Li osservo alla stazione di Padova. Salito sull’Eurostar 9362 per Roma Termini li incontro tra le pagine di un romanzo: ci parlo, li interpello, li immagino. Ma sono loro davvero?

– “Già, un fallimento. La parola è questa. li abbiamo coinvolti nel nostro fallimento. Non fanno altro che riprodurre la nostra stessa apatia, la nostra stessa opacità interiore. Lo hai detto tu stessa prima, in sala professori. li abbiamo espropriati in partenza di un diritto, il diritto alla passione. Sai, a volte li osservo, mentre vagano per la striscia di Gaza.
– La striscia di Gaza?
– Sì, il cortile. Una striscia di terra nè fuori nè dentro la scuola. Un altrove. Si aggirano come automi, mossi da un riflesso condizionato, senza un piano. Si muovono in gruppo, simmetrici, come formiche. Spariscono nel branco. Sperando di appartenere a qualcosa che non sia la propria vita. Di non doversi ritrovare faccia a faccia con se stessi (…) E’ questo che condividono. Il vuoto che abbiamo disegnato attorno. Il niente.
– Il niente”.
(M. Lombardo Pijola, L’età indecente, Bompiani 2009)

Buongiorno!

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