Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

 Gmg

Meno della metà dei miei amici sapeva cosa fosse la GMG. Ad essere sinceri, io stesso ero a conoscenza solo del significato della sigla, ma non avevo minimamente idea del senso della Giornata Mondiale della Gioventù; per mia fortuna, quest’estate sono partito con un gruppo di amici alla volta di Cracovia, ed è così che ho scoperto il fascino e la magia di questi giorni di raduno per milioni di giovani provenienti da tutto il mondo.
Ragazze e ragazzi provenienti da ogni angolo del globo che ballano, cantano, pregano e si parlano con il sorriso sulle labbra: è questo il modo in cui “etichetterei” la GMG2016 vissuta a Cracovia.
In molti mi hanno domandato quale fosse il motivo per cui bisognasse riunirsi in un luogo ad ascoltare le parole del Papa, o che stimolo mi spingesse a prestare attenzione alle testimonianze di altre persone che vivono un vita totalmente differente dalla nostra; in molti si sono espressi dicendomi che, più semplicemente, ognuno da casa propria potrebbe informarsi su internet o accendendo il televisore sintonizzandosi sulle dirette di Piazza San Pietro; la risposta a questi dubbi e domande è molto banale, ma non affatto scontata: i giovani devono essere testimoni della Bellezza del mondo!
“Abbiate il coraggio di insegnarci, abbiate il coraggio di insegnare a noi che è più facile costruire ponti che innalzare muri! 
Abbiamo bisogno di imparare questo. 
E tutti insieme chiediamo che esigiate da noi di percorrere le strade della fraternità. 
Che siate voi i nostri accusatori, se noi scegliamo la via dei muri, la via dell’inimicizia, la via della guerra. 
Costruire ponti: sapete qual è il primo ponte da costruire? Un ponte che possiamo realizzare qui e ora: stringerci la mano, darci la mano. 
Forza, fatelo adesso. Fate questo ponte umano, datevi la mano, tutti voi.” (Papa Francesco)

L’esempio dei giovani … è questo che incessantemente invocava Papa Francesco durante le sue riflessioni, durante i messaggi di speranza e amore che rivolgeva alla folla stanca per le poche ore di sonno e i continui spostamenti, ma presente più che mai con il cuore e la mente aperti ad accogliere tutto ciò che veniva donato loro durante quei giorni; un esempio che non doveva finire una volta trascorsi i giorni vissuti in Polonia, ma un esempio che doveva stupire il nostro scorbutico vicino di casa, il compagno di classe che più ci sta antipatico, e persino i nostri fratelli e sorelle con cui normalmente si litiga appena è possibile; un esempio fornito da milioni di giovani che, con l’aiuto di Dio, può avere effetti che neanche possiamo immaginare in un mondo ormai costruito sull’odio e sui contrasti con le nostre alterità, con chi è “diverso” da noi.
E’ questo il messaggio che il Papa ha voluto dare alle ragazze e ai ragazzi accorsi a Cracovia per testimoniare il Bene del mondo; è un messaggio chiarissimo, ma non per questo di facile esecuzione.
Quanta fatica rivolgere sempre una parola di cortesia a quella persona del proprio gruppo che “non ci va a genio”, quanto è difficile condividere il proprio pranzo con un ragazzo francese che … bè, è francese, e non si sa bene per quale motivo a un italiano debba stare antipatico di principio, quanta fatica lasciare il proprio posto sui mezzi pubblici alla persona anziana che nemmeno ti ringrazia, ma anche quanta soddisfazione e gioia proviamo una volta che siamo riusciti a fare ciò.
“Costruire ponti”, per riprendere le parole pronunciate da Papa Francesco, è quanto di più grande possa fare un giovane nel XI secolo, dimostrando così al mondo che è ancora possibile creare relazioni basate sull’amore e sul rispetto, invece che sull’oppressione e il contrasto.
Questa “costruzione” è sicuramente iniziata in Polonia, tra le famiglie che ci hanno ospitato senza chiedere nulla in cambio; è iniziata tra i portoghesi, gli italiani, i brasiliani, gli americani e molte altre nazionalità ancora che, senza mai essersi incontrati prima, si rivolgevano un sorriso, una parola anche solo per conoscere il nome dell’altro; è iniziata all’interno dei vari gruppi che sono partiti per Cracovia e che hanno stretto rapporti intensi e significativi con persone che si vedevano ogni giorno nei corridoi della scuola o in parrocchia, ma con cui non si aveva mai avuto nulla a che fare; la costruzione dei ponti è iniziata, e merita di essere portata a compimento per impedire che l’ammonimento fatto da Papa Francesco ai presenti si realizzi: i giorni vissuti in Polonia, ha detto il Papa, non devono diventare una piccola parentesi di “mondo perfetto” della nostra vita, di cui negli anni ci ricorderemo pieni di nostalgia, ma dovranno essere la rampa di lancio per la costruzione di un futuro migliore, i cui “lavori in corso” sono iniziati a Cracovia, ma che dovranno continuare per tutta la nostra vita; se così non sarà, se una volta tornati a casa tutto tornerà come prima, allora la GMG di Cracovia non sarà altro che un fallimento.
Per far si che le speranze del Papa diventino realtà, c’è bisogno di ogni giovane esistente sulla faccia della terra, nessuno escluso, perché se anche uno solo lascerà che su di lui prenda il sopravvento l’egoismo e la diffidenza, allora sarà difficile, se non impossibile, auspicare a un mondo totalmente fatto di ponti e strade, vissuto in armonia con il prossimo; possiamo essere certi che in questo caso vivremo in un mondo fatto di muri e barriere che rovineranno l’umanità e la renderanno simile agli animali, che come scopo di vita hanno solo quello di sopravvivere, spaventati da tutto ciò che è diverso; e l’uomo, per tutti i doni e le qualità ricevute, non può permettere che la sua vita si abbassi a un tale livello che non spetta certamente all’essere creato “a Sua immagine e somiglianza”.
Costruire ponti e non muri: solo così, con l’accettazione e l’amore, la nostra esistenza significherà “vivere” e non “sopravvivere” spaventati dagli altri che ci appaiono con la pelle scura, l’abbigliamento strano o con una cultura particolare, ma che in realtà, se si osserva meno superficialmente, sono tali e quali a noi, sono nostri Fratelli.

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