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Ogni commercio è e sarà a favore del sesso, anche sfrenato. Perché comporta arricchimento.
La castità difficilmente trova – né troverà – sponsor, non muovendo interessi economici. La castità è promossa da gratuità e autenticità, virtuosamente forti ma economicamente deboli.
Per comprenderlo, basti pensare a tutti i prodotti legati al sesso: medicinali, preservativi, giochi erotici, riviste pornografiche, cinematografia a luci rosse, night club e così via.
Quali sono invece i prodotti legati alla castità? Non essendo più in commercio la cintura di castità, attualmente non ne ricordo proprio nessuno. Ecco perché, dal punto di vista economico, il libertinismo sessuale è un titano, mentre la castità (cioè un utilizzo ordinato della sessualità, in base allo stato di vita scelto) si rivela essere una formica!

Ipotizziamo per un attimo che, in tutto il mondo, in modo generalizzato, si rinunciasse almeno per un mese a tutti i prodotti precedentemente citati. Tutti! Si fa presto a immaginare il danno economico, vero?
Ma il danno morale come lo si quantifica? A partire dallo squallore che risalta dalle indagini sulle baby squillo del Parioli, in cui una madre incoraggia la figlia quindicenne a prostituirsi, invece di andare a scuola?
Sui media, è ripetuto come un mantra che bisogna fare sesso sicuro. Ma al sicuro da cosa? Ci rendiamo conto del paradosso? Figli del ’68, abbiamo a tal punto mitizzato il sesso da definirlo pericoloso. Se è pericoloso dobbiamo averne paura; questa è la reazione normale, di fronte a ciò che è definito pericoloso, no?
E i pericoli annunciati sono due: le malattie (dovute al cambio dei partner sessuali) e andare incontro a una gravidanza.
In entrambi i casi, la raccomandazione è usare il condom. Raccomandazione che porta al delirio d’onnipotenza, che fa pensare che basti ricordarsi di metterlo per sentirsi “al sicuro”.
Ora, però, se non si cambia partner, non c’è pericolo di malattie, giusto? Dunque, non sarebbe un metodo più sicuro ancora fare l’amore quando si trova un amore esclusivo e duraturo (quindi non si cambia!)? «Eh già, ma cosa ne sai che il tuo compagno non ti ha tradito?» è la pronta replica.
Ma se io amo, non è naturale che io mi fidi? E se non mi fido, come posso affermare di amare? L’atto stesso diventa bugiardo se il preservativo è messo per sfiducia. Come si può far l’amore senza amore? Sarebbe un atto privo di contenuto, in cui i corpi fanno una promessa, svilita dalla paura e dalla mancanza di fiducia (reciproca o unilaterale che sia).
Anche solo considerando l’atto sessuale unicamente come atto d’amore, si propone come un evidente fallimento già sul nascere.
Per la Chiesa (che parte dal Vangelo!), poi, i fini dell’atto sono sempre due: unitivo (celebra l’amore dei coniugi) e procreativo (si rende aperto, almeno potenzialmente, alla vita) – ecco il secondo motivo per cui questa pratica si trova in contrasto con la dottrina della Chiesa.
E del resto, mi viene da dire, come considerare un pericolo la conseguenza che è espressamente non solo ciò per cui i genitali sono fatti, ma anche ciò per cui tutto il corpo è predisposto, specialmente quello femminile, dal momento che le principali differenze rispetto a quello maschile (seno, larghezza del bacino) sono spiegabili proprio in base alla gravidanza e all’allattamento?
Ma c’è da riflettere anche sulle conseguenze pratiche registrate nei paesi dove contrastare l’AIDS è lotta quotidiana. Ebbene, anche nei programmi che ne prevedono l’uso, il preservativo è in terza posizione (ricordato con l’anagramma ABC), mentre i primi due consigli sono astinenza (la possibilità di dire no alla proposta) e essere fedeli (be faithful). Questi tre passaggi sono strettamente legati: se il preservativo non rappresenta l’extrema ratio, ma, al contrario, la principale, tutto è capovolto – e compromesso (risultati medici effettivi compresi!) -.
L’astinenza educa alla fedeltà. Il sesso ad ogni costo “tanto c’è il condom” spalanca le porte all’infedeltà e ad altre malattie veneree in cui il condom è meno efficace (la sifilide è in aumento in Occidente). Al contrario, se il rapporto è sessualizzato c’è il rischio di trasformarlo in commercio, ricatto dentro e fuori dal letto. Se tutto gira intorno al sesso, non c’è tempo né modo per costruire “tutto il resto”, che sarà fondamentale (cioè di fondamento per un’unione duratura, quando il desiderio sessuale non sarà più così in primo piano); anzi, la sfera sessuale rischia di diventare terreno privilegiato di richieste e “ritorsioni”, di cui spesso la donna sente il peso maggiore, con ragionamenti del tipo “Visto che lui mi è venuto incontro in questo, devo acconsentire a quest’altra sua richiesta, anche se non ne sono molto convinta”.

