Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

dribbling
Peggio di un’incomprensione c’è solo un’incomprensione che, forse, non verrà mai chiarita. Le città somigliano assai alle persone: non sono frequentabili nel momento della gloria. La fortuna le rende volgari, la volgarità è anticipo di crudeltà: «La gloria è una forma d’incomprensione – scriveva Jorge Luis Borges -; forse la peggiore». A Nazareth è accaduto, quel sabato mattina, è accaduto al Re: dissero di non comprenderlo, lasciando dietro di loro il sospetto, invece, che l’avessero compreso assai. Scoprendolo contrario alle attese che battevano nel cuore. Fu così che in un lampo passarono dall’incanto alla rabbia: «Tutti erano meravigliati dalle parole di grazia (…) Lo condussero fin sul ciglio del monte per gettarlo giù». Tanti avevano promesso, a quelle promesse in tanti avevano fatto fede: quando la promessa s’avverò, invece che produrre batticuore – “Iddio è un buonuomo, è credibile!” – produsse furia, astio: “Si stava meglio quando si stava peggio, gente”. Tutto, guardate bene, nacque da un fattore che avrebbe dovuto essere cagione d’irrefrenabile contentezza: Dio era uno di loro. Era cresciuto al pari dei loro figli: una storia di casa, bottega e sinagoga. La paternità era nota, il suo albero genealogico era paesano, la gavetta era sotto gli occhi di tutti. Parve loro disonesta l’onestà di Dio. Quell’onestà che parve onestissima ad un’anima foresta come quella di Paolo: «Pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso» (Fil 2,6-7). L’inaspettato a Nazareth prese forma visibile: non Gli credettero, s’imbufalirono. Pareva uno di quei ministri che sogliono andare in giro senza veste, per non farsi riconoscere: «Non è costui il Figlio di Giuseppe?» Lo era per davvero, senza veste addosso. E nulla Gli impedì di essere pure Colui che tutti dicevano d’attendere. Fregati!
Gli sciocchi non capiscono le persone di spirito, figurarsi le persone spinte dallo Spirito. Loro – che nel vicinato si lodavano d’essere paesani della persona ch’era sulla bocca di tutti – pensavano che quella familiarità permettesse loro di saltare la coda, d’imbucarsi senza biglietto, d’essere raccomandati sulla carriera verso l’Alto. Quando fiutarono d’essere impotenti a manovrarlo, diffusero strane voci sul suo conto. Dissero ch’era un matto-esaltato: «Questa mania di dare del pazzo a quelli che non si comprendono! Che pigrizia mentale» (A. Nothomb). A fraintendersi sono buoni tutti, ma vuoi mettere l’atto rivoluzionario di capirsi? Era questo che il Paesano voleva spiegare loro: “Mettiamo da parte le aspettative e guardiamo in faccia la realtà”. Nessuna storia d’amore – non fa certo eccezione la mia storia d’amore con Dio – è esente dalle incomprensioni. E’ la volontà di superarle a fare la differenza. Niente da fare, non vollero capire ragione: non c’è più sordo di chi non vuol capire, più cieco di chi non vuol vedere. Quello che capirono fu ciò che bastò loro: che avevano capito bene ciò che Lui voleva dire. Che non L’avrebbero manovrato, tantomeno usato o condotto facilmente dalla loro parte solo per il fatto d’essere nati nel numero civico dinanzi al suo. Giocò d’anticipò, prima ancora che montasse la rabbia nei loro petti: «Nessun profeta è bene accetto nella sua patria». Che, tradotto, Gli accreditò stima immensa dal Cielo: “Chi mi ama mi segua, chi mi odia m’insegua!” disse. La partita è iniziata.
I vigliacchi – che sono sempre la gente più prossima – vanno all’attacco: «Si riempirono di sdegno, si alzarono, lo cacciarono fuori dalla città». Lui, Dio-fuoriclasse, replica con uno sfottò ai loro sfottò d’ultras: «Passando in mezzo a loro, si mise in cammino». S’ingegnò uno di quei dribbling che mandano sulle furie l’avversario, quello che tentava in tutti i modi di spingerti fuori-campo, fuori-gioco. Poi aprì l’acceleratore, seminandoli nei loro pensieri: «Di corsa e non in fuga, si porta dove il bisogno lo chiede» (A. Manzoni). D’ora innanzi Iddio non muterà ritmo: s’arresterà solo per dare un passaggio, mai per cambiare strada. E’ rossa come una rosa, vecchia come il tempo. Creata nella nuda roccia, con gli anni divenne snodo cruciale per le rotte commerciali della seta e delle spezie. Domani con Le ragioni della speranza (RaiUno, ore 16.10, in replica domenica mattina alle 6.20) saremo a Petra, nel sud della Giordania, una delle sette meraviglie del mondo moderno. Visitarla è lasciarsi guardare dalla sua bellezza. Per troppa bellezza, però, gli uomini possono anche non credere. A Nazareth, al tempo di Gesù, è capitato: i paesani minacciarono di gettarlo giù dalla rupe. Era fin troppo bello credere che fosse veramente Lui il Dio che tutti aspettavano. Chi gli diede retta, giura di non essere più riuscito a dormire: la realtà è migliore dei sogni. Come a Petra.

(da Il Sussidiario, 2 febbraio 2019)

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». 
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino (Luca 4,21-30).


Avviso parrocchiale
È rossa come una rosa, vecchia come il tempo. Creata nella nuda roccia, con gli anni divenne snodo cruciale per le rotte commerciali della seta e delle spezie. Domani con Le ragioni della speranza (RaiUno, ore 16.10, in replica domenica mattina alle 6.20) saremo a Petra, nel sud della Giordania, una delle sette meraviglie del mondo moderno. Visitarla è lasciarsi guardare dalla sua bellezza. Per troppa bellezza, però, gli uomini possono anche non credere. A Nazareth, al tempo di Gesù, è capitato: i paesani minacciarono di gettarlo giù dalla rupe. Era fin troppo bello credere che fosse veramente Lui il Dio che tutti aspettavano. Chi gli diede retta, giura di non essere più riuscito a dormire: la realtà è migliore dei sogni. Come a Petra.

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