopraffazione; e questo può accadere in qualunque luogo e in qualunque momento.


Fonti per un approfondimento

Suonare il violino dopo Auschwitz

Video: brano tratto da “La notte” – Elie Wiesel

Video dello spettacolo “Ausmerzen – vite indegne di essere vissute” di Marco Paolini

 

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