A proposito poi della contraccezione, torniamo al discorso iniziale. I metodi naturali per regolamentare le nascite e ottenere una paternità e maternità responsabili, suggeriti in quanto maggiormente rispettosi sia delle persone che dell’amore che le lega, sono avvolti in un’aura negativa che ne sostiene l’inefficacia. Inefficacia che nessuno pare osare mettere in discussione, nonostante, in altri ambiti, ci sia un dilagare di una moda “green” alla ricerca dei metodi naturali. Allora perché, invece, in una sfera dove l’assunzione di ormoni e medicine può condizionare anche in modo piuttosto invasivo la vita, si accetta senza fiatare che ogni altro metodo sia fallimentare, spesso senza neppure informarsi adeguatamente al riguardo di tale proposta?
Il vero motivo di questo sospetto sfiduciato è tutt’altro.

«Se vi è una fallibilità dei Metodi Naturali questa è da ricercare non nel capitolo della scientificità quanto nel loro uso. Il dubbio sulla attendibilità scientifica dei Metodi Naturali è indotto dal fatto che nell’ambiente medico se ne parla poco o quando lo si fa è per screditarli. E poi diciamola tutta a chi può interessare studiare, approfondire, dedicare del tempo a diffondere una metodica che non arricchisce le tasche di nessuno? Ricordiamo che non c’è alcun rientro economico e che tutto, dagli studi scientifici all’insegnamento, si svolge a livello di volontariato gratuito. Perciò non ci sono costosissime cliniche che propongono i Metodi Naturali o si impegnano nella ricerca. Soltanto la Chiesa che ha a cuore il vero bene dei suoi figli è disposta a rimetterci e non ha paura di dire tutta la verità circa il male della contraccezione e invece la bontà dei Metodi Naturali» (Fonte: Punto Famiglia).

E allora, la lotta col Titano possa riprendere!

