Chiesa, Aleppo- Siria

L’Ascensione apre al tempo della maturità: la Chiesa, chiamata ad essere Corpo di Cristo, assapora e prende consapevolezza dell’altezza della propria chiamata (con gradualità, incertezze, dissapori, ma anche con il sangue della testimonianza cruenta, oggi come ieri). Nel rito ambrosiano, questa solennità ha mantenuto l’antico calendario, per rispecchiare il corretto computo dei 40 giorni seguenti alla Pasqua, nonostante, per motivi pastorali, è consentito alle parrocchie posticipare la celebrazione alla domenica, per favorire la partecipazione dei fedeli.

Nel segno del sangue

Nel segno del sangue. Così nasce il cristianesimo.
Con Cristo, che muore in croce. Con Stefano, che muore, sotto le pietre gettategli addosso, lapidato. E, a breve distanza, seguono gli altri. Martiri divorati dalle bestie, uccisi per la fede, torturati fino alla morte. Un lunghissimo elenco, di cui una piccola parte è confluita nel Canone Romano della Messa.
È truculento pensarci? Forse, ma, anzitutto, realistico: il cristianesimo nasce nel segno del sangue, della violenza, del sopruso, della sopraffazione, dell’ingiustizia. Perché nasce, anzitutto, ai piedi della Crocifisso, con Giovanni e le donne. Di quel Crocifisso, che però, risorgerà, mostrando di saper percorrere, nelle due direzioni la via che passa dalla morte.

Pienezza e compimento

«Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi» e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose». (Ef 1, 23)

In Cristo, la speranza ha preso forma. Nella Chiesa, suo corpo, mantiene concretezza e storicità. La Chiesa è Cristo nella storia: non solo lo rappresenta, ma lo attualizza e lo concretizza, nel suo essere in dialogo con il mondo, nel tempo e nello spazio. La Chiesa continua a fare, oggi, quel che Cristo ha sempre fatto. Non ci sono novità, pur nel continuo dialogo con il mondo, iniziato due millenni orsono e, nonostante tutto, mai interrotto, pur tra diverse incomprensioni ed alterne vicende intercorse, nel tempo.

L’unità, a immagine della Trinità

«Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,20)

La Chiesa può comprendersi, solo specchiandosi nella Trinità, poiché è in essa che è chiamata ad entrare, nell’abbraccio eternamente  promesso ed anticipato nell’oggi dell’attualità della Chiesa. Se dovessimo cercare un attestato di nascita, probabilmente, dovremmo dire nell’ultima cena. Ma è con l’Ascensione che inizia la consapevolezza di sé. Che, a immagine della Trinità, da subito ha rappresentato un’unità che armonizza le differenza. Perché è dalle chiese, legate agli apostoli, con diverse tradizioni liturgiche e culturali,  che ha preso forma l’unica Chiesa di Cristo, chiamata a ricalcare i suoi passi, nella storia.

Ancora in cammino

Ancora oggi, così come ai primordi, la testimonianza può richiedere il sangue (così accade, ancora oggi in molti paesi, in particolare afrucani come appare molto chiaramente da questi dati sulla persecuzione dei cristiani del mondo, in epica recente. Più, spesso, però, la richiesta è il martirio lento (anche se fisicamente indolore, mai psicologicamente neutro) dello scherno, dei risolini alle spalle.

Le sfide di oggi

È innegabile,  infatti, come ricorda Leone XIV, che «anche oggi non siano pochi i contesti in cui la fede cristiana sia ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere». Li identifica infatti come «ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito».  «Eppure» aggiunge il pontefice, nella sua analisi «proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione, perché la mancanza di fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco»[1].

Una Chiesa, per il mondo

La tentazione più grande, di fronte alle sfide di oggi, compreso un crescente ‘analfabetismo funzionale religioso’ (per  il quale  si rivela urgente ed opportuna una nuova evangelizzazione della vecchia Europa, ormai immemore delle proprie radici cristiane), è quella di avvicinare la Chiesa al mondo e alle sue ideologie. Al contrario, proprio perché è da esse avvelenato, l’uomo cerca affannosamente di respirare, ma non riesce, finché nessuno ha il coraggio di rendere espliciti il suo anelito più profondo. Come s. Agostino, che sospira: “Tardi ti Akai, Bellezza tanto antica, eppure sempre nuova!”[2], così l’uomo di oggi ricerca, disperato l’unica Bellezza che possa dissetarlo. Per questo motivo, al contrario di quanto potrebbe suggerire il pensiero più immediato, non è di una chiesa più umana che il mondo ha bisogno, ma al contrario, di una chiesa più divina, come ci ricordava il cardinale Ratzinger, già nel 1990:

«Non è di una Chiesa più umana che abbiamo bisogno, bensì di una Chiesa più divina; solo allora essa sarà anche veramente umana. E per questo tutto ciò che è fatto dall’uomo, all’interno della Chiesa, deve riconoscersi nel suo puro carattere di servizio e ritrarsi davanti a ciò che più conta e che è l’essenziale. La libertà, che noi ci aspettiamo con ragione dalla Chiesa e nella Chiesa non si realizza per il fatto che noi introduciamo in essa il principio della maggioranza. Essa non dipende dal fatto che la maggioranza più ampia possibile prevalga sulla minoranza più esigua possibile. Essa dipende invece dal fatto che nessuno può imporre il suo proprio volere agli altri, bensì tutti si riconoscono legati alla parola e alla volontà dell’Unico, che è il nostro Signore e la nostra libertà»[3]

Nel sangue, la testimonianza più forte. Di cui non deve però mancare la chiarezza neppure qualora il sangue non sia richiesto.


Rif. Letture festive ambrosiane, nella domenica dopo l’Ascensione


Fonte immagine: chiesa danneggiata in Siria, Il Giornale dell’architettura


[1] LEONE XIV, 9 maggio 2025, Missa pro ecclesia

[2]  AUG., Confessioni, 10,27,38

[3] J. RATZINGER, Conferenza tenuta al Meeting di Rimini il 1° settembre 1990 sul tema: la Chiesa, “Una compagnia sempre riformanda”

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