Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

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Dopo le prime settimane di scuola, ad ogni consiglio di classe viene chiesto di redigere una presentazione delle classi che gli sono affidate. La descrizione di un sistema. Come, però, noi professori osserviamo tale sistema? Cosa guardiamo? Sono un insieme di individui che desideriamo raggiungano dei risultati, magari in termini di prestazioni Invalsi, di Rav, di voti?
Oppure la nostra osservazione tiene in considerazione anche altri elementi? Chi fa fatica, chi non rimane al passo, chi arranca, che ruolo ha? È una zavorra, uno scarto o è una risorsa? Riusciamo ad avere una visione più ampia, circolare, in cui ciascun alunno fa parte e si sente parte di tale comunità-classe? Le singole discipline curricolari possono diventare occasione per innescare ragionamenti, osservazioni e migliorie a questo sistema? O tali visioni ci costano troppo impegno in termini di attenzioni, tempo ed energie? Il nostro sguardo usa come modello di riferimento un sistema economico lineare o circolare? Riflessioni che mi sono risuonate dentro in modo molto provocante dopo una normale e quotidiana lezione di geografia.
In una classe terza, in una scuola secondaria di primo grado, parlando, appunto, di economia circolare in geografia, abbiamo guardato uno spezzone di una trasmissione televisiva in cui veniva spiegato ed esaltato un esempio virtuoso di come tale processo economico sia stata applicato in un’azienda nel Sud Italia. Un modello che oggi viene addirittura esportato e copiato in alcune parti del mondo. Il proprietario dell’azienda, nel servizio, asseriva con ferma convinzione che “il vero business è quando crei ricchezza e tutti stanno bene”, che “la vera economia è quando tutti ci guadagnano […] se no è sfruttamento” e, infine, che la carta vincente “non è più una logica di singola azienda ma di sistema”. Inclusività e cooperazione in una logica per cui lo scarto non va buttato, ma diventa risorsa per produrre nuova energia e far ripartire il processo. In netto contrasto con la logica a cui siamo stati abituati fino ad oggi. Non solo la vittoria del singolo, ma la vittoria di tutti. È possibile che anche l’economia stia stravolgendo la visione lineare, consumistica e sfruttatrice perseguita finora, e che, invece, stia urlando una richiesta di cambiamento?
Se anche il sistema economico comincia a parlare di inclusività, di riduzione se non eliminazione dello sfruttamento o degli sprechi, forse il mondo è pronto per una nuova visione. Forse, allora, anche le nostre classi, non possono più essere guardate semplicemente in modo lineare, produttivo, prestante ed efficiente. Non è più possibile accantonare chi fa fatica, chi non riesce, che rallenta il ritmo o chi addirittura lo ostacola. I nostri alunni necessitano di uno sguardo circolare, inclusivo, in cui tutti ci guadagnino e nessuno venga sfruttato o scartato.

 

È la logica che la comunicazione moderna oggi definisce win-win. Io vinco, tu vinci. Riesco a riprodurre tale sistema, affinché i miei alunni si sentano protagonisti consapevoli e coscienti, coadiuvanti nel creare un clima di comunione in cui non si azzeri la diversità, ma dove essa stessa diventi fonte di energia? Un sistema in cui tutto di tutti diventi prezioso, utilizzabile, ri-utilizzabile e senza più scarti?
In una logica di questo genere, la paura viene debellata, nessuno si percepisce problema, nessuno ostacola se stesso o gli altri rallentando o addirittura bloccando il proprio o altrui sviluppo, ma tutti si sentono parte attiva e chiamati in causa per contribuire a migliorare la propria azienda. Io vinco, tutti vinciamo.


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