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Il maggior disprezzo che Satana conosca è lasciar morire l’uomo e la donna di dubbi, dopo averglieli fatti nascere lui stesso: “Dio non esiste, è tutta una bufala!”, è la sua matta-novella. Giorno dopo giorno, a piccole dosi, un sospetto-dispetto alla volta. Satana è alpinista-tuttofare, ha già tracciato la pista per tutti, anzitempo: «Ogni giorno vado verso il Dubbio come altri vanno in ufficio» (E. Cioran). A Lucifero-tuttofare Dio lascia fare: a tempo debito, come un cecchino formidabile, farà uscire dalla canna il colpo letale. Nel frattempo, però, Satana è al lavoro: fa sempre dubitare di tutto, ti caccia sempre nei dubbi: “Dio? Tutta un’invenzione. Il suo presunto Regno, di cui dà l’annuncio, è tutta-fuffa”. E’ il suo mestiere: gli riesce alquanto bene, tra l’altro. L’uomo, sotto le sue cannonate, è una caffettiera fumante: rischia d’esplodere.
Il mondo, però, è incinto per davvero: quale vantaggio, infatti, avrebbe Satana a far tutti questi sforzi per denigrarlo se lui per primo non avvertisse l’avvicinarsi di Dio? Il mondo è stato ingravidato da Dio, è Gesù stesso a darne l’annuncio: «Il Regno di Dio è vicino». Annuncio di gravidanza, bebè in arrivo, preparate la cameretta. Anche inizio dei sospetti, dei tentativi d’aborto da parte di Satana: “Una nascita? Sono solo nausee stagionali!” Lo dice con cognizione di causa, è terrorizzato dal fatto che Dio si stia creando un esercito di anime alleate: gli vengono le nausee non prima che l’uomo nasca, ma appena dopo ch’è nato, venuto al mondo. L’uomo, ai suoi occhi, è l’immagine di Dio: vorrà a tutti i costi togliergli quella somiglianza che tanto lo urta. E i discepoli, nella buriana dei sospetti, tremano, dubitano. Fu così che, quel giorno, il Tabor divenne una clinica privata. A Cristo-Dio venne la grande genialata di prendere «con sé Pietro, Giacomo, Giovanni suo fratello» per poi condurli «in disparte, su un alto monte». Vedendoli partire, Satana avrà pensato li menasse a fare una passeggiata in alta quota, a distrarsi un po’. Non potendo calcolare la fantasia di Dio, gli fuggì di mano la circostanza. Iddio li condusse lassù per mostrare loro l’ecografia del Regno che stava nascendo. Un’ecografia terrificante solo a vedersi: «Fu trasfigurato davanti a loro». Trasfigurare è verbo di ecografia: è accendere la luce nel grembo, rendere visibile l’invisibile, far toccare con gli occhi ciò che ancora non si tocca. La luce, quand’è accesa, fa risplendere tutta la vita attorno.
Svennero, caddero a terra «presi da grande timore». Videro, in diretta, ciò che Satana tentava di abortire: il mondo era incinto del Regno. A Betlemme, nel silenzio indifferente di quella notte santa, Gesù era stata la semente deposta da Dio nel ventre della Terra: la fecondazione era iniziata, il Regno di Dio stava nascendo, la storia era in stato di parto avanzato. «Il bambino comincia in noi molto prima del suo inizio – scrive Marina Cvetaeva, poetessa e scrittrice russa -. Ci sono gravidanze che durano anni di speranza, eternità di disperazione». La gravidanza di Dio, poi, diventa la grande disperazione di Satana. Fu incontro privato quello sul Tabor: in visite delicate la privacy è d’obbligo. Non li scelse a casaccio, nemmeno per meriti: si portò appresso quei tre – i figli di Zebedeo più Pietro, i figli del tuono più la pietra – perchè, poi, avrebbero dovuto confermare loro la speranza nei fratelli: “Coraggio: avete visto l’ecografia, avvisate voi gli amici che il parto è dato-in-attesa. Che Satana è un mentitore, è il nemico numero uno della vita”. Il grande sostenitore dell’aborto nel tempo della gravidanza. E’ un emerito analfabeta in materia di gestazione: «Non è ancora cresciuto il ventre, ma i figli brillano già negli occhi delle madri» (J. Saramago). Anche la paternità ha la gravidanza: padri non si nasce, si diventa.
Sulla montagna ciò che videro fu il Regno-in-miniatura: vedere un bebè-in-miniatura è il guadagno di un’ecografia. Fu un’accortezza di Dio: che gli amici suoi, nella nebbia di Satana, non perdessero la strada che porta a Dio. Provarono vergogna, i tre, del loro esitare di prima? Nessuno lo saprà mai: se anche fosse stato, morire di vergogna è necessario per risorgere nella gloria.
Sul Tabor, per l’ennesima volta, Satana è stato smascherato.

(da Il Sussidiario, 7 marzo 2020)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti» (Matteo 17,1-9).

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