Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

silenzioGentile Bagnasco Angelo da Pontevico, meglio conosciuto tra gli “addetti ai lavori” come Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il parlamentino del governo ecclesiale, per chi non lo sapesse.

Premetto che ogni tanto mi piacerebbe vederla anche sorridere: è un semplice desiderio personale. Capisco il suo passato di Ordinario Militare per l’Italia – dove regna un ordine, una disciplina e uno stile ferreo da adottare – ma il cristianesimo non è un esercito (nonostante esistano ordini religiosi che dall’esercito prendono nome e ispirazione), è una proposta in cui il sorriso è una parte essenziale; il cristianesimo non è solo bontà di cui essere gelosi e verità da difendere a denti stretti ma è anche bellezza da testimoniare col sorriso sul volto. Premesso questo, che è un mio desiderio personale – nella Chiesa c’è liberta di simpatia o meno, vero? – apprendo dai fatti di cronaca ecclesiale la vostra preoccupazione in merito ad un possibile scisma nella Chiesa d’Austria. A ragione invitate il card. Christoph Schnborn a resistere ed evitare un possibile strappo: gli strappi nella Chiesa procurano sofferenza al volto di Cristo e al suo sogno di unità. Eppure io le assicuro che dentro le strade polverose d’Italia – profumate di miseria, di minestroni e di panni stesi al sole ad asciugare – è in atto da anni uno scisma silenzioso e nascosto che sta sfilacciando il tessuto della cristianità qui da noi. Constatata la gravità di quello che le ho appena sopra accennato, non è di questo che le voglio parlare, nonostante la mia passione per questa Chiesa che amo (nonostante non sia la Chiesa dei miei sogni) e che ho imparato a conoscere con lo studio fedele e appassionato della Teologia.

Di pazienza – diceva ai suoi ragazzi don Pino Puglisi da Brancaccio, mai fatto cardinale – non ne abbiamo più qui in strada dove abita la gente. Pazienza per tante cose, sopratutto pazienza nel sentire che lei – e chi con lei condivide questa responsabilità (a volte cercata, a volte trovata) – dica la parola basta ad un certo comportamento che il suo silenzio sta avallando. Pazienza nell’aspettare che lei bussi alla porta di Fisichella Rino da Codogno – ovviamente in odore di porpora cardinalizia – e lo inviti a prendere posizione: l’avete eletto voi Presidente del Dicastero della Nuova Evangelizzazione. Noi di monsignori di corte non ne sentiamo il bisogno: vogliamo sentire da voi indicazioni precise, dettagliate ed evangeliche su ciò che è lecito e su ciò che non lo è. Pena l’accelerazione di uno scisma che ha già abbondantemente attecchito – nel senso botanico del termine – nel sottosuolo ecclesiale italiano.

Quattro giorni fa una clamorosa (almeno per la nostra fede semplice e ingenua) intervista ha raccontato il pornocristianesimo di corte: una consigliera regionale, vestita da monaca (con buona ed ennesima offesa a tutte quelle donne che a Dio consacrano la loro vita) si esibisce in uno spogliarello di lap dance e una volta nuda le s’avvicina un tale – che dicono bazzichi a baciare le mani per i vostri corridoi – con un crocifisso e piazzandoglielo prima tra le tette (seno, ndr) e poi tra le cosce, reinterpreta a modo suo la benedizione: “Dio Santo ti benedica”. Poi ha appoggiato il crocifisso sulla testa, sulle gambe e sui seni. Spero abbia ricostruito nella sua immaginazione la scena. Ricordo che quand’ero viceparroco in una parrocchia di Padova, il parroco (più vicino al suo stile e alla sua età che alla mia) si divertiva a scovare gli animatori che si sbaciucchiavano sotto le scale per invitarli a fare quegli atti osceni (secondo lui) fuori dall’oratorio. A chi gli chiedeva il perché rispondeva sempre: “l’animatore deve dare l’esempio anche quando non fa gruppo”. Scusi un po’: perché quel parroco non distingueva la dimensione pubblica e quella privata dell’essere animatore? Perché a qualcuno è permesso di sdoppiare la sua persona e lo si difende e una fetta di umanità credente è allontanata perché il privato non rispecchia il pubblico? Passa il tempo e lei continua a tacere (e a non sorridere, per fortuna in questo caso: ci mancherebbe solo un sorriso ironico). Almeno ai tempi delle bestemmie don Rino invitava a contestualizzare. Stavolta pure lui – ex cappellano di Montecitorio – tace. E acconsente.

