Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

lavarsi1Sono gli albori della storia sacra e il piccolo popolo scelto da Dio sta muovendo i primi passi: occorre, però, organizzargli la speranza. A guardarli sono un’accozzaglia di straccioni; fra qualche anno da quest’orda di beduini, attraverso un lavacro di conversione, Dio strapperà la sua umanità. Il libro dell’Esodo pullula di miracoli più di ogni altro libro in lingua sacra: le dieci catastrofi d’Egitto, il guado asciutto del Mar Rosso, la manna mattutina e altri fenomeni grandiosi sono appena il preludio alla quarantena del grande balbuziente Mosè tra le nuvole del Sinai. Sopra un’altura il dito divino scalpella il codice (liturgia della III^ domenica di Quaresima). Lassù si respira un’aria rarefatta, la frase ebraica si asciuga ancora di più, si riduce all’essenziale. Usciranno scolpiti diciassette versetti noti anche a chi non ha mai tenuto in mano il Libro Sacro. Sui banchi di scuola c’hanno raccontato di Prometeo che volle rubare il fuoco agli dei e, col fuoco, una scintilla del loro smisurato potere: e ci riuscì. Ma Giove, una volta accortosi del furto, lo fece incatenare su una roccia del Caucaso. Nella fantasia popolare e scolastica è rimasto il simbolo dell’audacia e della fierezza, l’eroe della stirpe umana, il promotore inquieto delle rivendicazioni che ha saputo contrastare con successo l’egemonia celeste. Basterebbe questa leggenda per provare vertigine di fronte all’abissale differenza con il Dio cristiano, un Dio che non soffre di gelosia. Per Dio, Mosè non è la fotocopia di Prometeo. Non considera l’uomo come un rivale, ma come un partner che collabora con Lui nel cantiere sempre aperto della creazione. Come “socio”, cioè di pari dignità nella sua cooperativa di lavoro. Non si macera nel timore che un giorno l’uomo debba trafugargli i brevetti delle sue invenzioni. Non nasconde i suoi segreti nella cassaforte del mistero, ma li squaderna sotto gli occhi dell’uomo. Non teme la concorrenza, ma s’innamora della collaborazione.
Dieci delicatezze d’amore, forse troppo complicate da ricordare tutte. Gesù Cristo le ha sintetizzate in un’appassionante sintesi: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze. Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22,37). Ti sei mai cotto di una ragazza o di un ragazzo? Di’ la verità: non gli avresti tolto neppure un capello se era amore schietto, pulito! Se invece era finto amore, te la mangiavi con gli occhi. Non vedevi l’ora di possederla. Ma quello era amore-bugia. Ti è mai capitato d’incontrarti con una persona bella, schietta, in gamba, tanto da dire: “Ma che forte è quello!”. Ti ha rapito il cuore perché i suoi occhi ti guardano ma ti lasciano libero. La sua mano stringe la tua ma non la trattiene. Il suo amore ti avvolge, ma non si chiude. Io vedo nella mia vita, pur nella povertà della mia testa che non capisce un tubo, un numero grande di delicatezze di Dio, vedo delle cose troppo belle, per cui faccio degli applausi al Signore che se uno mi vede dice che sono matto. Quando ho scoperto che Cristo è vivo, che io gli sto a cuore e che mi vuol bene fino a maciullarsi su una croce, ho detto: “Questo o è pazzo o non si può buttare via senza prima avergli dato un’occhiata!”. Quando ho visto che non te le manda a dire le cose, ma che è libero, che dice pane al pane e vino al vino, che dice: “Vieni dietro a me, starai bene”, ho detto: “Basta, me ne frego di tutto e sto solo con Lui”. Bestemmiarlo? Cancellato. Anzi: mi viene voglia di stare nel difficile, nell’impossibile. Quando vedi che quelli, pur di apparire, vendono tutto, che per far carriera vanno a letto con il primo che passa, ti prende una pena che vorresti gridare: “Stai con Cristo! Metti Cristo nel cuore! E ti scrollerai di dosso tutte queste porcherie”. Ricordati: non esistono lupi cattivi, ma solo lupi infelici. Ecco Cristo che cos’è capace di fare.
Era capitata la stessa cosa a un gruppo di persone, nemmeno tutte troppo giovani, alcuni erano anche padri di famiglia. Passa Gesù che li aveva notati tante volte immersi nei loro lavori, nei loro pensieri, abbarbicati alla loro terra, o meglio al loro lago e alle loro abitudini, li guarda e li chiama. Li toglie dal torpore, li lancia su un futuro diverso: Andrea non stare a raschiare questo lago con le tue reti tutta la vita, vuoi buttarti nella avventura del Regno di Dio? Garda che non sarà una vita facile, ma io ti sosterrò. Ti interessa? Andarono e videro dove abitava, dice il vangelo di lui e di Giovanni. La gioia dell’intimità con Gesù scatena un tam tam che non si ferma più. Andrea lo dice a Pietro, lo viene a sapere Natanaele, la voce corre per tutta la Palestina e correrà per tutto il mondo senza mai fermarsi. Da allora molti uomini e donne hanno sentito questo invito testimoniato e lo hanno seguito.
I comandamenti qualcuno non li rispetterà: “robe da vecchi” – si giustificheranno. D’altronde anche il sapone esiste da millenni: eppure ancor oggi c’è gente che non si vuole lavare. Stranezze dal mondo degli uomini.

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