Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

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La prima foto di un buco nero (M87), la cattedrale di Notre Dame in fiamme, l’impeachment per il presidente Trump e l eproteste in Catalogna. I gilet gialli in piazza per I dirtti sociali, mentre, in Italia, l’Ilva e il suo destino ancora in bilico, le sardine che riempiono di vuoto le piazze, il governo gialloverde che diventa gialloarancio, segnando il record di due governi diversi, presieduti però dalla medesima persona.
Sono tante le immagini che ci ricordano il 2019. Eppure delle innumerevoli vicissitudine che hanno costellato questo 2019, mi piace concludere con una storia che parla di vita, di morte, di ricerca di senso, di altruismo, di normalità e di paternità. Una storia che risale a pochi giorni fa (è accaduta a Milano, il 16 dicembre u.s.).

Sono circa le quattro del pomeriggio. Andrea, 50 anni, ha ormai finito il suo turno di controllo e sta per prendere il treno per tornare a Rho, verso casa. Provvidenzialmente, però, si accorge di qualcosa di insolito.

Vede qualcuno aprire il cancelletto col segnale di divieto di accesso e scendere al «piano ferro» dove corrono i treni e dove, lateralmente, passa la pericolosa terza rotaia elettrificata. È una ragazzina, forse nemmeno maggiorenne. «La gente ha iniziato a gridare, avvicinarsi a lei per convincerla a togliersi di lì». L’adolescente rifiuta i tentativi di aiuto. «Voglio restare qua, aspetto il treno» ripete.

Per un attimo, l’uomo tentenna: avrebbe potuto togliere la tensione, ma il dubbio che lo attanagliava era: e se il mezzo avesse continuato a muoversi, per inerzia? L’esperienza è dalla sua. Amendola, la fermata precedente a Lotto (quella in cui il fatto avviene), è così vicina da potersi vedere. E, vedendo scendere i passeggeri, decide di agire: rompe il vetro, toglie la corrente, e, con un abbraccio, riporta di peso la ragazza sulla banchina, al sicuro. Andrea, però, non si accontenta: la invita al bar, le dà il suo numero di telefono e decide di confidarle chi sia il suo idolo, a cui poter guardare quando la vita sembra toglierti ogni speranza. È una ragazza di poco più grande: Bebe Vio, che, nella vita, ne ha passate tante, ma è riuscita a non perdere il suo sorriso. Poco più tardi, arriva anche una delle sue gemelle sedicenni: gli dà una mano, parla con la ragazza. Perché non basta salvare un corpo, e, se si tratta di salvare un’anima in pena, il lavoro in team porta sempre più frutti.
«Io mi sono comportato solo da papà» si schermisce Andrea, rivelando una realtà semplice, anche se a tratti sconcertante. A volte, è proprio un padre che ci manca. Un amore disinteressato, gratuito, disposto a tutto, pur di offrire salvezza. Questo è un padre, quello a cui ciascun padre aspira. Forse, nella nostalgia inconsapevole di quel Padre, che la nostra società sembra far di tutto per cancellare.
«Padre per sempre» (Is 9,5): questo è uno degli epiteti che è attribuito al Messia, all’Emmanuele, di cui abbiamo festeggiato la nascita, nel Natale appena trascorso. Padre: quello sguardo da cui cerchiamo approvazione, conforto, sostegno, certezza che la nostra vita sia preziosa, al di là di ogni altra idea. Per sempre: è l’anelito a un sostegno che non abbia limitidi di durata, né scadenza.
Nella ricerca del Padre, è racchiusa la nostra ricerca di un senso alla nostra esistenza.
Un anno si chiude, come un sipario. Dischiudendo, al contempo, il cuore, al mistero del tempo che, inesorabilmente, scorre, al di là che l’uomo se ne avveda oppure no. Al di là del nostro vero desiderio e, perfino, quando noi vorremmo fermare questo scorrere inesorabile, che ci fugge dalle dita come sabbia. Il chiudersi di un anno non è solo la convenzione che segna un cambiamento di data: diventa motivo di riflessione, di bilanci, di propositi, di desideri.
In un rito che rischia di diventare stantio e ripetuto, troviamo pur sempre motivi nuovi di riflessione: la vita è preziosa e sciuparla è il peccato più grande. Ogni giorno, siamo chiamati a giocarcela, se vogliamo costruire qualcosa per cui non pentirci di aver impiegato il tempo a nostra disposizione.
Qualunque sia il risultato di questa riflessione, anche nel caso in cui vi sia qualche rimpianto, l’augurio è avere sempre uno sguardo capace, comunque, di colmarsi di gratitudine, di fronte all’opportunità del gruzzolo di tempo, che, non solo ad ogni Capodanno, ma ad ogni nuovo giorno, Dio, generosamente, ci largisce, affidandone l’utilizzo alla nostra creatività.

 


Fonte: Corriere

Fonte immagine: Pexels


 Per approfondire: Aleteia

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