Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

il 340x270.368568412 41aaGiusto ricercare strenuamente la verità, che, sola, può rendere liberi.
Necessario, forse anche eticamente, oltre che umanamente voler fare luce su quei misteri che dispiegano le ombre più cupe dell’animo umano, quelle colpe che generano il disprezzo per chi le compie, per il semplice motivo che fanno emergere le pieghe più vergognose dell’animo umano: la capacità di compiere violenza contro gli essere più indifesi, approfittando della fiducia concessa. Perché di questo si tratta, quando parliamo di violenza sui minori, in qualunque forma essa si svolga.
Penso al caso di Yara, dove ad una famiglia già tormentata, s’è aggiunta l’inquietudine di una seconda famiglia, senza toglierne alla prima. Già, perché se alla prima non è possibile riacquistare serenità in un paese predato dai mass media, la seconda è nella bufera, da quando un uomo è tra i sospettati, pur essendo (pare) ancora lontano l’accertamento della verità, dal momento che, di giorno in giorno, emergono elementi che intorbidano le – apparenti – certezze al riguardo.
È poi ancora più recente la notizia della proibizione alla celebrazione dei sacramenti per don Inzoli, a motivo di indagine in corso per pedofilia nei suoi confronti. Nessun processo penale, al riguardo, mentre i più storcono il naso di fronte a una punizione troppo mite. Dimenticando però che la Chiesa non ha carceri, di per sé, dunque il problema (quando c’è) è di tutt’altra specie. Dico quando c’è, perché, come per il signor Bossetti, finché non è fugato ogni ragionevole dubbio (come si dice: «fino a prova contraria») ogni cittadino è e dovrebbe essere innocente, per la legge, per i suoi concittadini e anche per la stampa.

Anche perché è necessario non dimenticare quanto sia facile e a buon mercato, forti del clamore che suscita in modo immediato, causare volutamente uno scandalo, al solo ed unico scopo di annientare qualche avversario scomodo. E un prete scomodo è – immancabilmente! – un prete che sta facendo per bene il proprio mestiere e che è finito, appunto per questo, nelle mire dia alche malintenzionato che vorrebbe tornare con più agio e tranquillità ai suoi loschi affari. Non essendo il primo caso del genere, è bene andare sempre coi piedi di piombo, per i motivi sopra esposti e assicurarsi con grande attenzione che i fatti descritti e denunciati siano veri e non un abile escamotage per infangare qualcuno che si è rivelato, per qualunque motivo un avversario funesto.
Risulterebbe tuttavia troppo semplicistico, oltre che fortemente ingiusto, chiudere in tal modo la questione.
Una Chiesa che tutela più la colpa degli stupratori che l’innocenza dei bambini non mi piace, perché è come una madre che giustifica il figlio prepotente, prima di tutelare il figlio che è in balia della prepotenza. E questo è ingiusto per ambedue.
L’amore per la verità impone di segnalare che la Chiesa ha il dovere etico, oltre che civile, di segnalare gli abusi, così come qualunque altro delitto che metta a rischio l’incolumità, in special modo dei piccoli, tuttavia non è suo il compito (non è, non può e non deve esserlo, a meno che s accetti il ritorno alla Santa Inquisizione!) di istituire un processo penale. I sacerdoti, tranne quelli che vi abitano effettivamente (e si tratta decisamente di un numero esiguo!), non sono cittadini vaticani, ma lo sono ciascuno del proprio Stato ed è ad esso che appartiene l’obbligo di celebrare un processo equo per tutti quei cittadini, sacerdoti compresi, che si siano macchiati di tali colpe.
Un ex forzato continua ad essere un forzato, anche anni dopo la sua libertà. Non sarà mai un uomo libero, perché avrà un passaporto giallo che lo marchierà a vita, rendendolo perpetuamente diverso dagli altri, dalle persone perbene. Ce lo ricorda Vicor Hugo, a imperitura memoria nel suo capolavoro senza tempo I miserabili.
Se poi la colpa è turpe, il poveretto è condannato prima ancora che sia accertata la colpa, prima ancora che sia eseguita la sentenza.
Artefici di questa condanna diventano i media, i social network sostituita ormai la pubblica piazza, si sono trasformata in gogna che accoglie i malfattori prima ancora che siano stati riconosciuti tali. Basta il sospetto della loro colpevolezza a far occupare loro, con le prime pagine, i primi posti per il pubblico ludibrio. E tutto ciò, nonostante siano sempre più numerosi, purtroppo, gli errori giudiziari che pongono fine alla dignitosa esistenza di tante persone che scaraventate in prima pagina, date in pasto alla pubblica, morbosa curiosità, non riescono a trovare pace, anche se innocenti, fino addirittura – talvolta – a por fine alla propria vita, esasperati. Ma anche quando ciò non accade, come rimediare? così come non è possibile restituire la vita, dopo averla tolta, non è possibile restituire gli anni perduti, che un innocente ha passato – incolpevole, oltre tutto! – in carcere, privato, oltre che della libertà, della vista dei propri cari, della possibilità di vedere crescere i propri figli e nipoti, di uscire con i propri amici, di condurre una vita normale. E tutto ciò, unicamente per un errore giudiziario!
Vale la pena pensarci, perché, finché si tratta degli altri, è sempre difficile capire cosa significhi passare anni e anni in carcere, innocenti!
Giusto richiedere la certezza della pena, ma prima, ma prima esigo che vi sia certezza della colpa e in seguito si fa pressante la misericordia, anche e soprattutto quando è impegnativa e ‘quasi impossibile’ persino da concepire, perché è proprio questa la forma di tenerezza richiesta al cristiano: la misericordia, che è propria di Dio, che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti e si volge a compassione, cioè tenerezza soprattutto dei suoi figli colpevoli, in special modo quando scelgono la via del bene, a dispetto dei pregiudizi che li accompagnano allo stesso modo del famoso passaporto giallo!


Alcune fonti

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