Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato
Memoriale _ pietre Giordano

Un segno

Noi uomini abbiamo bisogno dei segni. Necessità di “fare memoria” di ciò che tocca nel vivo. Non ci basta l’astrazione di un’idea. Forse vorremmo, perché ci pare piu adeguato piu maturo, piu elevato.

In realtà, però, non è il modo di operare di Dio. Ci ha creati lui, ci conosce bene: per questo, sa bene le nostre necessità, per poter imparare e ricordare.

Memoriale

«Quando un domani i vostri figli vi chiederanno che cosa significhino per voi queste pietre, risponderete loro: “Le acque del Giordano si divisero dinanzi all’arca dell’alleanza del Signore. Quando essa attraversò il Giordano, le acque del Giordano si divisero. Queste pietre dovranno essere un memoriale per gli Israeliti, per sempre”» (Gs 4, 6-7)

Un memoriale è un termine piu potente di quello che è un semplice ricordo. Un memoriale è un ricordo che vive e opera in chi lo compie. Non si tratta solo di ricordare. Si tratta di rendere presente.

Per farlo, ci vuole qualcosa di comcreto e di tangibile. Ecco allora le pietre, tratte dal fiume. Probabilmente, non sono differenti da comunissime pietre di fiume. Diventano diverse, per il significato attribuito loro. Ricirdano un evento, che diventa una tradizione, da tramandare di padre in figlio. Come quelle tradizioni, piccoli e grandi, legati alle nostre famiglie, che ci fanno sentire “a casa”, in qualunque luogo ci troviamo.

Il memoriale cattolico

Per noi cristiani, il memoriale, per antonomasia, è quello che ci lascia Cristo, nell’ultima cena. A ben pensarci, è un memoriale particolare. Tecnicamente, rappresenta la Passione di Cristo. Storicamente, però, l’ultima cena la precede: così, può essere consuderata anticipazione e prefigurazione di quanto avverrà sul Golgota. Insomma, un unicum nella storia. Perché, al contrario, ogni altra celebrazione eucaristica conseguente è a ripresentazione, incruenta sull’altare, del medesimo sacrificio di Cristo sulla Croce. Ogni volta, come la prima. Ogni volta, rinnovandone l’efficacia redentiva ed offrendoci quella grazia, che viene dall’amore divino (perché nessuno se me sentisse investito.

Una memoria aperta al futuro

Ricordare, però, non significa precludersi a ogni novità, escludendo chiunque non condivida tale memoria. Storicamente, il cristianesimo si sviluppa come una corrente dell’ebraismo. I primi cristiani sono giudei, a partire dal gruppo dei Dodici. Significa che hanno ascoltato sia le parole ei patriarchi, sia quelle di Cristo. Ma la chiamata è universale, perché “unico è il Dio che giustificherà i circoncisi in virtù della fede e gli incirconcisi per mezzo della fede”1, cosicché l’attesa è di una grande tavolata. Con patecchie sorprese.

Primi o ultimi?

«Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi» (Lc 13,30)

“… se i primi sono onesti!” scherzava sempre mio padre, quanfo sentiva pronunciare questo famoso passo evangelico, diventato aneddotico di una speranza indomita.

Nel vangelo di Luca, segue un’ammonizione volta a non dare per scontato che l’escatologia segua i nostro schemi. Perché noi guardiamo spesso con superficialità (ed è la stessa psicologia ad avvertirci quanto la nostra prima impressione influenzi le nostre, successive valutazioni), ma «Dio guarda il cuore»2 e ci vede nonostante.

Uno sguardo alternativo

Vede le potenzialità di Davide “fulvo e di bell’aspetto”3, lo vedo un re ‘secondo il proprio cuore’. Nonostante la giovane età e nonostante il suo curriculum non conteggi altro, a parte “apprendista pastore”, un mestiere – per altro – considerato impuro. Al contempo, però, è bene ricordare pure che l’elezione non evita che, corroso dallebbrezza del potere e arreso alla propria libido, arriva a commettere uno dei peccati piu vili che la Bibbia racconti, tanto che lui stesso, alla narrazione del profeta Natan4, considera il colpevole reo di morte. Perché non si tratta di banale adulterio, come ce ne sono stati e – forse – sempre ce ne saranno. Si tratta di premeditare il gesto, di utilizzare una strategia subdola, nel tentativo di irretire Uria e, sfiancato dalla sua morigeratezza, mandare incintro alla morte uno dei suoi più fedeli comandanti, per l’unico fine di possederne la moglie.

L’esodo di Cristo e di ciascuno

L’episodio evangelico si apre5 con una notazione geografica non indifferente: Gesù è in cammino, intento a predicare, rivolto verso la meta: Gerusalemme. Si chiude6, invece, con una connotazione di tipo non solo escatologico, ma anche assiologico, che richiama un ribaltamento della prospettiva. In Cristo, l’ultimo non è più ultimo. Perché Cristo si è fatto ultimo tra gli ultimi, disprezzato, rifiutato, reietto dagli uomini. Eppure, è proprio quella pietra7, che si stacca dal monte, ma non per mano d’uomo, distrugge il ferro e l’argilla, e s’ingrandisce fino a diventare un monte. Questo è il regno di cui ci parla Cristo. Un regno che pare sconfitto in partenza. Che è forte solo dell’amore di Dio e, con la forza della perseveranza, come un fiume carsico, si fa strada grazie al desiderio di cuori che anelano sinceramente alla Verità.


1 Rm 3,30
2 1Sam 16,7
3 1Sam 16,12
4 2 Sam 12, 1-14
5Lc 13, 22
6 Lc 13, 30
7Dn 2,34-36


Rif. letture festive ambrosiane, nella VII settimana dopo Pentecoste : Gs 4, 1-9; Rm 3, 29-31; Lc 13, 22-30

Per un approfondimento sull’Ultima Cena, di cui, nell’articolo, è presente solo un accenno, rimando a: J. RATZINGER, Eucaristia Cuore della chiesa, in Opera omnia – teologia della liturgia, volume 11, LEV, 2010, pp. 347-411

Fonte immagine: pxhere

Una risposta

  1. Dare amore significa ricevere amore subito anche solo da noi stessi nel momento in cui lo diamo! Diamo amore anche se non siamo certi di ricevere amore!

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