Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

bolledisapone

Ci diranno la cosa più scontata – “buon anno” – con la faccia di chi all’alba è costretto ad indossare un sorriso di circostanza. Oppure opteranno per una più simpatica “buona fortuna” immaginando la vita come una roulette russa. C’è da giurarci che qualcuno – vista la prevedibilità del nostro mondo – ci stringerà la mano e basta, magari senza degnarci neppure di uno sguardo. La maggioranza sceglierà di fare gli auguri con i 160 caratteri di un anonimo sms, rigorosamente condiviso con tutti i numeri della rubrica e specificando da dove parte; perchè l’importante non è l’augurio ma che tu sappia dove sto trascorrendo il Capodanno. Sono gli auguri più scontati dell’anno, quelli che ti farebbero venire voglia per un giorno di spegnere il telefonino e saperti monaco solitario in una zona sperduta e senza campo dell’umanità.
Siccome quest’anno c’hanno assicurato che sarà l’ultimo a disposizione dell’uomo – e per renderlo più credibile sono andati persino a scomodare le vecchie e polverose profezie dei Maya – tanto vale per una volta farci gli auguri più belli, quelli che in punto di morte almeno una volta avremmo voluto sentirci fare al posto dei soliti convenevoli da gatte morte. Lo sappiamo che lo spread vola, che la benzina sale e le aliquote crescono. Che la manovra continua, che la politica non molla e la Chiesa nemmeno. Come sappiamo che le celle delle galere sono sovrafollate, che la Caritas non regge le richieste e i profughi stanno sbarcando. Siccome lo sappiamo già, almeno per un giorno regaliamoci un augurio diverso: che sia un anno all’altezza dei sogni di ognuno. E’ vero che ci hanno dato in mano una poesia già scritta, un foglio tutto pieno di parole che a parer loro dovremmo solamente ripetere e fotocopiare. Ma potrebbe anche essere l’anno in cui scopriamo che ai bordi di quella pagina già scritta ci sono dei margini rimasti bianchi. E’ la zona in cui i poeti scarabocchiano le correzioni ai loro poemi, in cui lo studente si segna le parole più importanti per l’esame, in cui le sbavature della prima bozza trovano un’evocazione più ardita, meno formale e più fascinosa. Nei vecchi manoscritti sui margini corre la grandezza di un poema divenuto eternità. Lungo i margini di un anno che ci hanno già stampato e confezionato, l’augurio è che qualcuno s’arrischi di vedere occasioni nuove dove tentare voli inaspettati, dove liberare l’immaginazione creativa, dove vincere la paura per scrivere dei giorni inediti di storia che non siano quelli prevedibili e spenti che ci auguriamo da millenni a questa parte.
Sarà l’ultimo anno per i creduloni delle profezie, ancor disposti a farci ridere dando fiducia a maghi e astrologi che non ne azzeccano mai una. L’augurio è che sia anche l’anno di chi, facendo leva sulla sua capacità visionaria, sappia leggerci dentro il segreto per non soccombere sotto il peso della disperazione. Lo sprovveduto – magari davanti ad un bicchiere di Rosso – ci augurerà che sia l’anno più bello della storia; chi cammina coi piedi per terra non chiederà così tanto ma semplicemente che sia il miglior anno possibile. Perchè dopotutto il tempo è il dono più bello che il Creatore riaccredita ogni anno alla sua creatura. E dentro il tempo la capacità si sognare e piangere, di ridere e divertirsi, di organizzare ed essere pronti a ripartire. Per chi vorrà sarà un anno di “margini bianchi”. La sfida sarà quella di raccontare l’altra faccia dell’Italia (e delle galere): quella che non si piange addosso ma non smetterà mai di sperare. A quest’Italia l’augurio più bello: che sia un anno all’altezza dei sogni.
Quelli che nel passato hanno scritto pagine di storia e di eroismo.

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