Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

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È il 5 novembre 2011 quando mamma Paola Cevasco e papà Antonio Gallo vengono a sapere la notizia più atroce, per qualunque genitori. I carabinieri bussano a casa, per comunicare loro che il figlio Marco, diciassettenne, è deceduto in un incidente stradale, mentre, a bordo della proprio moto, si stava recando a scuola: una mattina di novembre come tante, piovosa, l’asfalto bagnato e la moto che non riesce ad evitare l’impatto con un’auto. “Come si dice madre senza figlio? Padre privato del figlio?… è indicibile” dice Paola, la mamma di Marco.
Quasi improvvisamente, lo sguardo cade su una scritta a matita, sul muro, a poca distanza dal crocifisso in legno. Il giorno prima non c’era, non poteva esserci, Paola ne è certa, perché aveva fatto le pulizie di fino. Chiede agli altri fratelli se sanno qualcosa, unicamente per essere più certa, perché, in realtà, aveva riconosciuto da subito la grafia del figlio Marco. «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» è infatti la scritta che troneggia, imponente, maestosa e particolarmente evocativa, ora che il cuore di Marco ha smesso di battere. Quasi un messaggio dall’aldilà, o, meglio, la consapevolezza della direzione che aveva già dato alla propria vita. In compagnia del Risorto.

Marco Gallo nasce a Chiavari il 7 marzo 1994. Il secondo di tre figli, dopo Francesca (maggiore di tre anni) e prima di Veronica (minore di tre). Tre giorni dopo, la madre è avvisata di avere avuto un’infezione asintomatica, durante la gravidanza e che questo potrebbe comportare ritardi neurologici, nel figlio. A dispetto di ciò, Marco risulta essere un neonato vitale.
Sin dai primordi della sua esistenza, sin dalla sua più tenera età, Marco dimostra costantemente attenzione, curiosità e apertura al Mistero, uniti ad una voglia di vivere e ad un entusiasmo decisamente contagiosi. Fin da piccolo, è aperto, con spirito critico, al Mistero: a 5 anni circa, sta ricopiando, tutto intento, un elenco delle prime parole conosciute, si ferma e decide:«Scrivo prima Dio, perché è il Creatore!».
Nel settembre 1999, la famiglia si trasferisce ad Arese (MI) e l’anno seguente a Lecco, dove Marco frequenta la scuola elementare parificata “Pietro Scola”.
Nel settembre 2007, inizia il liceo scientifico “Don Gnocchi” a Carate Brianza.
Nel 2009, la famiglia va a vivere a Monza.
I perché si affollano nella sua mente, e, con grande consapevolezza di sé, a quindici anni, scrive: «nel riflettere sulle domande ultime, voglio seguire questo metodo: utilizzare la mia ragione e la mia fede nel modo opportuno come strumento per trovare la verità», aggiungendo poi la sua grande fiducia nella verità: «se si vive la fede attraverso la ragione, cercando la verità in ogni idea anche negando l’idea stessa, alla fine si arriva alla verità». Istintivamente, a leggere queste parole, per chiunque abbia avuto modo di gustarsi la sapiente ricchezza della Fides e Ratio, è probabilmente inevitabilmente esclamare, come un atto di riconoscimento: generazione Giovanni Paolo II!
Frequenta il “raggio” di GS con entusiasmo e passione critica, tanto che, alla proposta di fare un incontro “unificato” (con un gruppo più ampio di persone), si oppone vivacemente, ritenendolo l’allargamento controproducente rispetto agli scopi educativi della proposta: la vince lui, tanto che tale cambiamento non avviene. Partecipando ad uno di questi incontri, ha modo di annotare: «Chi pensa di potere comprendere il Mistero da solo è uno sciocco, perché c’è sempre un altro, e solo l’altro ci aiuta, solo affidandoci arriviamo da qualche parte. Il punto che nella vita c’è un Mistero è fondamentale;e comunque, solo il nostro desiderio di felicità è già un mistero», arrivando alla conclusione di volersi impegnare in prima persona:

«Voglio stare di fronte alla realtà confrontandola con Gesù.
L’umanità ci tiene svegli se siamo leali con noi stessi.
Lealtà: noi siamo qui e abbiamo intravisto qualcosa: il punto è riconoscere il proprio bisogno, capire cosa vuoi.
Si può essere leali in qualsiasi situazione.
Una promessa per cercare di dire sì sempre».

Ha l’attenzione di riflettere anche sulla quotidianità: «Vivevo intensamente l’ultimo periodo di anno scolastico, ma soffrivo per lo stupido fatto che credevo di “recuperare” il tempo perduto. Ma grazie a ciò mi sono reso conto che il tempo non è una fetta spartibile, una giornata non è vissuta bene se stai “attento” un’ora e poi mandi tutto a puttane, ma che è un sì in ogni attimo».
Non illudetevi, però, che sia un ragazzo tranquillo: la sua vivacità intellettuale e spirituale è specchio di una almeno altrettanta, se non moltiplicata, vivacità comportamentale. Un esempio è il viaggio del 14 giugno 2010: parte dalla Liguria, in motorino, senza documenti, a bordo del suo fidato Phantom F12 e raggiunge Monza, dopo essere passato da Borzonasca e da Piacenza. A Crema, non trovando la strada per tornare a casa, telefona al padre, chiedendo indicazioni. I genitori, furenti, chiedono spiegazioni e poi organizzano dove incontrarsi. Non appena lo vede, il padre gli tira un ceffone, ma, ricorda il genitore, “aveva il casco integrale, per cui lo sentì più la mia mano che lui. Allora, levandosi il casco, mi porse la guancia, per prendersi il meritato schiaffone: ‘Dai, pa’, me lo merito’. Rimasi disarmato da quel gesto disarmato e innocente”. Cuore di babbo, papà Antonio ammette che a fatica nascose l’orgoglio per l’impresa e che, due anni dopo, fecero insieme lo stesso tragitto, in sella alla moto, per ben due volte.
Marco sa cogliere la Bellezza nei viaggi che compie e nelle storie che approccia: è inevitabilmente così anche per il viaggio in Europa orientale, sempre nell’estate 2010, sulle orme di san Massimiliano Kolbe.
In una sorta di moto perpetuo, costringe i genitori alla necessità di contenerlo nel turbinio di attività che vorrebbe svolgere, riempiendo anche le proprie vacanze estive.Forse ben sintetizza la nonna Teresa questa sua inquietudine: «non finiva di fare una cosa, che ne iniziava altre due!».
Nella primavera del 2011, sente la necessità di scrivere la propria biografia, per tenere memoria degli avvenimenti più importanti: alla sua morte, sarà il nucleo alla base del libro, scritto con il contributo di genitori e amici, che rende onore alla sua memoria.
Marco Gallo non è ancora venerabile, beato o santo, ma già ora ci dà una lezione fondamentale. Conosciamo sempre troppo poco la profondità presente anche in chi vive accanto a noi e, molto spesso, dietro ad un volto spaccone e ad una vivacità indomabile, si cela la ricerca affannosa di un senso e l’entusiasmo di una voglia di vivere contagiosa.

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 Fonti:
Famiglia Cristiana
Santiebeati
Marco Gallo. Anche i sassi si sarebbero messi a saltellare, Itaca edizioni, febbraio 2017

Fonte immagine iniziale: dal libro citato
Fonte immagine finale : clonline

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