Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato


"Settembre,
andiamo. E’ tempo di migrare. / Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori / lascian
gli stazzi e vanno verso il mare"
(G. D’Annunzio, Alcyone).
Camminare:
voce del verbo crescere. Il verbo della Scrittura Sacra. Verbo di pastori e
mercanti, di seduttrici e prostitute, di soldati e di spose. Si cammina con le
parole. Con i gesti. Con il pensiero. Si cammina e camminando s’apre il
cammino. E quando il sentiero si apre, lo assicura Zucchero, respiri l’odore
dei granai, gli occhi si chiariscono e fioriscono i nevai. Camminando sembri
più grande perché nuove distanze ti riavvicinano. Al cielo. Alla terra. A te
stesso! Camminare è sentire musica che danza nei piedi. Ricordi che sgambettano
nel cuore.
Imparare a
camminare per imparare a danzare.
Imparare a
danzare per imparare a parlare con Dio.
Parlare
con Dio per imparare a camminare. E la storia riparte da zero.
Perché
l’uomo, senza Dio, è nulla. O meglio, un pugno di polvere. Che sogna di
imparare a camminare.
Anche il
prete cammina a settembre. Una comunità lo saluta, un’altra lo accoglie. Passi
faticosi perché urtano contro un cuore che s’affeziona, che senti piangere, che
ti rammenta la tua umanità. Cammino anch’io in questi giorni. Da Sacra Famiglia
a Roma: il mio secondo viaggio per conto di Dio.
1000
giorni è durata la mia prima tappa. Sembrano un’eternità. O forse sono stati
troppo pochi. Di certo agli occhi di Dio sono come un turno di veglia nella
notte. 1000 giorni in cui ho visto i germogli della primavera, i sapori
dell’estate, i colori dell’autunno, i venti dell’inverno. Nella natura. Ma
anche nel cuore. Giorni di fatica e di bellezza, di
simpatia e d’incomprensione. Di sole, di cuore e d’amore.
I
miei primi mille giorni di prete!
Arrivato
con un pugno di cose: quelle essenziali! La mia Bibbia, 24 anni di storia, un
carattere caparbio, esigentissimo e appassionato. Ri-parto con un pugno di
cose. Quelle essenziali: la mia Bibbia, 27 anni di storia, un carattere
caparbio, esigentissimo e appassionato.
Ai miei
ragazzi ho chiesto un regalo: che mettano nelle mani di Dio la storia di questo
debole uomo che nutre un sogno gigante: diventare santo! Loro pregano per me,
io prego per loro! Che brividi, nell’eternità, quando magari scopriremo che un
gruppo di amici festeggia una vittoria sudata: la santità!
Una
vittoria partita ai piedi di un Crocifisso di città!

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