Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

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È da poco scoccata la mezzanotte. Sono qui inginocchiata sul tappeto davanti al presepe incastonato nel mobile del salotto di casa. Depongo Gesù nella sua mangiatoia e rigiro tra le mani il biglietto di auguri più sgrammaticato che io abbia mai ricevuto, eppure il più sincero. Una lacrima di gioia riga il mio volto. Una nuova vita è nata dietro alle sbarre di un carcere. Natale quest’anno è accaduto tra le mura di cemento armato di una prigione, in mezzo ai poveri della società, i pastori di oggi. Uno di loro, un amico ormai, con il cuore traboccante di gioia a fine messa mi prende in disparte e tutto fiero mi dona una busta. Dentro ci sono i suoi auguri per me.
In queste settimane, contemplando l’annunciazione di Maria, mi colpivano due verbi: l’entrata e la partenza dell’angelo. “Entrando da lei” […] “E l’angelo partì da lei”. La libertà d’azione che ha la Grazia nel cuore di Maria: trova la strada libera, appianata, priva di ostacoli. Un’autostrada per lasciar entrare e uscire la potenza dello Spirito. Oggi un avanzo di galera mi ha mostrato come tutto ciò possa non solo essere ancora possibile, ma come tale docilità del cuore generi nuova vita. Proprio come accaduto a Maria. E di quanto io sia una semplice e povera pastorella che contempla tale avvenimento. Incarnazione della Grazia. Mi ha mostrato che il Natale accade, anche dentro a una cella. E come io, la persona più sgangherata e peccatrice, ultima in quanto a fede e fiducia rispetto al cuore certo di quel mio amico galeotto, sia stata resa spettatrice di tale bellezza e destinataria del bene. In quel biglietto il mio amico Antonio mi ha confidato di aver letto per la prima volta un libro per merito mio. Le sue parole, dall’italiano discutibile, mi hanno ricolmata di una cascata d’amore. Quello sincero, quello gratuito, quello genuino, quello di chi ti ricorda di splendere. Parole sgrammaticate ma pregne della libertà che è solo di chi si lascia visitare dall’Amore, di chi si fa ponte tra il Cielo e i poveri della terra, come me. Il suo cuore galeotto, privo di sbarre, ha permesso a Gesù di accasarsi. E quando la Grazia trova spazio, anche tra le pieghe di un libro, genera vita attorno a sé. Io oggi sono stata destinataria indegna e non meritevole di tale Bene. Auguro a ciascuno di noi di avere un cuore docile come Maria e come il mio amico Antonio perché l’opera di Dio trovi la strada del cuore libera. E ci auguro, anche, di avere occhi aperti a riconoscere i segni della vita generata dall’Amore, come i pastori, per diventare mani accoglienti un Bene immeritato ma donato a ciascuno.

Fonte immagine: Pexels

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