Ha la passione dell'imprevisto. È un Dio in agguato

È assurdo e paradossale quando capita di vedere tifosi di una squadra fare il tifo per un’altra, solo per un secondo fine (sostenere una squadra X abitualmente, ma tifare una squadra Y, solo perché, nell’incontro con la squadra Z, una vittoria di Y favorirebbe la squadra originaria, cioè X). Troppo complicato? Non per un tifoso incallito, capace di impegnarsi in complicate congetture più di quanto potrebbe mai fare il migliore dei commercialisti!
Ancora più triste, del resto, è il tifo “contro” bello e buono, per partito preso, quello che caratterizza le metropoli, per intenderci. Non basta che la mia squadra vinca, per una piena gioia. Ho bisogno che anche l’eterna rivale perda. Se possibile, ignominiosamente.
Anche se fatichiamo ad ammetterlo, alle volte, sotto sotto, tutti sappiamo perfettamente che questo è un comportamento antisportivo, che uccide lo sport quanto il doping. È una sorta di “doping del tifo”, in cui a mancare è il rispetto per l’avversario d le sue prestazioni, non considerando il fatto che sminuire l’avversario significa – sempre! – implicitamente, sminuire anche se stessi, insieme coi propri successi.
Non meno grave, anzi, se possibile ancora di più, in vista di un fine ultimo in una prospettiva più ampia – e, almeno originariamente, di più largo respiro – è quando un comportamento di questo tipo avviene in politica.

