Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

 Franco Battiato morte

Il 18 maggio 2021, dopo una lunga malattia, è morto Franco Battiato, per molti “il maestro”, per altri un cantautore troppo sofisticato e difficile da comprendere, tanto da far sembrare assurdi alcuni suoi brani. Forse, il fatto che Battiato sia stato un artista per pochi, salvo le rare occasioni in cui certe sue canzoni sono state riadattate e trasformate in tormentoni estivi (a titolo di esempio, si pensi al remix di Centro di gravità permanente di Gabry Ponte o Voglio vederti danzare rimaneggiato da Prezioso e Marvin), è dovuto al fatto che, per l’artista di Milo, la musica non era un semplice espediente artistico, ma una sincera ricerca spirituale, intensificatasi sempre più nel corso degli anni.
La musica di Battiato è infarcita di elementi rinvenibili nelle diverse esperienze religiose. La sua indagine, infatti, non è inquadrabile in nessuna tradizione particolare, nemmeno in quella cristiana; eppure è evidente, quasi palpabile, il desiderio di coniugare la sperimentazione e l’opera d’arte con la spiritualità più profonda.

Anche in brani apparentemente “leggeri”, come i due citati sopra, si celano riferimenti alle varie tradizioni religiose. Il centro di gravità permanente, per esempio, si rifà agli studi del filosofo e mistico armeno Georges Ivanovič Gurdjieff e quando, nello stesso brano, parla dei gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori della dinastia dei Ming, di altri non vuole parlare se non di Matteo Ricci, che, verso la fine del 1500 diede un forte impulso all’evangelizzazione della Cina. Così in Voglio vederti danzare, citando i dervisches tourners, rimanda alla corrente mistica islamica dei dervisci, i quali raggiungono stati di estasi roteando su se stessi.
Proprio all’Islam, Battiato era particolarmente legato, soprattutto per quanto riguarda l’altra corrente mistica, quella maggioritaria, del sufismo, con i suoi numerosi maestri, tra i quali spicca, almeno per il successo che ha avuto in occidente, Rumi. Se prendiamo E ti vengo a cercare, uno dei brani più limpidi sulla ricerca spirituale di Battiato, possiamo rintracciare nel verso Cercare l’Uno al di sopra del Bene e del Male un fondamentale non solo del sufismo, ma dell’islam tout court, ovvero che Dio è Uno e non è pensabile, né ammissibile, nessun compromesso in tal senso, come invece accade nel monoteismo trinitario proprio del cristianesimo.

Battiato attinge alle varie religioni, se vogliamo anche in maniera sincretistica, ma, comunque, sincera, arrivando a tracciare un cammino che è mosso da un profondo desiderio di giungere alla verità.

Numerosi sono i testi in cui rimanda all’idea di reincarnazione, come in Testamento quando afferma che “Cristo nei Vangeli parla di reincarnazione” o, ulteriormente, in Torneremo ancora,Molte sono le vie/ Ma una sola/ Quella che conduce alla verità/ Finché non saremo liberi/ Torneremo ancora/ Ancora e ancora”, versi che, inevitabilmente, rimandano all’idea di rinascita tipica alle religioni orientali, per le quali, finché non si trova “la via”, quella dell’illuminazione, si è destinati a rinascere, a tornare ancora, appunto .

Queste, però, non sono semplici dimostrazioni della cultura vastissima che Battiato possedeva, ma una sorta d’invito a mettersi alla ricerca dell’Uno, della via, della luce.
Nelle sue composizioni, Battiato non è mai troppo esplicito nel riferirsi ad una divinità personale, eppure, ci sembra che alcuni suoi testi siano il frutto di una relazione sorprendente con Dio, tantoché, per certi versi, pare di star ascoltano non solo un brano, ma una preghiera sincera.

L’ombra della luce, in cui sostiene che tutto ciò che vi è di bello e buono in questa vita, non è altro che l’ombra, appena l’ombra, del fulgore divino, della sua immensa bontà e bellezza, possiede i tratti dei salmi, con quell’invocazione iniziale difendimi e quella supplica, ripetuta più volte, e non abbandonarmi mai /Non mi abbandonare mai, in cui si coglie un bisogno struggente di non essere lasciati soli da Dio, mai.
Secondo alcuni, invece, La cura, forse la sua canzone più famosa, sarebbe una preghiera al contrario, dove non è l’uomo a rivolgersi a Dio, ma quest’ultimo alla sua creatura, al suo amato: e guarirai da tutte le malattie / perché sei un essere speciale /ed io, avrò cura di te.
Mentre in E ti vengo a cercare, che si presta a diverse interpretazioni, è racchiuso, forse, il significato e il cammino artistico di Franco Battiato, che si mette in ricerca: Perché sto bene con te / Perché ho bisogno della tua presenza.

Questi sono solamente dei cenni alla produzione dell’artista siciliano, che merita di essere recuperato e riscoperto, proprio per questa sua ricerca spirituale figlia del XX secolo, da cui si coglie che, nell’epoca della secolarizzazione e del post-moderno, forse sarà morta un’immagine di Dio, ma la ricerca, questo desiderio profondo di Lui, rimane insopprimibile.


Fonte immagine: Università di Catania

Alberto Trevellin (Padova 1988), laureato in scienze religiose prima a Padova, poi a Venezia, è insegnante di religione. Sostiene che i bambini salveranno il mondo e che senza di essi non potrebbe vivere. La mattina, quando si sveglia, guarda verso il monte Grappa, per il quale ha un amore smisurato. Ama camminare tra le alte cime delle Dolomiti, correre in mezzo ai boschi, andare per sentieri sconosciuti. È sposato con una donna che crede affidatagli da Dio e ha due bambine bellissime quanto vispe.

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