Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

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Siete entrate e uscite dalla chiesa del paese uguali identiche: non un cenno che facesse sospettare qualcosa di ciò ch’è avvenuto lì dentro. Nessuna novità nello sguardo, nella fisionomia, nel (sor)ridere: anche stasera, come da oltre cento giorni, continuerete a succhiare il latte dalle mammelle della mamma, a rincorrere il sonno come due leonesse ruggenti, a strappare applausi con il solo moto dello sguardo. A spazientire il papà che governa il mondo con il suo cellulare. Chi vi avrà visto ieri e vi rivedrà domani, se non lo sa, dirà che non è cambiato nulla: “Come se niente fosse!” Altri diranno che non è giusto che ai bambini vengano fatte queste cose, violando la loro libertà di scelta. Eppure, oggi, all’insaputa di tutti è cambiato tutto: di quello già accaduto, ma anche di quello che deve ancora accadere: «Emma e Ginevra: io vi battezzo nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo (Amen)». Sono bastate delle semplici parole, che si ripetono da secoli e secoli, per cambiare tutto ciò di cui potreste divenire capaci: non sono parole qualsiasi, ma di quelle che hanno il potere d’infilarsi nella memoria e accenderla, infastidirla, accarezzarla. Oggi, per la prima volta in assoluto, siete diventate cristiane. Alla faccia!
In una chiesa di paese che, da fuori, è una chiesa “anonima”, una come tante. Eppure non lo è: è la nostra chiesa. Lì, in quel fonte, sono registrati e custoditi gli sguardi, le risa, i pianti di migliaia di bambini che, nel tempo, si sono fatti grandiegrossi. Pure dei coraggiosi cristiani: se un giorno, oltre alla storia civile, v’innamorerete anche di quella religiosa, imparerete che la Terra Santa non è una zona ai confini tra il Libano e la Giordania, ma sono i km quadrati del paese dove siete nate voi. Terrasanta è tutta la terra: a renderla terra è la geografia, a poterla rendere santa sono i suoi abitanti. E’ bastato un pugnetto d’acqua per cambiare la vostra potenzialità: da bambine qualsiasi (anche se, qualsiasi, per qualcuno non lo siete mai state!) a ereditiere del Regno dei Cieli. Sembra pazzo, ma non lo è. E’ Dio ad esserlo.
Un domani, sfogliando l’album di oggi, magari chiederete: “Ma che peccato avevamo fatto noi per dover essere perdonate appena nate?” Sarà una domanda suggestiva che chi vi ama attenderà come l’apparire del primo sorriso, del primo dentino, della prima parola. Sarà bellissimo, allora, raccontarvi che non c’era nessun peccato addebitato sul vostro conticino. Quel giorno, oggi, a voi è stato fatto dono di un’eredità: la fede cristiana, la nostra lunghissima storia d’amore con Dio. Così lunga che – quando disegneremo l’albero genealogico di casa, la Chiesa (maiuscola) – arriveremo su-su-su fino ai tempi di marcocaco: Adamo ed Eva. Che sono i nostri due primi nonni: sono stati loro ad iniziare la nostra famiglia. Là, piaccia o non piaccia, c’è il nostro DNA. Ma dell’eredità, come di ogni eredità, non fa parte solo il credito, l’amicizia con Dio, ma anche il debito: il tentativo di fuggire via da Dio, ch’è stata la prima grande mattità dei nostri nonni. A tutti fa piacere ricevere un’eredità, ma non tutti ricordano che nelle eredità ci sono crediti e debiti che ti vengono trasmessi. Non soltanto crediti.
Avere pensato male di Dio – ch’è stato il debito lasciatoci dai due nonni – voi non l’avete mai fatto, finora. Però, siccome “il sangue è quello”, nel vostro DNA c’è il rischio che possa accadere. Come quando il nonno ha gli occhi azzurri, è facile che qualche nipotina nasca con gli occhi azzurri: vero Emma? O se qualcuno ha uno zio intelligentissimo, è facile che qualcuna abbia lo stesso sguardo di lui: vero Ginevra? Ecco che cos’è accaduto oggi. Che il buondio si è scomodato per voi due, per dirvi: “Tenetevi il credito, non tremate per questo debito: ve lo pago io, perchè non l’avete maturato voi. Però, d’ora innanzi, ciò che farete di bello e di menobello, avrà per sempre la vostra firma”. La veste bianca è tutta qui.
Per due ereditiere così, gli spasimanti non tarderanno. Chiunque saranno, comunque, sappiano che arriveranno secondi: il vostro primo spasimante è stato Dio. Che, per amore, ha saldato per voi il debito. Qualcuno, vedendovi, dirà: “Speriamo non perdano la fede!” Altri: “Prima o poi la perderanno, com’è vero che esiste Cristo!” I più studiati: “Vedendo chi le ha battezzate se non la perdono loro, chi potrà perderà?” Invece, alla faccia, la fede voi non la perderete più, perchè la fede non si perde mai: nessuno la può perdere, per quanto si possa impegnare. Al massimo la fede smetterà di plasmare la vostra vita, diventando una cosa che metterete in ripostiglio, che non userete più, che manco ricorderete d’avere. Sappiate, però, che lei resta lì: a disposizione, senza tenervi il musetto, pronta a rimettersi tra le vostre braccia quando sarà. Quando voi vi addormenterete in questa magnifica storia fino quasi a dire “A cosa ci serve noi avere un Dio?”, Dio si comporterà come mamma-e-papà: starà fuori dalla porta a passeggiare avanti e indietro. Pronto a rientrare al primo squillo di tromba del vostro pianto: per riaccendere la luce e togliere via la paura.
Ecco la (doppia) candela accesa che papà ha portato a casa dalla chiesa oggi.
Buon viaggio, allora, splendide ereditiere. E se Dio, per salvare le vostre animebelle, vi porterà spesso in mezzo alle onde marine, tra i cavalloni giganti, a contatto coi pescecani, non bestemmiatelo (come si usa fare da noi). Il fatto è che lui, per proteggervi, vi porterà sempre là in mezzo: perchè, là, i vostri nemici non sapranno nuotare. E, nel pieno di quelle manovre, scoprirete che siete un argomento appassionante di conversazione per Dio in persona. È tantaroba, credete a me che sono da quelle parti da una vita intera.
Non perdetevi gli appuntamenti al buio con Dio: è lì che (vi) dà il meglio di Sè.

Con amore immenso,
vostro zio Marco

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