Un dubbio esistenziale abita i miei vivaci pensieri
in questi giorni. Perchè la pubblicità di Tezenis campeggia nella strada
immutata da due mesi, mentre nello spazio pubblicitario "affittato" dalla
politica in tre ore vengono appesi – uno sopra l’altro – tre poster diversi di tre
candidati sindaci diversi? In quello di Tezenis non ci stanno parole, in quello
di Alemanno-Rutelli-Cicchito un barile di scritte a spiegazione del volto. La
prima è abitata da uno sguardo, l’altra da una cascata di sillabe accavallate
sterili una sull’altra.
Appresi alla scuola d’Ungaretti che più uno ha le
idee chiare nella testa meno parole sarà costretto ad usare per illuminare
d’immenso l’umano pensiero. Lo scrittore statunitense Raymond Carter disse: "nei miei racconti volevo mettere in fila le
parole giuste, le immagini precise, ma anche la punteggiatura più efficace e
corretta, in modo che il lettore venisse trascinato dentro e coinvolto nella
storia, e non potesse distogliere lo sguardo dal testo a meno che non gli
andasse a fuoco la casa". Trascinare lo spettatore e coinvolgerlo nell’idea:
perché una donna senza parole parla più di tre poster di dotta enciclopedia?
Forse chi ha ideato la campagna di Tezenis ha intuito
che l’uomo non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere. Un fuoco che
s’accende se gli dilati l’immaginazione.
Ciò che potenzia la parola del poeta è la capacità di
coinvolgere.
Non l’infecondità di parole vuote perché abusate!