Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

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Il plesso parrocchiale è addobbato a festa, come per i grandi eventi: nel segno del mondo contadino che anima questi luoghi, pannocchie, fieno e fiori ci danno il benvenuto con i loro colori e evocativi dell’autunno.
Complice l’arrivo di Lucia Ascione, il Nord ed il Sud hanno modo di incontrarsi, annusarsi, ascoltarsi, comprendersi: in un abbraccio di simpatia reciproca, nell’accoglienza delle differenti tradizioni e consuetudini.
Letture estrapolate dal nuovo testo di don Marco, letto da due voci, la maschile di Cristian e la femminile di Monica, acquistano calore e vibrante energia, diffondendosi per l’unica navata nella chiesa parrocchiale San Cristoforo di Cogollo del Cengio (VI).
Rappresentano il proemio, rivolto a tutti gli accorsi che, introdotti alla serata in un clima raccolto e familiare, coadiuvati da un sapiente uso di luci, entrano quindi nello spirito della serata che, lungi dall’essere auto celebrativa, si ripromette dal principio di essere una lode di gratitudine a quel Dio imprevedibile, col vizio di sparigliare le carte in tavola e sorprendere l’uomo nei suoi sentieri abituali. L’unico modo possibile, pur se non sempre auspicabile (per la sua innegabile difficoltà aggiunta), per far chinare il capo ed accogliere la Grazia di Dio che inonda le nostre vite, il più delle volte attraverso la medicina amara della Verità (su noi stessi, sugli altri, su Dio). Non sempre, infatti, la scoperta del vero progetto di Dio su di noi si manifesta in modo indolore: spesso, si rivela necessario distruggere e destrutturare certezze ataviche, per far posto allo stupore grato di fronte ad una nuova Bellezza, da cui venir colti impreparati, tra le pieghe del quotidiano vivere.
La serata entra nel vivo con la collaborazione di Lucia Ascione, grande professionista capace di essere, alternativamente delicata carezza ma anche pungolo tenace, in grado di tenere testa, con femminile caparbia ad uno che ella stessa definisce senza dubbio come fra i suoi ospiti più difficili da gestire. Tuttavia, riesce senz’altro nell’impresa, perché la riuscita dell’evento è da ascrivere, senz’altro, anche a suo nome.

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Don Marco si racconta, senza remore; scopre il fianco agli ascoltatori (che, si spera, potranno essere anche lettori!), confessando che il suo incarico di cappellano nel carcere di Padova sia suonato come una beffa, per chi, come lui, non ha mai nutrito né stima, né simpatia per un mondo che è per lo più considerato come la giusta punizione per chi ha commesso errori. Se di Dio è stato l’agguato, lui ha accettato di farsi cogliere impreparato e, ripresosi dal l’imbarazzo, si ritrova oggi ad essere la loro voce, portavoce degli ultimi tra gli ultimi del mondo. Perché in una società che aspira alla perfezione, non è possibile allargare lo sguardo a contemplare quella bellezza insolita che può essere dispiegata proprio tramite la sua semplicità, come i rigori tirati al centro lasciano senza fiato anche i portieri più rinomati; se c’è una banalità del male, esiste anche, d’altra parte, un’affascinante sobrietà di bene, capace di abitare e riempire i cuori dei “piccoli” agli occhi del mondo, ma “grandi” al cospetto di Dio.
Da fine teologo, non mancano, del resto, citazioni da S.Agostino, conosciuto tramite il teologo bavarese Joseph Ratzinger ed i suoi libri, sempre ricchi di spunti e significati sempre nuovi di una Parola che, fattasi carne, non cessa di interrogare l’umano. Quale altro santo migliore, d’altra parte, se non il cantore della Misericordia verso chi, caduto, pur con la riluttanza dettata dall’orgoglio, avverte la nostalgia di un Dio la cui mancanza toglie il fiato e, citando San Tommaso, è la radice di tutto il dolore del mondo, che altro non è se non separazione dall’Amore.
Le fatiche e le gioie di un prete di periferia che vive dietro alle sbarre del Due Palazzi di Padova si animano del volto e della voce di Alfredo e Giordano: due storie tanto diverse quanto profonde, che toccano non sono le corde dell’emozione, ma fanno vibrare l’animo, di fronte agli abissi (di bene, come di male, di cui è capace l’uomo).
La cosa più impressionante di tutte è stata vedere le mani congiunte di due maturi sposi, mentre ascoltavano con attenzione le parole del sacerdote vicentino, così come il silenzio concentrato degli astanti che hanno seguito con compresa concitazione gli interrogativi e le riflessioni di un prete in costante squilibrio tra un Dio incontrato da bambino tra le valli dell’Astico e quei poveri Cristi che, il più delle volte partiti dal fondo, non hanno mai rinunciato a trovare un modo, magari sbagliando, per ritagliarsi il proprio spazio nella storia del mondo. Ma se la Misericordia celeste si incunea proprio tra le pieghe recondite delle colpe più inconfessabili, perché non dovrebbe davvero essere una felix culpa, se strada preferenziale per essere raggiunti dal l’abbraccio di misericordia del Padre, pronto a far festa per ogni ritorno, anche e soprattutto se altamente inatteso?
Ad intramezzare il tutto, il coro Giovani Voci ha contribuito ad animare la serata con canti studiati appositamente per l’evento, che è stato introdotto è concluso da don Luigi Gatto, parroci di Cogollo, che, anche quest’anno, ha fatto da padrone di casa, introducendo e concludendo la serata.
La chiesa è stata sempre gremita, i volti sorridenti alla fine, dopo attimi infiniti di vibrante emozione che di sono succeduti lungo la lunga serata, in cui più di qualcuno è riuscito ad assaporare l’ebbrezza del gusto di Dio, capace di far perdere la cognizione del tempo e fatto arrivare a fine serata, più ricco, pieno e consapevole, quasi senza accorgerti del tempo trascorso tra il prima e il dopo.
Nel finale, si è rivelato d’obbligo un doveroso ringraziamento ai tanti volontari, alle catechiste ed ai diaconi che si fanno collaboratori di don Marco nella sua opera di pastorale in carcere.
Anche la conclusione è stata impegnativa, perché tanti sono venuti per l’occasione anche da lontano, e scambiare un sorriso ed un saluto si è rivelato pressoché doveroso di fronte al tanto affetto e calore dimostrato dai convenuti, a cui va il ringraziamento più sentito, per aver contribuito, con la loro presenza, alla buona riuscita di una serata in compagnia della Parola di Dio, del suo Corpo lacerato di poveri cristi e del mantello della Misericordia, incapace di allontanarsi da chi anela a Lei con cuore ferito e contrito.

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 Il libro, edito da San Paolo, è distribuito dalla casa editrice paolina e disponibile anche in versione eBook.

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