Football trip
Del resto, è ormai chiaro che la democrazia, o quel che resta di un’utopia forse troppo intrisa d’ideologia, è in grave crisi: i governi fantoccio si sprecano, per non parlare di quelli attualmente al potere, senza essere stati eletti (senza andare lontano, sto parlando dell’Italia: le ultime elezioni politiche risalgono al 2013, a cui sono seguiti 3 governi non eletti dal popolo italiano).
In Francia, si è attuata una manovra sostanzialmente antidemocratica, allo scopo, per altro palesemente ammesso di voler “sabotare” il risultato finale dei ballottaggi, dopo un primo turno positivo per il partito di Le Pen. Per tornare al paragone sportivo, sarebbe come se tutti i corridori di una gara di atletica si coalizzassero per intralciare la gara di uno: ciò è assolutamente possibile, se gli atleti sono sufficientemente bravi; basta che si tirino la volata a vicenda, lasciando la “vittima” quale unico concorrente che si basi sulle sole proprie forze. Essendo l’unico a non aver sfruttato la scia di un consenziente collega, è chiaro che il risultato finale ne sarà influenzato in negativo, fino (in certi casi) ad essere determinante per l’inclusione o l’esclusione dalla fase finale.
Ben analizza, del resto, Paolo Mieli, del Corriere: «Forse non è stato saggio da parte dei socialisti francesi evocare contro il partito della Le Pen schemi da fronte antifascista e scomodare addirittura il rischio di «guerra civile». Quando una formazione politica raggiunge le dimensioni del Front National, il buon senso dovrebbe imporre di continuare sì a contrapporsi politicamente senza tentennamenti ma anche di non ostinarsi a contrastarlo appellandosi all’emergenza repubblicana».
Non si può del resto passare sotto silenzio la Grecia di Tsipras ed il suo dietrofront rispetto al programma elettorale, una volta eletto al governo e costretto dai fatti a scontrarsi con poteri esterni a quelli del suo stato. Che, tradotto, significa che ci sono poteri in grado di mettere in discussione la sovranità nazionale, nonostante il diritto internazionale non dovrebbe autorizzarlo.
Al contempo, in Arabia Saudita, sono state elette le prime donne. Un risultato storico, considerato che si trattava della prima votazione aperta alle donne sia come elettorato attivo che passivo.
Forse, ad una lettura più superficiale, verrà quasi da pensare che, a fronte di un timido miglioramento della libertà nei confronti delle donne nei paesi islamici, si stia, paradossalmente, contrapponendo l’incapacità della politica europea di far fronte alle sfide attuali.
Del resto, poi, qui in Italia, voltagabbana per eccellenza, forse per tara ereditaria (nati da una costola del regno più voltagabbana della storia recente, come quello dei Savoia, che altro aspettarsi?), non ci possiamo certo spacciare per paladini dell’integrità morale, in particolar modo politica.
Ma non si può continuamente evitare le domande, in virtù di ciò. La questione è seria. E se davvero crediamo o abbiamo mai creduto nella democrazia, quale strategia di civile convivenza tra le persone, ce la dobbiamo assolutamente porre. Possiamo affidarci ad essa quale strumento di governo? È possibile che possa essere la democrazia l’unica risposta possibile, anche nel suo significato deteriore?
È innegabile, infatti, che costituire ogni autorità sulla democrazia popolare fino al risultato che assurga quasi ad idolo della maggioranza, quale ipoteca conclusiva ed esaustiva, capace di rivelare la Verità assoluta e definitiva su ogni cosa. Ciò non è spesso ammesso, ma è sostanzialmente considerato, almeno tacitamente, quale l’inevitabile conseguenza della forza della maggioranza, che ha – dalla propria – unicamente il numero e non – necessariamente – la forza della ragione, della logica o l’inoppugnabilità delle sue affermazioni.
Le domande che rimangono a farci compagnia sono domande piuttosto sostanziali, cioè se la politica sia (oppure no) effettivamente in grado di far fronte ai problemi del paese reale. O, quanto meno, se la tanta agognata democrazia sia davvero una garanzia da ricercare a tutti i costi e lo strumento più consono per arrivare ad un risultato di concordia pacifica ed operosa, in cui poter vivere in serenità e lavorare per il proprio e l’altrui bene.
No, nonostante l’atteggiamento oppositivo non sposo una prospettiva distruttiva assoluta. Sogno un’anarchia proficua e costruttiva, un risveglio della coscienza individuale nella consapevolezza che l’apparato statale, in sé, è una forma obsoleta di controllo delle persone che, probabilmente non è mai stato e quasi sicuramente non è in grado di rispondere alle effettive esigenze della popolazione.
Credo nella potenza della preparazione culturale dei cittadini, della formazione delle coscienze, dell’educazione al bello ed al vero. Credo nella forza che può avere la libertà esercitata da persone libere e consapevoli. Credo che un esercito di uomini dotati di senso critico ed un plotone di teste pensanti sia molto più temibile di un gregge di pecoroni belanti al pensiero dominante ed incapace di distaccarsi dalla massa, entro cui si sente al sicuro.
Libertà: parola fraintesa, vituperata, vilipesa ed annichilita. È propugnata, propagandata e urlata, ma non è veramente applicata: la libertà continua ad essere la più grande paura di chi la conosce ed il più grande desiderio di chi si accorge di non averla, nonostante sia affermato l’opposto.
Di fronte a ciò c’è una grande contraddizione tuttora in atto, perché proprio quegli organismi politici-sociali e quei mezzi di comunicazione di bassi che la reclamano a gran voce, sono i primi a comprometterla, vincolarla, inquinarla, nella pratica effettiva.
L’utopia di una simile possibilità (cittadini liberi e responsabili, svincolati il più possibile da una forza statale che si è sempre rivelata, nella storia, oppressiva e vincolata, incapace di dare propulsione e nuova linfa all’economia, capace più volentieri di esserne freno costante) non è intrinseca, ma estrinseca: chi comanda non ha mai voluto e non vuole soprattutto ora, la libertà.
Preferisce anestetizzare il senso critico in una bagnarola di mass media sapientemente pilotati all’unico scopo di atrofizzare la libertà di pensiero tramite la rinuncia all’utilizzo del cervello.
Se ottenessimo teste pensanti invece di ottusi alienati, non ci sarebbe alcun bisogno che siano comandati acriticamente dall’alto. Una coscienza ben formata dovrebbe naturalmente tendere a ciò che è giusto. E un insieme di uomini che tendono, insieme, alla giustizia, non è forse quello degli “uomini di buona volontà” già auspicati nella Bibbia, destinatari delle encicliche ed a cui va portato quello stesso annuncio degli Angeli: Dio è con noi, condivide la nostra umanità perché anche noi possiamo vederci gli uni gli altri, ogni giorno, attraverso i Suoi occhi di misericordia, diventando così capaci anche noi di quella tenerezza, senza la quale nessuna convivenza potrà mai essere serena e durevole.


Ulteriori fonti:

La Repubblica: riassunto visivo delle elezioni regionali francesi

La Stampa: svolta in Arabia Saudita

Il Corriere: l’errore del fronte anti Le Pen (Paolo Mieli)

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