Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Cristoddìo non è uno scimunito. (In)seguito di giorno e di notte dalla folla che gli fa una pressione boia tutt’attorno, sa bene che quella stessa folla non ha il desiderio della verità: le basta una qualche piccola illusione che la mantenga viva. Sa che, così facendo, non fa altro che prediligere l’irrealtà alla realtà: il fatto è, però, che l’irrealtà esercita su di lei la medesima attrazione della realtà. Finendo per confonderla e impedirle di riuscire a distinguere ciò ch’è reale da ciò che reale non è. Per questo Cristo si guarda bene dall’alimentare anche solo di un fiato l’illusione nei loro cuori: «Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me non potrà essere mio discepolo». Lo mette subito in chiaro, all’inizio della sequela: perchè nessuno pensi che seguirlo possa portare frutti diversi dalla persecuzione, dall’odio e dalla Croce. Così facendo, poi, nessuno tra coloro che decideranno di andargli appresso, potrà dire d’essere stato tenuto all’oscuro del prezzo, ch’è stato abbindolato approfittando dell’ingenuità. Che poi, a leggerle tutte d’un fiato – «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la propria vita, non può essere mio discepolo» – manca quasi il respiro: “Come riuscire ad amare Dio in maniera così cruenta, assoluta, più di qualsiasi altro amore?” Sarà possibile?

Previsioni serie, comunque, quelle di Cristo: non come quelle del “sereno – variabile”, la versione moderna di quelle della nonna che, con venticinque gradi, ti dice di portartela dietro una giacchetta, perchè “non si sa mai!”. Quelle di Cristo, invece, sono certosine: non fosse altro per l’interesse che Lui ha che l’uomo non creda, ad un certo punto, di volare quando invece sono dei semplici calci nel sedere. Per questo prende a prestito le leggi dell’edilizia per mostrare come, alla fine, più che di fede la sequela sia una questione di logica: «Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa, a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?» Per coloro ai quali l’edilizia fosse strana, rilancia il paragone con la guerra: «Quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini uno che gli viene incontro con ventimila?» Illudersi di farcela è rischiare d’essere messi alla berlina da chi assisterà alla scena. È questa la preoccupazione del Cristo: che qualcuno, illudendosi d’andargli dietro per sistemarsi la vita, non si butti giù dal ponte quando dovrà pagare il conto di tale bellezza. Un discorso onesto.

Perchè nessuno si faccia ridere dietro da qualcun’altro! È questo l’affanno di Cristo. Che nessuno si illuda oltremodo: le illusioni, in amore, han il potere di inquinare fino a procurare un male cane. Sono il più grande nemico dell’anima. E il mondo questo lo sa: sa bene che la massa non ha mai il desiderio della verità. Chi potrà fornire loro delle illusioni immediate, in un breve tempo potrà venire eletto come loro comandante. Al contrario: chi tenterà, anche solo come impulso di buon cuore, di distruggere quelle loro comode illusioni verrà sempre considerato un carnefice, e loro le solite povere vittime. È così che va il mondo: «Nulla è più facile che illudersi, perché ciò che ogni uomo desidera egli crede anche che sia vero» (Demostene). A chi, in tempi non sospetti, gli rinfacciò di essere troppo esigente in amore, Cristo mostrò d’esserne convinto: “Penso che di amori-paradiso non ce ne siamo poi così molti in giro” avrà risposto loro con il suo viso pieno di silenzio. Disse queste cose – che, cioè, era impegnativo stare con lui. Che lo mettessero in conto – perchè voleva loro bene: sarebbe stato più facile dire loro ch’era d’una semplicità imbarazzante. Preferì essere onesto sino dal primo giorno: l’amore è una cosa seria. Anche perchè ci vorrà poi una forza d’animo elevata a tener fede agli impegni presi: una volta chiuso con le illusioni, queste cercheranno comunque di buttar giù la porta per dirti ch’esiste qualcosa di meno faticoso. Per dirti che, altrove, loro quell’amore l’han trovato scontato.

(da Il Sussidiario, 3 settembre 2022)

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo» (Vangelo di Luca, 14,25-33).

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