Come si vede, nella pratica dei fatti, ciò che ci è annunciato come una maggiore libertà femminile diventa, in realtà, un’attribuzione coatta dei tratti maschili alle necessità femminili, rischiando di non tenere presente che, anche e soprattutto in questa sfera, la libertà si manifesta in modi differenti e che la grande assente potrebbe essere la tenerezza (fondamentale per entrambi, ma maggiormente necessaria da ricevere dal versante femminile). Alcuni hanno domande più specifiche e si chiedono ad esempio se ci siano posizioni che la Chiesa vieta. Inutile che andiate a cercare nel Catechismo. No, non ce ne sono. Tale testo rimanda a linee guida fondamentali per fare scelte personali. In un’ottica cattolica, l’amplesso, essendo vissuto all’interno del matrimonio, che segue il sacramento della maturità, cioè la Cresima o Confermazione, avviene tra credenti che hanno piena maturità personale e spirituale, quindi affida ai coniugi ed alla loro coscienza (che si suppone libera, retta ed educata al bene) certe scelte riguardanti la vita di coppia. Un breve ma interessante articolo spiega il motivo di ciò riassumendo che la posizione suggerita dalla Chiesa è una posizione ragionevole (Vedi: Tempi).
Se questo presupposto risulta poco chiaro e può provocare confusione, l’aiuto inatteso può arrivare, per assurdo, proprio dal filosofo che per molti è l’emblema assoluto dell’ateismo, Immanuel Kant: «Agisci in modo da trattare l’umanità, tanto nella tua persona quanto nella persona di ogni altro, sempre nello stesso tempo come un fine, e mai unicamente come un mezzo». Nel momento in cui è chiaro cosa si intenda per “fine” e “mezzo”, credo risulti molto più semplice applicare un discernimento di comportamenti specifici ponendo una domanda a cui credo ognuno riesca a rispondere senza necessità di ricorrere ad esperti, cioè: “Questo comportamento prevede di utilizzare l’altro come una cosa che mi provoca piacere, oppure si tratta di un atto che al contrario realizza, al contempo, sia me che lui/lei?”. Posta in questi termini, senza voler entrare in situazioni specifiche e considerando anche la persistenza di una soggettività sia dell’individuo che della coppia, forse ci si riesce a muovere più agevolmente tra molti dubbi che attanagliano anche coppie cristiane sposate da anni.
L’importanza di guardarsi negli occhi è forse lo spunto cruciale. Perché, se gli occhi sono lo specchio dell’anima, anche ma non solo simbolicamente, significa accettare di amare la persona tutta intera, non compiere un gesto meccanico per raggiungere il proprio piacere personale. Del resto, in ogni giudizio etico, fondamentale è l’intenzione: dunque, pare evidente che dalla ricerca unicamente del proprio piacere personale fino alla masturbazione unilaterale, forse l’amore è da tutt’altra parte!
Basti pensare un dettaglio: l’unica, ma fondamentale differenza tra un rapporto sessuale ed uno stupro sta precisamente nella reciproca e totale consensualità. Il gesto, nudo e crudo, potrebbe essere così simile da potersi anzi dire uguale. Eppure gli strascichi psicologici di dimensioni abnormi, già da soli, suggeriscono che la connotazione ed il significato da attribuire ai due atti sia di segno completamente e indubitabilmente opposto.
Spesso, viene contrapposto l’amore cosiddetto agapico a quello erotico: quello erotico è visto come egoistico, al contrario di quello agapico che è invece gratuito e altruistico. In realtà, trovo che, quando ci sia amore vero, in realtà proprio l’unione sessuale è un atto altruista. Se ci pensiamo bene, quando ciascuno dei due pensa al bene dell’altro, il risultato è che ciascuno dei due ne riceve, dandolo. Amore messo in circolo. Nella differenza. Perché il corpo femminile e maschile sono tra loro diversi, almeno quanto la mente. Uno dona, l’altro accoglie.
Apro una parentesi: il fatto che all’interno del matrimonio cristiano la formula parli di accoglienza per entrambi quando, quanto meno a livello fisico (in altri ambiti decisamente no!), si tratta di una prerogativa tipicamente femminile, dovrebbe quanto meno dare da riflettere ai tradizionalisti dell’anticlericalismo applicato.
E proprio in questo termine (accoglienza) trovo la motivazione laica da aggiungere a tutte le altre che possiamo trovare nel Vangelo, ma che ogni tanto ci fanno storcere il naso.
Accogliere non è scegliere, come al supermercato. L’obiezione che è necessario convivere o avere rapporti prematrimoniali, perché altrimenti manca un tassello importante, mentre è necessario sperimentare, equivale in sostanza a sostenere che il valore di una persona equivale alla sua prestazione a letto e non al fatto di ricevere amore dalla persona che si ama. In altri termini, si parcellizza la persona intera in base all’intesa sessuale, ignorando la possibilità che essa sia al contrario facilitata dall’intesa su tutti gli altri aspetti che sono, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, maggiormente rilevanti all’interno della coppia. L’intimità si raggiunge prima e innanzitutto in altri aspetti (intellettuale, emotivo, dei desideri e della progettualità). Senza quella, è difficile arrivare ad una vera comunione che possa rendere anche l’esperienza dell’intimità fisica gradevole e appagante.
Anche ipotizzando dei rapporti quotidiani, quale parte della giornata intaccano? Non è forse primario imparare ad accogliere tutti quei piccoli e grandi pregi e difetti che rendono la persona che sta accanto esattamente quella che è?
Se anche ci fosse un’ottima intesa sessuale, ma non riuscissimo a tollerare quel difetto fisico, quella mania, quel tic, quel vezzo, quell’hobby, la routine quotidiana inevitabilmente lacererà quell’unione che, essendo stata costruita sulle fragili fondamenta del sesso, rischierà di crollare.
Dovrebbe dar da riflettere che il condom, obbligatorio per i lavoratori del sesso, sia proposto anche all’interno del matrimonio. Equiparare queste due situazioni dovrebbe essere sentito come un insulto, non come un sussulto di libertà. Perché mi pare sia chiaro a chiunque quanta differenza corra tra i due tipi di sesso. Dunque, perché farli assomigliare di più? E sarebbe mai possibile renderli simili, senza svilire i rapporti coniugali in cui l’amore domina tutto, al contrario di quanto accade a chi lo fa per mestiere?…
L’anima dov’è? La poesia dov’è? Senza un senso, che senso ha il sesso?
Precisando che nel Catechismo non c’è alcuna indicazione specifica, mi pare chiaro che la Chiesa si dimostri madre anche nel fidarsi della coscienza dei singoli e della coppia, ai quali è casomai caldamente consigliato di continuare o di iniziare un cammino di direzione spirituale insieme, per il motivo abbastanza comprensibile che un occhio esterno risulta in genere più adatto nel cogliere i primi sintomi di problematiche in fase germinale.
Per chi è ancora perplesso sui risultati, riporto una ricerca al riguardo, che spiega i motivi perché questa mentalità triplicemente unitiva (sentimenti, corpo ed anima) del rapporto coniugale, capace di coinvolgere le persone in modo integrale, lo renda anche più appagante:

