Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

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Prima o poi, arriva per tutti, quel momento. Il più temuto, ma – anche – il più atteso. Con trepidazione, ma anche un po’ di paura.
Quello in cui il dolce pargolo si trasforma da dr. Jekyll in Mr. Hyde. Il paffuto, affettuoso, accondiscendente infante diventa una macchina di «no», in costante opposizione a qualunque nostra idea o congettura, tanto che ci domandiamo se tale contrapposizione sia realmente ideologica, oppure dettata unicamente dal gusto di andare “contro”, giusto per vedere la reazione ottenuta.
Quello in cui ogni idea, persino la più balzana, trova diritto di cittadinanza, nella sua testa.

Sì, sto parlando dell’adolescenza, naturalmente.

L’adolescenza ci rivela, in tutta la sua potenza, la profondità alterità di un figlio che, fino a quel momento, ci eravamo illusi di conoscere e – persino – di poter plasmare sulla base delle nostre aspettative, magari – seppur inconsciamente

Ci attaccano, ci contrastano, ci fanno disperare, ci precedono, ci anticipano, ci tengono svegli la notte in attesa del loro ritorno, ci mentono, ci evitano, ci aggirano, ci dribblano, tentano di “fregarci”. Ma anche: ci amano, ci sorprendono, ci aiutano, ci rincorrono, cercano disperatamente la nostra approvazione ed il nostro affetto, si ricordano di ogni nostro sbaglio, come di ogni nostra attenzione. Alla costante ricerca della propria libertà, nella perpetua costruzione della propria identità.
Perché ogni loro ribellione nasconde una ricerca. Ogni loro menzogna, un tentativo di verità. Ogni loro cazzata, un approccio intuitivo e sperimentale alla realtà.
Niente è per caso. Ma l’insieme diventa – inevitabilmente – esplosivo.

Quando, poi, siamo in presenza di una certificazione AA (Adolescente adottato), puoi stare certo che l’esplosione sarà – se possibile – doppia. Se, fino ad un certo punto, il minore entrato nella nuova famiglia ha potuto creare l’illusione che “in fondo, non cambia nulla”, l’adolescenza è il periodo in cui si acquisisce, come famiglia, consapevolezza del contrario. L’adolescenza fa emergere anche le problematiche in precedenza represse: la ricerca d’identità è – se possibile – più intensa, la costruzione del sé più impegnativa, la necessità di distinguersi dagli altri, ricevendone però accompagnamento, accoglienza e sostegno, ancora più forte. Tutto ciò comporta un’amplificazione di tutti i processi in atto abitualmente negli adolescenti, rendendo indubbiamente faticoso ed impegnativo stare accanto ai ragazzi, in particolare in questo momento della loro crescita, in cui vorrebbero quasi eliminarti fisicamente, nella ricerca della propria indipendenza, ma – al contempo – si rendono conto della propria immaturità e ricerca ancora la tua presenza.

In realtà, adozione o meno, l’adolescenza è – intrinsecamente – un periodo preziosissimo non solo per i ragazzi, ma anche per tutti gli educatori, che si trovano a toccare con mano la più scottante delle realtà: hanno tra le mani la viva carne di esseri umani che sono dati loro “in prestito”, affidati alle loro cure affinché li e-duchino, traggano cioè da loro e li aiutino a sviluppare il meglio di ciò che è già insito in loro in potenza e richiede d’essere innaffiato con fiducia, abnegazione, impegno e – sempre – una dose abbondantissima di pazienza, affinché fioriscano in tutto il loro splendore.


Fonte immagine: Pexels

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