Il brano dal libro dei Proverbi segna una sorta di trait-d’union tra la Bibbia ed il sapere laico della Grecia classica, riuscendo, al contempo a congiungersi con la novità del Natale cristiano.
La Sapienza, infatti, può essere considerata come il Verbo giovanneo, che troviamo poi nel Vangelo. Dio, creatore del cielo e della terra, crea ogni cosa con Sapienza: ecco perché essa lo accompagna sin dal principio.
Eppure l’immagine che ne viene è ben lungi dall’immagine abituale che ne possiamo avere: associando la sapienza alla saggezza, ci viene da pensare ad un anziano. Nel brano, invece, è sottolineato che “giocava davanti a lui in ogni istante, giocava sul globo terrestre ” (Pr 8,30). L’immagine fa pensare a quei bambini, non più bebé, ormai in grado di sostenersi e stare seduti che il genitore, abitualmente, pone accanto a sé, su un tappeto, con qualche gioco, mentre egli lavora. Sentendo il papà o la mamma vicino, non ha paura e si lancia – eventualmente – in ardite esplorazioni; di tanto in tanto, alza lo sguardo, magari senza neppure emettere suoni, giusto per assicurarsi che il genitore sia sempre presente. E, intercettatone lo sguardo, riprende a fare la cosa più importante di tutte, per un bambino: giocare.
Tale è l’immagine suggerita dai Proverbi, quando si parla della Sapienza, che, contrastando, con le nostre abitudini, diventa così un invito a ricordarci che “la maturità dell’uomo significa aver ritrovato la serietà che da fanciulli si metteva nei giuochi”(Nietzsche). Alle volte, infatti, ci capita di scambiare la serietà con la seriosità e siamo convinti che avere una faccia poca allegra suggerisca al prossimo la nostra importanza e ci faccia rispettare. Non prenderci troppo sul serio è – piuttosto – il vero antidoto alla tristezza: imparare a ridere di noi stessi, come Dio che lascia giocare la Sapienza sul globo terrestre!
Sono tante le cose che un bambino (od un ragazzo) possono desiderare. Oggi, come ieri, si illuminano gli occhi, al descrivere le magnificenze per cui il desiderio si è accesso e le labbra si lanciano nella magnificazione del medesimo, tramite l’enumerazione di tutte le caratteristiche positive che lo riguardano. Oggi, come ieri, tutti desideriamo qualcosa. È normale che lo sia. Il desiderio fa parte dell’uomo e, spesso, è proprio il desiderio che ci mette in cammino e ci aiuta a migliorare noi stessi.
La differenza sta, però, nell’attesa.
Ricordo un esempio personale. Ricevetti, con sorpresa enorme, il libro “L’occhio del lupo” di Daniel Pennac, quand’ero ormai, da tempo, fuori quota (frequentavo le scuole superiori ed ero assidua frequentatrice di letture ben più impegnate, come i grandi romanzieri russi). Il motivo? Era stato messo in una “lista di desideri di Natale” di molti anni prima e, finiti gli altri desideri, quello era rimasto ancora inevaso. Beninteso, lo apprezzai molto, appunto perché, ormai, avevo persino dimenticato di averlo chiesto e davo per scontato che, se avessi davvero voluto quel libro, avrei dovuto acquistarlo con i miei soldi. Ho pensato a questo dettaglio quando, guardandomi in giro, vedo con che rapidità i desideri degli adolescenti diventano velocemente ordini su Amazon, anche al di là delle ricorrenze (Natale, compleanno). In un battibaleno, ricevono smartphone, smartwatch, casse bluetooth ed altri tecnologici, costosissimi oggetti, di cui, per altro, spesso hanno così scarsa cura che è necessario cambiarli con una frequenza impressionante.
L’uomo è sempre l’uomo: da sempre desidera. E - non facciamoci illusioni - spesso, sia poveri che ricchi, mettono al centro dei propri pensieri il possesso di oggetti. La differenza, che può rivelarsi molto pericolosa è un incredibile accorciamento dell’attesa. Una volta, ad esempio, la bici era un regalo ricercatissimo. Lo stesso, dicasi per altri oggetti, come l’orologio da polso che, specie per i maschietti, rappresentava una sorta di “giro di boa” di riconoscimento di un grado di maturità superiore (spesso era, ad esempio, l’obiettivo sotteso alla Comunione, quindi intorno ai 10 anni, un’età importante, nella crescita del ragazzo). Il desiderio si accompagnava, però, sempre ad una lunga ed estenuante attesa.
Abbiamo 253 visitatori e nessun utente online
Questo sito utilizza una licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
Riguardo ai contenuti pubblicati, consultare anche la pagina "Note importanti".
Il logo di "Sulla strada di Emmaus" è stato realizzato da Elettra Ferrigno