«Per avere un rapporto sessuale soddisfacente, è necessario coinvolgere tutto noi stessi: fisicità, dimensione relazionale e spiritualità. Se si tralascia una qualsiasi di queste tre dimensioni, si rende il sesso meno interessante e piacevole. I devoti cattolici, coloro che usano i metodi di pianificazione naturale (NFP), sono pronti a coinvolgere tutte e tre queste dimensioni per la loro sessualità coniugale. I metodi naturali, infatti, rendono la coppia intimamente consapevole del corpo, questi metodi chiamano la coppia a comunicare ad un livello più profondo rispetto alle altre sulla natura del loro desiderio sessuale per l’altro. Infine, i cattolici che fanno uso dei metodi naturali si rendono conto che il sesso non è solo un atto fisico, ma spirituale (pensiamo al Cantico dei Cantici).» (Fonte: UCCR)

Infatti se, da un lato, gli ormoni che intervengono durante l’unione sessuale possono essere motivo di legame per la coppia, è anche vero che l’aver raggiunto pienamente un’intimità in pensieri, desideri, progetti sul futuro e ricordi passati resta senza dubbio l’ingrediente essenziale perché la condivisione genitale diventi il coronamento dell’unione di quella coppia. Come ogni cosa preziosa, il suo fulgore aumenta se inserita nel contesto che le dà più valore!

