Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

capitale

Tutto ciò che in vita Gli è stato chiesto, l’ha concesso. A chi, storpio, gli ha chiesto grazia per le sue anche, Lui l’ha rimesso-in-bolla. A chi, febbricitante, gli è andato appresso per tornare gaio, glielo ha concesso. Pure all’uomo che, nel cuore dilaniato per la quasi-morte della figlia, l’ha invocato, ha fatto dono d’una guarigione inspiegabile. Tutto, quasi tutto: non ha donato loro – visto che non era in dote d’un corteggiatore farlo – quell’aumento di fede che i suoi amici gli avevano proposto, forse veramente di cuore: «Accresci in noi la fede!» (liturgia della XXVII^ domenica del tempo ordinario). A stargli dietro era una sfacchinata: perdonare settanta volte sette pareva loro come un insulto al buon-senso, quasi un controsenso per uomini pratici di materia, poco avvezzi allo spirito. Lui – lo stesso che un giorno spolperà il Demonio sulle alture del Calvario – a quella richiesta disse no. Più che di villania, si trattò d’amor vero e sublime. Può, forse, una donna chiedere all’uomo che ama: “Costringimi ad amarti più di quel che t’amo?” Nessun corteggiatore, che sia tale, proverà amore per una donna che lui costringe all’amore. L’amante sa bene che l’unica verità dell’amore è lasciar libero l’amato d’andarsene: se torna, sarà l’amore. Se non torna, il suo vecchio-esserci sarà stato fare-compagnia. Cristo non gioca.
Lui quella ciurma di cuori li ama alla follia, per loro darà la vita, per amarli si spingerà fin dove nessun umano s’è mai spinto: «Li amò sino alla fine». Ma l’amore costretto proprio no: Lui non è una mosca cocchiera come Pilato, come Cajafa, come l’orso di Erode. Il loro piacere è governare le menti e i cuori con la paura: a far così, son capaci tutti. Cristo-Iddio, invece, affina l’avventura: il suo sarà il governo della gioia, della libertà ch’è libera perfino d’andar via. Nessuno obbliga a seguire Cristo: «Volete andarvene anche voi?» Gli amici lo invocano di aumentare la loro fede, Lui – ed è la vetta che all’amore è possibile – addita la misura alla quale potrebbe arrivare chi ha fede formato-granello: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe». Nel poco, quand’è vero, c’è la possibilità dell’inimmaginabile, dell’ardire. Dell’amore che va anche nella malora pur di riaccendere la buon’ora: «Della parabola del figlio prodigo non so che farmene. Posso raccontarne una variante, quella dei genitori partiti alla ricerca del figlio disperso, per riabbracciarlo ovunque fosse andato alla malora» (E. de Luca, Il più e il meno). Se aveste fede: un congiuntivo al trapassato-remoto, un quasi condizionale. Molto simile a ciò che pare un augurio.
Poca-materia la fede, ma tanta-roba quand’appare trasparente: sradica gelsi, spappola eserciti come neve al sole, sgretola muri riducendoli a cumuli di polvere. Prende il debole e gli dona la forza di un bufalo: nessun faraone saprà controbattere chi, pur balbuziente, ha fede in Dio. Di tutti i profeti, nessuno potè far nulla contro Dio: la loro piccolezza – ch’era l’unica scusante che li potesse far abdicare all’impegno – il Cielo la prese e la mutò in potenza. Nessun potente resse l’urto di quello stupore. Morirono tutti con un annuncio sul volto: «”Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”» Potevano, dunque, fare a meno d’andare a battagliare in nome di Lui? Nient’affatto, proprio il contrario: vi sono andati e, tornati, han giurato di non aver intascato nulla per quell’immane faticaccia. Ricchi solamente d’aver fatto fino in fondo il proprio dovere d’amanti.
Di strumenti inutili, dunque, abbisogna Dio per far avanzare l’ambaradan della salvezza: mica polli, nemmeno gente inefficace, fuori-uso. Semplicemente cuori convinti che, senza di lui, rimarrebbero a piedi: macchine senza benzina, flauti senza fiato, cuori senza battiti. Di materia ce n’è in abbondanza, ma non basta: senza l’anima la materia rimane tale. Con l’anima dentro, diviene amore. Per questo, dopodomani, l’attaccheranno al chiodo: in un tempo in cui amare era sinonimo d’andare-a-comandare, Lui fece sfoggio di libertà: «E’ pericoloso sporgersi, dice il cartello ufficiale dei tempi correnti. E’ necessario farlo» (E. de Luca). Mica poteva dire: “Vi obbligo all’amore”. Lui era Signore, in tutti i sensi.

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