Le ricordo, a tal proposito, un’affermazione celebre che conclude la Letter of the Duke of Norfolk firmata dal Beato John Henry Newman, un cardinale del quale provo profondissima nostalgia in questi tempi di mercantilismo cristiano: «Se fossi obbligato a introdurre la religione nei brindisi dopo un pranzo (il che in verità non mi sembra proprio la cosa migliore), brinderò, se volete, al Papa; tuttavia prima alla Coscienza, poi al Papa» (Gambi V. (a cura di), Lettera al Duca di Norfolk, Paoline, Milano 1999, 261). È una provocazione degna della sua abilità di retore attraverso la quale vuole riconoscere la presenza creativa di Dio nella Coscienza di ognuno e leggere il ministero del Papa come un servizio alla comunicazione di Dio attraverso la coscienza, mai autonomo dalla Rivelazione. Chi vive sulla strada a sera deve rendere conto alla sua coscienza: è questo il nostro cruccio, anche a costo di passare per gente fuori moda.

Questa, ci ricorderebbe Bono degli U2 (un leader che i giovani seguono, lui sì), non è politica ma la vita della gente. Quella gente che attendendo una vostra risposta che non arriva ha deciso di fare da sola a questo punto, perché vuole troppo bene al suo Dio da vergognarsi di un certo silenzio che avvalla una pornografia di manipolazione cristiana. Lei, barricato com’è dietro la sua scorta e dentro i Sacri Palazzi, non se ne accorgerà: ma qui in strada è davvero difficile custodire la speranza nel cuore della gente. Ci sono preti santi che stanno dando la vita per la Chiesa di Gesù Cristo, che si vergognano del suo/vostro silenzio, che pagano di persona per le loro idee, che tutto cercano pur di non firmare una prostituzione intellettuale degna del miglior puttanamento umano. Ma è sempre più difficile: la stanchezza attanaglia le anime rimaste fedeli.

Ce lo dica una volta per tutte, così poi ognuno deciderà cosa fare: dobbiamo seguire anche noi Mammona oppure possiamo ancora credere in Gesù di Nazareth? Mammona è come Babbo Natale: ti porta tanti regali purché tu le dica che credi davvero che lui esista e gli dia in comodato d’uso la tua coscienza. Gesù di Nazareth, invece, porta solo il Manuale per la Schiena Diritta. Ripeto: può dirci se seguendo Gesù Cristo – con lo stile che consegue – siamo ancora dentro la Chiesa che lei governa oppure siamo in uno stato scismatico?

Insomma: ci dica qualcosa. Perché tra tette e culi c’è ancora qualcuno qui in strada che ha nostalgia di Dio. Eppoi sorrida un po’: il cristianesimo è una proposta amabile e vivibile di umanità.

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* Non è un invito alle dimissioni di nessun politico: è un campo che non mi compete e non m’affascina. Personalmente rimango del parere di B. Pasternak quando disse: “La politica non mi dice niente. Non amo le persone che sono insensibili alla verità”. Ma come educatore è un invito alle dimissioni di un certo stile che sta adottando la gerarchia ecclesiastica in talune circostanze, delle quali le ultime sono solamente quelle finali e più alla ribalta. Maggioranza ed opposizione facciano quello che la coscienza chiede loro di fare, ma nessuno potrà invitarmi ad assecondare un certo silenzio che profuma di avallamento.

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