Rispetto, poi, alla difficoltà, in alcune coppie, di seguire i metodi naturali per i più svariati motivi di salute, va tuttavia ricordato che «tutti i sessuologi sanno, per esempio, che il coito interrotto e la barriera artificiale del profilattico costituiscono un ostacolo alla piena gratificazione sessuale, mentre i farmaci contraccettivi sono nocivi alla salute della donna». L’auspicio è quindi che la scienza possa promuovere una conoscenza maggiore per poter sfruttare appieno metodi naturali e rispettosi della persona umana. Nel frattempo, ai coniugi che avessero difficoltà specifiche e peculiari con i metodi naturali, sono da suggerire «tra vari procedimenti, quelli che comportano meno elementi negativi ed esprimano sufficientemente l’unione dei corpi e l’amore scambievole; procedimenti artificiali che possono essere definiti veniali, in relazione alla assoluta naturalità dei periodi biologici, in quanto non nocivi alla salute e destinati a sospendere solo temporaneamente le funzioni procreative». Sono invece da evitare «quelle tecniche chimiche o fisiche comportanti la sterilizzazione irreversibile o l’omicidio dell’essere umano anche nella sua fase di zigote: tecniche che possono essere definite mortali, in relazione alla assoluta naturalità dei periodi biologici, in quanto destinate a distruggere irreversibilmente le funzioni procreative o finalizzate all’uccisione del prodotto del concepimento» (Fonte:Holy queen, prof. Bruto Maria Bruti). Parlando in generale, senz’altro il profilattico, tra i mezzi illeciti, è tutto sommato il meno grave, evitando i danni peggiori degli anticoncezionali, cioè modificazioni fisiche permanenti (come negli interventi chirurgici di sterilizzazione maschile e femminile), oppure alterazioni ormonali (tutti quelli chimici – cerotto compreso -), nonché l’inconveniente peggiore causato dagli abortivi – anche indiretti, come la pillola! – cioè l’impedimento dell’annidamento e la compromissione dell’ambiente intrauterino, cosa che comprometterebbe la possibilità di gravidanze successive (è ad esempio – molti lo ignorano! – il caso della spirale che, tecnicamente, è un abortivo).
In ultima istanza, per maggior completezza scientifica, è bene sottolineare che, sebbene ogni metodo abbia percentuali più o meno elevate di concepimento nonostante il suo utilizzo, l’unico metodo infallibile per non rimanere incinta è l’astinenza. Ogni rapporto sessuale, infatti, è in sé potenzialmente sempre procreativo.
Non solo negli esseri umani, ma anche in tutti gli esseri sessuati, l’apparato riproduttore è appositamente predisposto precisamente per garantire la continuazione della specie: quindi questo non dovrebbe destare particolare sorpresa.
Concludo la questione della pianificazione famigliare con una riflessione rivolta agli scettici: se i metodi naturali non sono sicuri in quanto prevedono l’astinenza in alcuni giorni durante un mese, perché è possibile invece rispettare la richiesta talvolta anche di diversi mesi in uno stesso anno, magari in più occasioni (ciò si rende necessario, frequentemente, durante il terzo trimestre di una gravidanza, così spesso passano mesi dopo il parto prima della ripresa dei rapporti a causa dei punti di sutura)? Se è possibile praticare l’astinenza per mesi, perché dovrebbe rivelarsi richiesta eccessiva l’astinenza per qualche giorno?
Questo “rovesciamento” di prospettiva che ho utilizzato, nell’affrontare domande che mi parevano abbastanza comuni nei riguardi dei consigli che la Chiesa offre nell’ambito della sessualità, vuole sottolineare che la visione che ne emerge non è di uno sguardo negativo sulla sessualità; al contrario, il tentativo è precisamente di riempire a tal punto l’atto coniugale da renderlo un “troppo pieno” di cui persino chi lo compie fatichi a comprendere in modo totale il valore, ma possa almeno intuirlo, avvicinarglisi, nella certezza che, se Dio è amore, Egli è naturalmente presente in ogni atto d’amore. Anzi, lo è particolarmente nel rapporto coniugale che diventa la celebrazione stessa del matrimonio (quindi, un atto sacro).
Se la Chiesa considera il matrimonio un atto sacro, che contempla un legame tra Dio e l’uomo, è forse possibile che lo ritenga anche un peccato o qualcosa che è bene evitare? Oppure, questa visione suggerisce l’idea che spesso una comunicazione sbagliata o l’indisponibilità all’ascolto reciproco abbiano causato l’equivoco di attribuire alla Chiesa una concezione negativa, che in realtà non le è propria?


Link per un approfondimento:


Un consiglio di lettura:
Amore e responsabilità, Karol Woytjla

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