Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

boy 801504 1920

La vicenda del popolo d’Israele, che troviamo narrata nell’Antico Testamentio, è l’irruzione della libertà di Dio nella storia. È un popolo, come tanti altri. Non migliore, né peggiore, probabilmente. Ma su di lui ricade la scelta di Dio. È in base a questa scelta, unilaterale, di Dio, che diventerà il “primogenito tra molti popoli”.
E sarà proprio l’unilateralità di questa Alleanza la sua vera salvezza, perché se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso  (2Tm 2, 13): a fronti dei (ripetuti) allontanamenti, Dio non cambia la propria scelta e rimane fedele, attendendo il ritorno di quel “popolo dalla dura cervice”.

«Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte» (Deut 6,4-9).

Quando Mosé rivolge al popolo ebraico queste parole, esso ha da poco ricevuto le Tavole della Legge e l’esortazione è quindi quella di vivere quanto richiesta, nella quotidianità.
Da quest’esortazione, trae origine l’usanza, tutt’ora applicata dai buoni ebrei osservanti, di legarsi, sulla fronte e sul braccio, un pezzo di corda che regge piccoli contenitori al cui interno sono conservati tre rotolo in miniatura con le Parole della Bibbia. Questo brano, Insieme con altri due (Dt 11,13-21 e Nm 15,37-41), infatti , costituisce la preghiera sinagogale degli Ebrei fino ai nostri giorni.
Nel rito del matrimonio cristiano, i due sposi congiungono le destre, in segno di comunione d’intenti. Inoltre, da qualche decennio, ormai, gli innamorati hanno assunto l’usanza di legare lucchetti quale segno del proprio amore, con l’augurio che esso possa durare a lungo.
Forse, a fronte di questi esempi, ci risulta più familiare la simbologia dei legami, che, a tutt’oggi (e non certo in senso negativo) sono usati per indicare l’impegno e la serietà con cui ci si prende cura di una relazione e non per indicare il possesso di un altro essere umano, né tanto meno la sua schiavitù.
Legare è un gesto che serve per stringere insieme cose che sono tra loro diverse, come amore e memoria. La memoria, in amore, è fondamentale: Dio chiede al popolo d’Israele di rimanerGli fedele, perché l’ha amato per primo. E procede, instancabilmente, a rammentargli quanto ha fatto di concreto, per Lui, affinché possa prestare fede alle richieste (comandamenti). Finché non tocca la carne, finché non senti un po’ di fastidio, non stai amando davvero. L’amore interroga la libertà, appunto perché ti chiede anche di fare un passo indietro, se serve, rinnegando il tuo orgoglio, affinché esso possa avere più spazio per esprimersi.

L’amore non è mai – soltanto – un piacere. Più che un dolore, meglio definirlo come un fastidio, perché è qualcosa che non necessariamente provoca del dolore. A volte, molto semplicemente, scoccia. Come ascoltare gli ennesimi rimbrotti della mamma, prestare attenzione a un malato con l’Alzheimer che ormai non sa nemmeno più chi tu sia, guardare un povero negli occhi invece di “fare la carità” dall’alto in basso.
Proprio perché l’amore esige la libertà, San Paolo, nella lettera ai Galati, sottolinea come non si possa far dipendere l’amore unicamente dalla Legge. Non per contestare la Legge, ma perché, a fronte di un Dio che ti ama così tanto da morire per te, quale legge potrebbe mai stabilire un contraccambio proporzionato od adeguato?
Nel Vangelo di Matteo, del resto, Gesù stesso esplicita:

«“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,37-40).

Solo l’amore può compiere la Legge, perché oltrepassa ogni Legge. Probabilmente, sarebbe molto più difficile comprenderlo se il Verbo non si fosse fatto carne, dimostrando, con i fatti, cosa sia un amore, paziente, fedele e totale, testimoniando come l’invito ad un amore simile non fosse una chimera, ma il sogno di Dio sull’uomo.


(Rif:letture festive ambrosiane V domenica dopo il martirio di San Giovanni Battista)

Fonte fotografica: Dekel Tours

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