Domenica alla Green Race ho corso e vinto la mia gara, contro il mal di schiena e tanti altri piccoli problemi. Tempo non eccezionale, ma buono per il mio momento. Anche se con un 45′ abbondante ho la certezza che perderò domenica prossima a Fidenza contro don Marco. E mentre io mi gettavo tra le pozzanghere apprezzando una fetta sconosciuta e rianimata di Milano lui, don Camillo – alias don Marco – si allenava per New York, ultimo lungo. Lo racconta in uno splendido post, che vi lascio qua sotto insieme al link per il suo sito, la sua chiesa online.
Non sono proprio d’accordo su tutto, che Peppone sarei. Sopratutto ho diversi dubbi quando parla della mediocrità, dell’arrendersi, del non guardare abbastanza in alto, del non voler andare al di là del limite… Ma su questo tema lo sfiderò presto in una tenzone dialettica che, ne sono certo, perderò come domenica… con oltre otto minuti di svantaggio. Nell’attesa, eccovi la sua corsa con Arianna e la foto della mia con Alfredo…
Arianna (nome in codice) è una ragazza bellissima. “E ti pareva: non poteva essere altrimenti” – staranno pensando coloro che conoscono l’animo di don Marco. Poco meno di quaranta primavere, un fisico asciutto e una bella chioma di capelli biondi stretti da un elastico, posa degna della migliore tradizione femminile. C’ha una passione, la passione più bella e quella che ci accomuna: la corsa. L’avevo incrociata un sacco di volte nel verde di Villa Pamphili, ma la meticolosità della mia concentrazione (e forse uno zampino di prevenzione dall’Alto) m’avevano sempre impedito di scambiare due parole. Ma la sua bellezza m’era rimasta impressa: cosa non marginale, se pensiamo che Tommaso d’Acquino – il Santo Dottore che raccolse tutto lo scibile umano su Dio nella sua celebre Summa – sosteneva che una delle cinque vie per raggiungere il Creatore è quella di partire dalla creatura. Da Arianna a Dio: mica male questo tipo di fede! (continua qui).