Nella cappella del convento, le suore in attesa erano arrivate al quindicesimo mistero del Rosario, quando suonò il campanello della portineria. Trafelato, il predicatore si scusò imbarazzato dicendo alla superiora che l'attendeva: "Mi dispiace, Madre, ma non sono riuscito a prepararmi...".
"Non importa" - rispose cortesemente la superiora. "Parli pure a vanvera".

Peccato che Mosè raccomandi tutt'altre parole. E' allucinante nella sua esattezza. Precisa: "queste mie parole". Queste qui! Non altre: quelle che piacciono, i passaggi del Cantico e dei seni come cerbiatti, della colomba nascosta nelle fenditure della roccia e del Gesù biondo e col pizzetto versione Harry Potter. Del Gibran trasformato in Scrittura e dei versetti del salterio inzuppati di new age. No: proprio queste. Garantito che, se il cuore è aperto, quelle parole sono giuste per te, non altre. Non è questione di quantità, con Dio è doverosa la qualità. Basta una parola, forse una sillaba, peggio ancora uno spazio di silenzio... perché la Bibbia ti metta ko. Perché la Scrittura non è parola di uomo, chiacchiera da parrucchiera, gossip da canonica "versione congrega" (termine tecnico veneto per indicare la riunione dei parroci il primo giovedì di ogni mese). La Scrittura rimane dardo lanciato dall'alto per trafiggere e tornare dopo aver trafitto. Ma l'uomo è un genio diabolico: riesce a trasformare il dardo in una confezione di miele ambrosoli. Scrivendoci: "sponsor ufficiale della nazionale cristiani permododidire".
Parole da custodire, secondo la ricetta prescritta dal patriarca, "nel cuore e nell'animo". Solo quando lambiscono l'interno, acquistano la capacità di cantare. Di parlare. Di evocare. Sono costruite per entrare dentro, per allargare l'immaginazione, per spolverare l'anima. E prendono la forma di chi le accoglie, al pari dell'acqua che s'inventa geometrie sempre nuove a seconda del contenitore che l'ospita. Sbocciano nel cuore: finchè sta nel cervello non fa problemi. E' parola dotta, brillante, sapiente, illuminata, spiegata. Fredda! Quanti libri scritti per spiegare un messaggio vissuto da Uno che non ha mai scritto! Carta straccia...! E' quando scende nel cuore che la Parola diventa pericolosa: sconvolge e infiamma, straripa e allaga, denuncia, coinvolge e strapazza. Irride, provoca e lambisce. Taglia, sveste e denuda. Accende, brucia e colpisce. Stropiccia il sonno e accende la curiosità del cuore. La riconosci subito questa parola: chi la pronuncia non la possiede, ma ne è posseduto. La sua bocca è calda, appassionata, divorata dal furore. Posseduto mentre se ne stava in ginocchio ad estrarla, a cavarla, a sradicarla con sudata testardaggine dal suo intimo. Senti subito che la parola gli esplode in mano. Da cosa lo percepisci? Non t'indottrina: ti racconta, t'avvolge, ti stupisce. Ti sorprende, ti anticipa, ti fa piangere. Vedi che non ha paura di mettersi a nudo, di testimoniarti la sofferenza di chi scavando viene scavato. Di chi cercando viene rapito. Di chi parlando viene zittito. Ma t'incanta perché la Parola è "come un pendaglio tra gli occhi". Cioè è stampata nel suo volto.
Il volto: l'unica Bibbia che i popoli leggono ancora! E' là che la gente cerca la Parola di Dio. Quanto schifo certe facce di predicatori spenti e appassiti, freddi e implacabili, calcolatori amministrativi e deficienti (de-ficere) conoscitori della Parola. La gente non scorge la passione, non avverte la fatica, non sa distinguere la spiegazione della Parola dalla lettura delle prescrizioni scritte nelle confezioni dei medicinali. La faccia non parla (anche se il colletto è perfettamente sistemato, il clergyman impreziosito da polsini d'oro, la testina inclinata e abitata da un farabutto misticismo calcolato). Ma gli occhi non parlano e il popolo brancola nelle tenebre. E' da lodare la capacità di raggelare l'uditorio che certi ministri possiedono. Per loro Giovanni Verga scrisse l'elogio funebre ancor prima che nascessero: "ma il Reverendo aveva altro in testa che perdere il tempo a leggere il breviario, e se ne rideva del rimprovero di Monsignore. Se il breviario era coperto di polvere, i suoi buoi erano lucenti, le pecore lanute, e i seminati alti come un uomo" (Il Reverendo, Novelle Rusticane, 1883).
Parlano. Ma non parlano. Perché non brillano!
Cioè la chiesa diventa il magazzino del quartiere, deposito ammuffito di parole spente. Di suoni zittiti. Non portandole più sulla strada, le navate diventano le stanze della sede del club uditori intimoriti. Con il curato come presidente e il vice-parroco amministratore delegato. Guai a testimoniarle fuori: rischieremmo il linciaggio! Quando Mosè, poverino, si raccomandò di tenerle a mente "quando sarai seduto in casa tua e quando camminerai per via".

Forse conosceva troppo bene il suo parroco!
Triste non averlo mai sentito dire: "Raccomando di non dimenticare la Parola di Dio in chiesa".
Commenti
vabbè basta con le iperboli, quando mi invitate a cena?
comunque se è solo il problema della chiesa chiusa ce ne sono sempre di aperte a tutti gli orari,
vai negli ospedali.
un caro saluto.
Che sia un grido d'aiuto, basta avere un cuore per capirlo: l'urlo di un ragazzo che chiede solo una cosa: "Parlatemi di Dio, per favore". Non ti preoccupare: qui l'abbiamo intercettato e sai che nel nostro cantiere basta un cenno del Datore per mettersi all'opera.
Imparare a camminare è un'impresa ardua,faticosa, esaltante: non ti demoralizzare. Immagino le critiche che ti saranno piovute: lasciare scivolare via con la superiorità di chi sa che chi opera alla luce non teme la luce. E nemmeno che le sue opere vengano svelate. Stasera, recitando il rosario, ho pregato per te e ti affido una frase che sento molto mia: "Cristo, pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza dalle cose che patì" (Eb 5). Nella sofferenza la purificazione del cuore: è incredibile.
In questi momenti immagino tu ti senta solo. Ma ricorda quella bellissima fotografia che scrisse A. de Saint-Exupery quando, parlando dell'uomo, ricordò che si è soli nel deserto. Ma si può essere molto più soli tra gli uomini.
Sei sicuro di essere tu il "solo"?
Nelle mie preghiere c'è un posto tutto speciale per te: non sei solo!
Un abbraccio
tuo don Marco
A volte sembra che sia più credibile chi, nell'ombra, distrugge di chi, con pazienza e voglia di imparare, prova a costruire, nella direzione di una crescita globale, anche se può costare fatica...
Io ho sempre nella mente una frase: "Li riconoscerete dai frutti".
I risultati non mentono.
Non è il consenso a dare la cifra della "giustezza", siamo noi che abbiamo il tarlo della (pseudo!)democrazia: la Verità ha una sola faccia e non ha la (cattiva) abitudine di salire sul carro del vincitore o di mascherarsi per farsi accettare.
La verità ha il gran difetto di essere sempre uguale a sé stessa, incapace di cambiare aspetto per rendersi "accettabile", "comoda", "non-compromettente"... per questo è difficile accettarla!
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