Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

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Anche questa domenica, ci accompagna l’immagine del deserto, accompagnata da una promessa di «consolazione», attraverso la certezza che «la strada sarà spianata», perché la richiesta è che «ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata».
Colli e monti, deserto e steppa rappresentano, per il viandante, intralci lungo il cammino e cause di rallentamento, lungo la marcia: il clima “infernale” del deserto (a causa delle forti escursioni termiche, sempre presenti sia nei caldi che nei freddi) sfianca la resistenza del pellegrino, mentre la pendenza e l’irregolarità del percorso, lo spingono, in ogni caso, a decelerare.
Il profeta (anonimo autore del VI secolo, che vive con il popolo, deportato a Babilonia, e che continua il libro delle profezie del grande e primo Isaia) vuole garantire ad Israele il ritorno a Gerusalemme e la sconfitta di Babilonia. La profezia non è, però, molto esplicita, per timore di una reazione violenta da parte dell’autorità babilonese, per cui il riferimento è all’uscita dall’Egitto e alla liberazione, ottenuta al tempo dell’Esodo, con Mosè.
Con immagini che si rincorrono, è garantita la presenza salvifica e benefica di Dio, che si prende cura del proprio popolo, attraverso la potenza che Lo caratterizza, a servizio, però, dell’altrui debolezza (e non contro di essa!); «porta gli agnellini al petto» e «conduce pian pano le pecore madri», sottolinea il profeta: si tratta di due immagini che sottolineano la tenerezza e la sua capacità di prestare attenzione alla fragilità dei singoli, difendendoli e sorreggendoli personalmente, nei loro momenti di difficoltà.
Con l’avvento di Cristo, vediamo in Giovanni Battista l’«uomo del deserto», che apre vie nuove d’accesso a Dio, mentre figura del Buon Pastore è Gesù stesso, che offre, spontaneamente la propria vita, quale coronamento di un’intera vita “in offerta” per ciascuno di noi, nella pienezza dell’amore.

 

Dal deserto della prima lettura, il Vangelo ci scaraventa nella brulicante città di Gerusalemme, proprio nella Domenica Palme della Settimana Santa. Quando la liturgia ci fa questi scherzi, abbiamo sempre un attimo di smarrimento: perché una simile lettura, proprio in tempo d’Avvento. Sembra quasi fuori luogo.
In questo brano, ritroviamo la tenerezza della Prima lettura: Gesù è Re, ma fa il proprio ingresso a Gerusalemme, luogo della gloria, per i re d’Israele, cavalcando un’asina e non un cavallo bardato come di ritorno dalla guerra.
È fondamentale, per noi, ritornare con la mente e con il cuore a questo passo, perché ci ricorda che Dio entra nella Storia non con la forza e la magnificenza, ma, quasi in punta di piedi, dal basso, nell’umiltà di una mangiatoia, poco fuori dalla città. Contraddice le nostre aspettative e ci invita ad andare oltre i nostri pregiudizi.
Dalla Culla, alla Croce, nel segno dell’asino. Sembra quasi paradossale, eppure se c’è un’animale che segue, con fedeltà il Cristo, è proprio lui. Vituperato, rinnegato, vilipeso. L’asino, con un mix di caparbietà e mansuetudine, infaticabile lavoratore, ci mostra come si possa costruire il regno di Dio.
È nel piccolo che Dio prende dimora. È nel nostro quotidiano che cerca la nostra collaborazione per l’edificazione del Regno di Dio. Non ci chiede molto, ci chiede Tutto. Di confidare completamente in Lui, per riempire del Suo amore ogni nostra azione, anche la più umile, anche la più piccola, anche la più (apparentemente) imperscrutabile.
“Dio ti vede sempre” a qualcuno pare una minaccia. All’anima affidata a Dio, non provoca turbamento, bensì sollievo: è certezza che Dio ha contato ogni lacrima (anche quelle soffocate nel cuscino, nel silenzio della notte), che Dio ha visto ogni volontà di bene, anche quando è stata sopraffatta dal Male, che non si è perso assolutamente nulla di ciò che riguarda i propri figli (neppure ciò che è rimasto nascosto al resto del mondo).
È con questa consapevolezza e con questa fiducia che vogliamo guardare a Gesù Bambino, anche quando non comprendiamo le Sue scelte e il Suo disegno su di noi.

 

Rif. Letture festive ambrosiane nella IV Domenica di Avvento, Anno A (Isaia 40,1-11; Ebrei 10,5-9a; Matteo 21,1-9)


Fonti: Parole Nuove, don Raffaello Ciccone
L’asino nella Bibbia (Paoline)

Fonte immagine: Pexels

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