Festa del Battesimo di Gesù (Anno A)
In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?» . Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia» .
Allora Giovanni acconsentì.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed una voce dal cielo disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» .
(Dal Vangelo secondo Matteo, cap. 3,13-17)
Ma come? Appena nato e già è cresciuto! E in tutti quei trent’anni di silenzio cosa c’avrà mai combinato? Io faccio fatica a pensarLo. Posso capire l’Incarnazione, la guarigione del cieco, la risurrezione di Lazzaro. Anche lo schiaffo del soldato, la crocifissione, la morte, la Pasqua: ma questi trent’anni sono davvero difficili da guardare. Mi riesce ostico immaginarlo scalmanato rincorrersi dietro i muri di Nazaret, rincasare frettoloso sotto le prime gocce di pioggia. Eppoi i capelli che Gli crescono, la pialla di papà tra le mani, la scheggia che può pungerlo o il passante che può urtarlo chiedendogli la via. Anni inenarrabili di donne, di stagioni e di paesi. Cosa ne avrà fatto di questi trent’anni passati in una casa di poveri, con la sua fame e il suo pane ogni giorno. Seduti a masticare tutti e tre attorno ad un tavolo col vino che scende a sorsate nelle loro gole. E per dormire la notte. E per la sete il pozzo. E per la gioia, gli affetti e tutto il resto: silenzio. Fate presto voi a riconoscerlo quando non avrà una pietra dove posare il capo, quando ogni suo passo avvererà una profezia, quando ogni minima parola andrà a ruba. Ma a Nazaret, mentre s’addormenta ogni sera in un letto comune, mentre insegue le quotidiane faccende, mentre scambia parole che non sono di vita eterna: che cosa sono questi trent’anni? Eppoi questa passione sfrenata per tutto ciò che sa di acqua. Pensa: si fa battezzare nel fiume da Giovanni, il suo primo miracolo sarà quello di trasformare l’acqua in vino, sceglierà uomini avvezzi all’acqua come i pescatori, si trastullerà sulla superficie dell’acqua, attorno ad un pozzo presenterà dell’acqua che disseta per l’Eterno. E ci sa pure fare con l’acqua: ci pescherà pesci a dismisura, livellerà le tempeste, laverà dei piedi con quest’elemento primordiale. Un Uomo e la sua passione per l’acqua.
Oggi Ychai s’è reso conto che Dio non è come Rebecca. Rebecca è bellissima e lei lo sa. E ogni tanto se la tira. Anche Lui sa di essere Dio, ma non se la tira. S’impantana tra gli uomini per accendere dentro l’oscurità la nostalgia della luce. Non è un fringuello che zittisci con del miglio e una vaschetta. Nemmeno un sacrocuore di gesso da murare in una nicchia soffocandolo di candele. Ci siamo innamorati di Lui perché bello, con gli occhi dolci, i capelli divisi da una riga sottile e la barba bionda. Non abbiamo capito nulla di Te, Cristo. Perdonaci tutti. E grazie per questo tuo inseguire l’uomo nelle acque torbide, questo correre affrettato verso chi non Ti merita, questo darti in pasto alle bocca dell’umano.
Io a Lui: “Tu da me?”
Lui a me: “Sì, mi mancavi, Ychai”.