Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

Classe 1986, orgogliosamente nata sotto il sole del 13 agosto. Ama scrivere e vi si cimenta, con alterni risultati, dall’età di otto anni. Privilegia, inizialmente, racconti e scopre la poesia solo più tardi, a 14 anni. L’amore per Dostoevskij sboccia tramite il suo mentore (non solo calcistico), Zvonimir Boban. Dopo la maturità linguistica, consegue la Laurea Triennale con una tesi dal titolo: “La lotta con l’angelo. Il rapporto con Dio nella poesia di Giorgio Caproni e Alda Merini”. Quasi dieci anni esatti dopo (luglio 2021, nell’anno dell’ottavo centenario dalla morte di s. Domenico di Guzman), consegue la laurea magistrale, con una tesi di editoria multimediale, dal titolo “S. Domenico a Milano: un progetto multimediale”.

Ama gli sport di squadra (praticati soprattutto durante l’adolescenza) mentre ora predilige la corsa, per motivi pratici. Il sogno nel cassetto è incontrare Benedetto XVI, modello di fede e di stile.

Subisce quotidianamente il fascino del mistero che si cela dietro l’imponderabile varietà dell’essere umani e cerca la Bellezza, soprattutto negli angoli dove sembra impossibile scorgerla.

«Quando uno sogna da solo, è soltanto un sogno, quando si sogna insieme, è la realtà che comincia» (H. Camara): credo descriva bene la realtà di questo sito, che ha senso solo in quanto popolo in cammino, con un progetto comune di fede, sui passi del Cristo risorto.

«Partita finisce quando arbitro fischia» (V. Boskov) sono le pragmatiche parole che riassumono una vita intera, forse persino la storia del mondo: i conti si fanno solo alla fine.
«Non è vero che non esistono risposte giuste o sbagliate. Siamo noi, al massimo, a non conoscere quale sia quella giusta» (Dr. House): è l’emblema dell’apertura al Mistero che ogni intellettuale ed uomo amante del sapere, che sia davvero onesto, dovrebbe avere. Ci potranno essere ambiti in cui si è carenti di preparazione, ma non è possibile abdicare alla giustizia, solo perché si pensa di non riuscire a stabilirla.

«Io al mio popolo gli ho tolto la pace: Non ho seminato che contrasti, discussioni, contrapposti schieramenti di pensiero. Ho sempre affrontato le anime e le situazioni con la durezza che si addice al maestro. Non ho avuto né educazione né riguardo né tatto. Mi sono attirato addosso un mucchio di odio, ma non si può negare che tutto questo ha elevato il livello degli argomenti e di conversazione del mio popolo»: è di don Milani, ma calzerebbe pienamente al mio Rettore del Liceo. E sarebbe bello si potesse dire anche di noi, nel nostro piccolo: perché le discussioni, anche accese, nella Verità, sono motivo di crescita reciproco.

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