Una settimana fa ho intrapreso un pellegrinaggio in direzione Lourdes, ai piedi dei Pirenei, Sud della Francia. Un bagaglio leggero, vestiti e scarpe comode, qualche felpa -chissà-che-faccia-ancora-fresco-la-sera- e uno sguardo svampito e un pò spaesato. Quando si parte per un pellegrinaggio é necessario fare il vuoto intorno e dentro di sé, occorre trasformarsi in una brocca vuota che attende di essere riempita fino all’orlo; é necessario, come dice Jovanotti, “chiudere gli occhi e aprire bene il cuore”. Il giorno della partenza é un giorno aleatorio e non corrisponde quasi mai al giorno effettivo in cui, ultimo sguardo alla borsa per controllare se ci sono i documenti, chiudi dietro di te la porta di casa e ne spalanchi una verso nuovi orizzonti. Mentre il panorama accanto a te cambia forma e colore, scopri che il pellegrinaggio é iniziato dentro il tuo cuore molto tempo prima che tu avessi deciso di partire. Come se a deciderlo per te fosse stato qualcun altro che, con vigore impercettibile e delicata solerzia, avesse tracciato a matita davanti a te una traiettoria invitante e lineare. In fondo si sa, nei luoghi di Resurrezione l’attitudine del divino é quella di precedere, di anticipare, perché ci si possa sentire sopraffatti dalla sorpresa e accolti come a casa- concittadini dei santi- in un posto straniero. Dove c’é Dio, c’è casa. Per questo Lourdes é una terra Santa, un posto che ti chiede di togliere le scarpe per proseguire il viaggio a piedi nudi. Piedi nudi come quelli di Mosé, come quelli di Bernadette, che in quel lontano 11 febbraio 1858, erano pronti a passare a guado il fiume Gave quando sopraggiunsero, davanti ai suoi, altri piedi -immacolati e nudi, abbelliti solo da due rose gialle- che impressero per sempre le loro orme sulle sue e su quelle dell’umanità intera. Sulle orme di ogni pellegrino che si mette in viaggio verso Lourdes -plasmandone i passi, smussandone il calco, invertendone le rotte- ci sono le orme, lo stampo, il sigillo di Maria. Lei si rivela a piedi nudi ai piedi nudi. Non importa che siano freddi, pieni di calli o piagati. Immobilizzati o mutilati. Inariditi. L’unica condizione necessaria perché Lei possa imprimere le sue orme sulle nostre è questa: piedi nudi! Sotto le cui piante la polvere della povertá, della malattia, del bisogno di amore e di consolazione possa essere scossa e rimossa. Di piedi nudi, a Lourdes, se ne incontrano tanti. Le tue orme finiscono inevitabilmente dentro quelle di altri piedi, condividendone la strada, disegnando sul suolo tutti gli incroci possibili per raccordarsi, poi, in un’unica preghiera -il Rosario- finché l’ultimo grano non lasci il passo a quella bellissima invocazione: “Mostraci, dopo questo esilio, Gesù!”. A tutte le ore, dalle prime luci dell’alba fino a notte fonda, sulla lingua di terra che divide il fiume Gave dalla grotta di Massabielle é un andirivieni di ammalati scortati da angeli custodi- giovani e meno giovani con le mani attaccate ai manubri delle sedie a rotelle e delle barelle, un volante che assicura adrenalina e gioia piena, quella del dare e del darsi. Una passerella internazionale densa di effetti speciali: i partecipanti si sfidano lanciando al pubblico chili di sorrisi, strette di mano indimenticabili, sguardi che ghermiscono anche il piú impavido tra gli astanti. Su ogni volto é possibile leggervi la sua storia. Si parla con gli occhi e con il cuore, le parole sono orpelli. E su quella passerella ho capito perché Maria mi aveva organizzato questo pellegrinaggio, centrando in pieno la Sua missione di Madre: condurmi, ancora una volta, attraverso il Suo Cuore Immacolato, al Cuore di Suo Figlio. Aquero, quella lá, non sbaglia mai un colpo! A Lourdes ho incontrato Cristo migliaia di volte in pochi giorni: la sua pelle era rattrappita, i suoi piedi storpi, le sue gambe immobilizzate, i suoi organi incancreniti, le sue mani tremanti, il suo respiro affannato, il suo cuore spappolato, il suo volto sfigurato. I suoi occhi, però, facevano la differenza: cambiavano continuamente colore e, assecondando ogni sfumatura -dal ceruleo all’azzurro cielo, fino al nero corvino- erano sempre luminosi. L’ultima sera del mio pellegrinaggio ha deciso di farmi una confidenza: all’orecchio mi ha sussurrato che la sedia in cui ama sedersi, perché é quella in cui sta più comodo, é la sedia a rotelle. Poi mi ha detto: “Coraggio, la tua fede ti ha salvata!”. Nelle infermitá dell’uomo- di qualsiasi sorta e portata- Lui ama dispensare la Sua potenza e la Sua grazia ma non c’è guarigione senza consapevolezza di essere ammalati. Lui é ancora qui, vivo, e passa ancora in mezzo a noi come ammalato tra gli ammalati, povero tra i poveri, medico e medicina per chi crede che a Lui nulla é impossibile! 

 

Il vero pellegrinaggio a Lourdes comincia quando si torna a casa, spingendo in avanti la sedia a rotelle della nostra – talvolta difficile – quotidianità. Su quella sedia é comodamente seduto Cristo Signore. RiconoscerLo é il vero miracolo!

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