Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

tricolore1Al secolo di storia oramai c’arrivano in pochi quaggiù: forse è per questo che guardiamo a te, madre Italia, con un pizzico di emozione e un pugno di nostalgia. Perchè compiere centocinquant’anni e non dimostrarli è un onore che pochi possono vantare agli occhi della storia. C’hanno provato in tanti in questi mesi a rovinare i festeggiamenti: chi appellandosi al bianco della bandiera, chi al verde e chi al rosso. Eppure, a ben guardare, è l’unione dei tre colori che t’ha fatto conoscere al mondo. Quel tricolore bellissimo innalzato orgoglioso sul podio delle grandi vittorie sportive, combinato a mezz’asta mentre avvolge il feretro dei tuo figli caduti in guerra, alzato al suono di un inno nazionale nelle cui note scorre il sangue di intere generazioni. E dietro quel tricolore il silenzio, il sangue e la gloria di un popolo che ha iniziato da tempo le pratiche per la “separazione in casa”: morti i genitori da noi è rimasta quest’usanza. Eppure il 17 marzo 1861 fu festa grande: la festa che ben s’addice ad un sogno che diventava da quel giorno segno di una nuova civiltà e di una grande cultura.
Porti un nome dalla difficile interpretazione, perchè è un nome ma è anche un suono nostalgico, un’eredità pesante, un profumo che a qualcuno piace e altri stordisce: non è sempre facile rimanere all’altezza degli insegnamenti ricevuti. Le nostre parole sperperate in questi mesi non accrescono la tua grandezza, ma se non altro raccontano la fatica di un popolo quando deve fare i conti con il suo passato ingombrante e prezioso. Dal biancore innevato di Aosta al sole africano di Lampedusa, dalla bora di Trieste alla vecchia dogana di Ventimiglia, dalle acque del Po ai faraglioni di Aci Trezza: passando per quella cupola fiorentina innalzata dal tuo figlio Brunelleschi, per quel Colosseo imbevuto di storia e di urla e poi correre lungo quella Salerno – Reggio Calabria ch’è sempre “in costruzione”. Potrebbe essere questa la foto da incorniciare e farti trovare sul davanzale di casa con le nostre firme il giorno del tuo compleanno: perchè l’Italia è un po’ come quel pezzo d’autostrada. Abbiamo sempre i progetti in tasca, i fondi sono già stati trovati e stanziati, gli appalti pubblicati e vinti, le ditte già all’opera. Poi, però, manca sempre un qualcosa che c’impedisce di festeggiare la buona riuscita di un’impresa. E’ che metterci tutti d’accordo – sapessi quanto abbiamo litigato per organizzarti la festa – è davvero difficile. Pensare quant’è sublime quel tricolore che s’allunga da Nord a Sud, da Est ad Ovest: è una delle prime immagini che i bambini registrano e imparano ad amare sui banchi della scuola dell’infanzia.
Oggi in tantissimi ti fanno festa, seppur in modi che mal s’addicono alla venerazione di una madre: la destra attaccando la sinistra, la sinistra attaccando la destra, il centro attaccando la destra e la sinistra. Magari ci si mette di mezzo anche qualche scrittore-profeta e ti scriverà “Vieni via con me” sui vetri di casa tua. O qualche altro userà il tuo bel vestito tricolore per pulirsi il sedere e invitare gli altri a fare lo stesso. Abbi misericordia: non sempre l’uomo e la donna sono all’altezza della storia che hanno trovato in eredità. Come non sempre s’apprezzano le cose semplici e genuine che stanno dentro casa nostra. Così ne sono certo – perchè il cuore di una madre è quello che più s’avvicina al cuore di Dio – che oggi il pensiero più bello te lo riserveranno i figli che in Italia non stanno più: emigrati per necessità, per scelta o per intelligenza non conta poi tanto. Perchè, nonostante tutto, il nome che custodisce il volto di una madre è sempre apportatore di qualche lacrima: di gioia, di gaudio o di rimorso non importa.
Ciò che davvero conta è l’onore d’essere tua discendenza.

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